Anterivo, il “caffè” di montagna

Dai semi tostati di lupino si prepara una bevanda molto amara che non assomiglia né al caffè fatto con la moka, né al tè

La prima volta che sentii parlare del caffè di Anterivo, circa una decina di anni fa, la mia immaginazione volò lontano e per qualche istante la fantasia mi fece associare questo nome a qualche profumata miscela colombiana, o a un'esotica e verdissima coltivazione dell'Ecuador.

In realtà Anterivo – in lingua tedesca Altrei – è un piccolo borgo di 400 abitanti in provincia di Bolzano, affacciato sulla Val di Cembra e sulla catena del Lagorai, poco lontano dal lago di Stramentizzo. È proprio qui che su pittoreschi campi terrazzati si tramanda di generazione in generazione una coltivazione molto particolare: quella del lupino peloso.

Dai semi di questa pianta raccolti a mano e sapientemente tostati si ricava un succedaneo del caffè, utilizzato per la preparazione di una bevanda molto amara che non assomiglia né al caffè fatto con la moka, né al tè. Documenti storici testimoniano come già sul finire del 1800 questo caffè tradizionale fosse molto diffuso in zona, principalmente per due motivi: il vero caffè era molto costoso e dalla vendita dei lupini tostati era possibile realizzare dei piccoli guadagni.

Per quanto riguarda l'aspetto botanico il Lupinus pilosus impiegato per il caffè di Anterivo è una pianta stagionale, alta fino a 120 centimetri, appartenente alla famiglia delle leguminose della quale fanno parte anche il fagiolo, il pisello, la fava, il cece e la lenticchia. Come in tutte le leguminose i semi piatti, grandi e a macchie marroni crescono in baccelli. In natura vi sono più di 300 specie di lupino, ma quelle commestibili si contano sulle dita di una mano. I più diffusi sono i semi dei lupini bianchi, spesso venduti in salamoia.

Per far sì che il lupino giunga a completa maturazione i semi vengono messi a dimora nella terra a fine febbraio o inizio marzo, quando alcune zolle sono ancora ghiacciate. L'umidità accumulata dal terreno nel periodo invernale ne accelera così la germinazione. La raccolta avviene agli inizi di settembre, ne segue solitamente una maturazione al sole dei semi e quindi la tostatura nel forno del pane.

Prima della macinazione il lupino viene miscelato con circa un 20% di malto d'orzo tostato. A memoria storica si ricorda anche l'uso di semi di soia, di segale, di cicoria, di fichi e di pere. A Laces, in Val Venosta, i frutti venivano fatti essiccare, quindi pestati o macinati con un macinino e poi messi in infusione in acqua calda insieme all'orzo tostato.

Oggi, grazie anche alla nascita di un'associazione dedicata, la coltivazione del lupino peloso ad Anterivo sta attirando notevole interesse. Per le particolari condizioni del suolo di natura porfirica e il clima spiccatamente montano si arrivano a produrre fino a 300 chilogrammi di lupini con i quali si aromatizzano anche cioccolata, formaggi, grappa e birra.

Vendere questi prodotti non è però facile: un etto di caffè può arrivare a costare più di 10 Euro. Per apprezzare i prodotti realizzati con i lupini occorre conoscerne la storia in modo da dare loro il giusto valore.

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