Negli archivi del Vigilianum

I ragazzi hanno schedato il carteggio dei sacerdoti che durante la prima guerra mondiale accompagnarono gli esuli. Pensando ai migranti di oggi…

“Prima di calarci in questo progetto dobbiamo dire che poco sapevamo della realtà dei profughi trentini sradicati dai loro paesi e mandati in Boemia e Moravia, ma anche da altre parti, quando l’Italia entrò in guerra contro l’Austria-Ungheria, nel corso del 1915”. Parola più parola meno è la riflessione che un decina di ragazzi del quarto e quinto anno dell’Istituto Arcivescovile e del Liceo Prati di Trento ha offerto ai propri compagni di classe e di scuola nel corso di un pomeriggio di “restituzione” – introdotto da Renzo Fracalossi, autore e drammaturgo che a quegli anni ha dedicato diversi testi e che ha tratteggiato una panoramica generale sulla Prima guerra mondiale – al termine di un percorso di formazione estivo (alternanza scuola-lavoro) di un paio di settimane tra le carte del Vigilianum, il polo culturale diocesano di via Endrici.

Ed è una riflessione significativa, specchio di una condizione dell’insegnamento della storia, in particolar modo contemporanea, e quindi più vicina a noi, che dentro l’istituzione scolastica superiore trova difficoltà ad esprimersi, compressa com’è in poche ore e, spesso e volentieri, lasciata all’iniziativa di alcuni seppur ottimi insegnanti. Come Luisa Mezzena dell’Arcivescovile e Laura Rubagotti del Prati che, richiesta una collaborazione alla vice direttrice dell’Archivio Diocesano Katia Pizzini, hanno introdotto i ragazzi tra le stanze del Polo per il progetto di tirocinio “Un archivio da scoprire. Gli studenti raccontano l’esperienza dei profughi trentini (1915-1919)”. Guidati dagli archivisti Renato Giacomelli e Claudio Andreolli, gli studenti hanno preso tra le mani il Fondo profughi composto da 288 fascicoli contenente lettere, cartoline, relazioni e richieste dei tanti sacerdoti che accompagnarono le migliaia di trentini che, dalla sera alla mattina, lasciarono le loro case nel maggio del 1915 su ordine perentorio delle autorità austriache. Il Trentino era ormai linea del fronte, i civili sarebbero stati d’impaccio e magari avrebbero solidarizzato con il nemico italiano di cui parlavano la stessa lingua pur essendo sudditi dell’Impero. Partirono in oltre 70mila. Successivamente, altri 30mila vennero portati in Italia all’avanzare dell’esercito Regio. Di tutti quei fascicoli, i ragazzi ne hanno analizzati 21 per un totale di 600 documenti originali. Hanno compilato schede, stilato resoconti, elaborato una banca dati e disegnato una mappa delle località meta dei trentini di cui si scrive nelle missive dei sacerdoti spedite a don Germano Dalpiaz, delegato vescovile per i profughi.

Un lavoro che andrà a far parte del patrimonio archivistico del Vigilianum ma, soprattutto, del bagaglio culturale e umano dei partecipanti al progetto. Perché prendere in mano una lettera che descrive le condizioni difficili in cui a migliaia erano costretti a vivere in quei tempi difficili oppure leggere di quanto il viaggio sia stato lungo e scomodo, faticoso e triste, forse aiuta a capire che quello che siamo oggi non nasce da un passato indistinto ma da una storia, anzi, da tante storie sulle quali non è atteggiamento insignificante riflettere e fare memoria.

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