Presenza che sorprende

Colui che mangia me vivrà per me. Illustrazione di Lorena Martinello

Domenica 14 giugno 2020 – Solennità del Corpus Domini

Dt 8,2-3.14b-16a; Sal 147; 1 Cor 10,16-17; Gv 6,51-58

Celebriamo la solennità del Corpo e sangue del Signore. E molti ricordano la presenza di Gesù eucaristico passare per le strade dei nostri paesi e delle nostre città. Oggi sentiamo tutti il bisogno della sua presenza nelle nostre strade soffocate da lunghe settimane in cui pareva mancare il respiro. Per molti giorni siamo stati come relegati, giustamente, per difenderci da un virus terribile e mortale, in un rifugio sicuro, le nostre case, che però, talvolta, potevano diventare «un luogo di convivenza soffocante». Non avevamo fiato nè parole di fronte al troppo dolore, ai troppi lutti. Ma tutto questo non impedisce a Gesù di farci riaprire al dialogo, di comprenderci al di là delle nostre diversità, di far crescere tra noi l’amicizia. Non sarà un cammino facile, e lo vediamo bene alla fine del brano del Vangelo che la liturgia ci propone. (Gv. 6,51-58)

Nel capitolo sesto Giovanni ci propone un lungo e intenso insegnamento sull’Eucaristia. Gesù ci invita a credere in lui, cioè ad aderire a quello che nella sua vita ha detto e fatto, senza riserve. Solo così potremmo ricevere in dono una vita di una qualità tale che è indistruttibile. E questa è «la vita eterna». Possiamo notare che Gesù si fa pane. E il pane esiste per essere mangiato. L’Eucaristia è dunque invito alla mensa: «Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno… In verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.» Gesù, il Figlio di Dio si fa pane perché quanti lo accolgono e sono capaci di farsi pane per gli altri, diventino anch’essi figli di Dio. Mangiare questo pane non è dunque semplicemente partecipare a un rito, celebrare la messa, che pure rimane fondamentale nella vita cristiana, creare un momento per l’adorazione, ma trovare quell’energia che ci permette di spenderci per la vita del mondo, di tutti gli uomini e di tutte le donne senza esclusioni. Quello che Gesù va dicendo è che la vita di Dio «non si dà al di fuori della realtà umana». Come può esserci comunicazione della vita di Dio, dello Spirito di Gesù là dove non è presente l’uomo nella sua pienezza, nella sua forza e nella sua debolezza? Il dono di Dio passa attraverso «la carne», dice Gesù. Passa cioè attraverso l’aspetto terreno, debole della vita. E’ facile notare che in queste parole Gesù contrappone l’idea di chi si innalza per incontrare Dio (di chi pensa di dover fare chi sa quali esperienze per incontrarlo) e di chi, invece, si affida a un Dio che scende per incontrarlo, che prende per primo l’iniziativa, che si dona gratuitamente, solo per amore. E’ un Dio che vuole essere accolto dagli uomini e fondersi con loro.

Gesù presentandosi come alimento che dà vita apre a tutti la strada della libertà, del cammino verso di lui e verso una vita realizzata. Egli vuole evitare che l’adesione a Lui sia un’adesione ideale, ma sottolinea che deve essere concreta. Non ci sono regole esterne che l’uomo deve osservare, ma «l’assimilazione di una vita nuova, non più un codice esterno da osservare, ma la vita stessa di Gesù da assimilare.» (Alberto Maggi) Vivendo così scopriremo che davvero «Gesù è un contemporaneo, un mio coetaneo, un fratello di latte». E noteremo con sorpresa «come, dopo due millenni, la figura di Gesù sia di un’attualità straordinaria». (V.Andreoli)

Gesù è presenza che sorprende sempre perché cibo per una mensa attorno alla quale ciascuno impara a comportarsi da fratello, da sorella; per una mensa allargata «che sa far posto ai tanti affamati del nostro tempo, cui il cibo e l’amore, il vestito e la cultura, la casa e l’ambiente possono venire donati senza esigere restituzione e ricompensa».

Nelle nostre comunità siamo convinti che mangiare il pane eucaristico è assumere il progetto di Gesù? Siamo convinti che l’ Eucaristia chiama prima di tutto i cristiani a un impegno costante perché ogni uomo possa incontrare Dio come padre che ama senza condizioni?

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