“Una legge per la missione sociale dell’agricoltura”

Può esistere un modo per fare andare a braccetto l’attività agricola con quella sociale? Una pratica capace di fondere le esigenze del mercato e i servizi a sostegno di disabili e di persone svantaggiate?

Mira a questo obiettivo il disegno di legge in materia di agricoltura sociale di cui il consigliere provinciale Alessio Manica (Partito Democratico), è primo firmatario. La proposta, che risale al 2014, è stata sottoscritta da sei consiglieri appartenenti a tre gruppi consiliari di maggioranza (Maestri, Passamani, Avanzo, Zeni, Civico e Plotegher) e consentirà di recepire e adattare al Trentino la legge nazionale in vigore dal settembre 2015.

“C’era la necessità di regolamentare e potenziare un settore nella nostra provincia ancora poco esplorato – ci spiega Manica – in un contesto storico di crescente domanda ed interesse sia da parte delle cooperative sociali e altre organizzazioni sia dal mondo delle imprese agricole”.

In Italia le prime esperienze di Agricoltura sociale sono sorte già negli anni ‘70 del secolo scorso. “Pratiche che sono cresciute negli anni dimostrando come la produzione agricola – aggiunge – possa coniugare con efficienza l’inclusione sociale, promuovendo modelli di impresa e di sviluppo locale sostenibili dal punto di vista economico, sociale e, spesso, ambientale”.

Il disegno di legge, suddiviso in sei articoli, punta dunque ad incentivare l’agricoltura sociale per un duplice risultato: garantire competitività alle imprese e un welfare più efficace e meno dispendioso per l’ente pubblico. “Punta a spingere le imprese agricole – sottolinea ancora Manica – verso una diversificazione produttiva affiancando alla loro attività lo sviluppo di percorsi riabilitativi e di reinserimento lavorativo e sociale di persone disabili, disoccupate di lungo periodo e a rischio di marginalità. E’ un ruolo che storicamente connota la tradizione rurale.” Lo spettro delle attività sociali da definire è molto ampio:dall’accoglienza di bambini in agri-asilo e agri-nido ai soggiorni per persone con difficoltà motorie e psichiche fino a iniziative educative, assistenziali e formative. Non manca il riferimento alle fattorie didattiche e sociali, per le quali si attende il regolamento attuativo della “legge Lozzer” (il provvedimento del consigliere autonomista già varato nel gennaio 2015).  

“Saranno messe in rete – precisa – per coordinarne l’attività, sviluppare la formazione di chi vi opera e la promozione dei prodotti, avranno anche uno specifico marchio. L’auspicio poi è che le stesse cooperative sociali si aprano alle professionalità agricole esistenti in Trentino che spesso, se manca la proprietà della terra, sono in cerca di occupazione.

L’articolo 5 prevede inoltre alcune misure di sostegno pubbliche. “Si impegna la Provincia ad agevolare la concessione di beni pubblici e dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata – esemplifica Manica – si prevedono punteggi aggiuntivi nel caso di gare d’appalto sull’acquisto di beni agricoli, spazi riservati nei mercati settimanali e incontri formativi”. Sul fronte delle risorse anche l'agricoltura sociale può accedere al finanziamento del nuovo Piano di sviluppo rurale al pari delle altre realtà agricole.

La scorsa settimana si sono concluse le previste audizioni con i rappresentanti di Coldiretti, dell’Associazione agriturismo e della Confederazione italiana agricoltori di Trento. “Il percorso è lungo, mancano da definire i criteri dell’accreditamento delle strutture rispetto ai servizi sociali. Torneremo in Commissione con gli emendamenti ed eventuali correzioni del testo originario in primavera – conclude Manica – dopo un ‘approfondita analisi della normativa nazionale”.

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