Le forze di minoranza compatte esprimono “forte preoccupazione e condanna per il comportamento del presidente Fugatti e per le dinamiche interne alla Giunta provinciale, che hanno portato al demansionamento dell’assessora Francesca Gerosa dal ruolo di vicepresidente”.
I gruppi di minoranza hanno annunciato che verrà chiesta un’informativa urgente in Aula: “Il dibattito dovrà rientrare pienamente nelle sedi istituzionali, nel rispetto del Consiglio e della cittadinanza”.
Francesco Valduga (Campobase) ha sottolineato con forza la gravità della situazione: “Il governo del territorio non è affare solo della maggioranza: riguarda l’intera popolazione trentina e ancora una volta mi piace constatare la compattezza della minoranza, in contrasto con la frammentazione della maggioranza. L’operazione sul terzo mandato è stata un percorso costruito ad personam, e quando qualcuno osa metterlo in discussione, scatta la vendetta. Questo gesto è grave. Non c’è una riflessione sulla capacità di governo: conta solo la fedeltà personale, non quella ai principi o ai programmi. Fugatti ha atteso di essere rieletto con i voti di FdI prima di scatenare questo scontro. Siamo di fronte a un governo usa e getta”.
Filippo Degasperi (Onda) ha denunciato l’uso privatistico delle istituzioni da parte del presidente: “I trentini devono capire che Fugatti ha messo l’Autonomia al servizio dei propri interessi personali. La vicepresidente Gerosa è stata rimossa senza una ragione concreta, perché il motivo non è stata una incapacità nel gestire le competenze. Le istituzioni sono diventate una proprietà privata del presidente. Il programma elettorale non prevedeva il terzo mandato: prima viene la carriera di Fugatti, poi – forse – il programma”.
Lucia Coppola (AVS) ha evidenziato l’impatto devastante di queste logiche sulla credibilità del Consiglio: “Assistiamo a uno spettacolo indecoroso, fatto di vendette e ritorsioni personali. L’unica Autonomia di cui si parla è quella di Fugatti, che agisce autonomamente rispetto alTrentino. Questo comportamento mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nella politica”.
“In due anni non abbiamo mai visto l’assessora svolgere realmente il ruolo di vicepresidente. La fiducia è stata minata fin dall’inizio”, ha detto Paola Demagri (Casa Autonomia) , denunciando la strumentalizzazione del voto e delle alleanze.
Sulla deriva autoritaria ha posto l’accento Alessio Manica (PD): “Chi sta vicino al presidente viene premiato, chi non lo asseconda viene punito. Lo abbiamo visto anche nel caso della nomina del giudice del TAR. La maggioranza non esiste: esiste una ditta privata fatta di collaboratori fedeli, perché da Fugatti dipende il loro destino personale. È una guerra per le poltrone che dura da inizio legislatura. La ritorsione all’interno della Giunta è qualcosa che esce dal perimetro della politica”.
Lucia Maestri (PD) ha denunciato la violenza istituzionale esercitata da Fugatti: “La reazione scomposta del presidente è arrivata dopo l’impugnazione della legge sul terzo mandato. L’assessore Gerosa, dalla quale sapete quale sia la mia distanza politica, ha pagato la coerenza, ha pagato la capacità di rispettare il programma che un partito si dà, non solo perché gli sono state tolte le deleghe, ma per come gli sono state tolte”.
Roberto Stanchina ha lanciato l’allarme sulle conseguenze istituzionali: “Stiamo assistendo a un teatrino da festa delle medie. La lotta interna alla maggioranza si è trasferita nelle istituzioni, con il rischio di isolare un’assessora che ancora detiene una delega fondamentale come quelle sull’istruzione. Un tema tanto delicato da meritare, soprattutto in questo momento, una spinta ulteriore e invece viene lasciato a chi è ora isolata e non sarà ascoltata non solo dalla Giunta ma dalla stessa maggioranza”.