“Nei nostri tempi di crescenti tensioni e conflitti, Hiroshima e Nagasaki sono ‘simboli di memoria’ che ci spingono a rifiutare l’illusione di una sicurezza fondata su una reciproca distruzione“. Lo scrive papa Leone XIV, nel messaggio inviato a mons. Alexis Mitsuru Shirahama, vescovo di Hiroshima, in occasione dell’80° anniversario dei bombardamenti atomici.
Al contrario, per Leone XIV, “dobbiamo costruire un’etica globale fondata sulla giustizia, sulla fraternità e sul bene comune”. Di qui l’auspicio che “questo solenne anniversario serva da stimolo alla comunità internazionale per rinnovare l’impegno di perseguire una pace durevole per l’intera famiglia umana, una pace disarmata e disarmante”.
All’inizio del messaggio, il Pontefice si rivolge, in particolare, agli hibakusha, i sopravvissuti, “le cui storie di perdita e sofferenza sono un monito per tutti noi a costruire un mondo più sicuro e a promuovere un clima di pace”. “Anche se molti anni sono passati – osserva Papa Leone – le due città rimangono una testimonianza vivente dei profondi orrori causati dalle armi nucleari”. A 80 anni dai bombardamenti atomici, Leone XIV rilancia quindi l’appello di papa Francesco: “La guerra è sempre una sconfitta per l’umanità”. “La pace autentica richiede una coraggiosa messa al bando degli armamenti nucleari, specialmente di quelli che con il loro potere causano una catastrofe indescrivibile”, l’appello finale.
SANT’EGIDIO PROMUOVE 75 ORE DI PREGHIERA PER LA PACE NEL MONDO
È cominciata martedì 5 agosto alle 19 di Nagasaki, nella cattedrale di Urakami, rasa al suolo dalla bomba atomica che devastò la città, la veglia di preghiera di 75 ore promossa dalla Comunità di Sant’Egidio di New York in collaborazione con l’arcidiocesi di Nagasaki, il Movimento dei Focolari in Giappone e varie associazioni. Sull’altare della cappella dove è custodita la statua della Madonna di Urakami, il cui volto venne bruciato dalla bomba, ma si salvò, si alternano momenti di silenzio, di riflessione e di preghiera. Su questo altare si invoca la pace per il Congo, per il Sudan, per l’Ucraina, per Gaza e si leggono le preghiere in giapponese, scritte dai fedeli che passano in cappella e quelle inviate per mail. Sono trascorsi 80 anni da quel tragico 6 agosto quando la prima bomba atomica venne lanciata su Hiroshima, seguita il 9 agosto da quella sganciata su Nagasaki.
Dal 2022, la Comunità di Sant’Egidio commemoraa i due bombardamenti nucleari con una veglia di preghiera per 75 ore consecutive, il tempo intercorso tra le due esplosioni. La preghiera di quest’anno unisce Nagasaki e New York, dove la preghiera si terrà nella Cappella dei Sacri Cuori di Maria e Gesù.
Tra le 200 intenzioni arrivate online, prima ancora di cominciare la celebrazione a New York, c’è anche quella del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, nella quale si ricorda che quanto accaduto in Giappone 80 anni fa è “un ammonimento drammatico e decisivo”. Il cardinale Zuppi chiede a Dio di insegnarci “a rimettere nel fodero la capacità di distruggere l’umanità (…) e l’intera casa comune minacciata da armi che la distruggono” e di insegnarci “a distanziare i cuori da ogni logica di forza, dall’odio, dall’ignoranza, dalla violenza, dalla mancanza di rispetto” per essere “coraggiosi operatori di pace perché l’umanità possa sopravvivere e gli arsenali svuotati”.