Nella piazza di Segno, il paese natale di padre Eusebio Chini, noto anche come padre Kino, si è rinnovato nel pomeriggio di domenica 10 agosto l’appuntamento annuale in occasione dell’anniversario della sua nascita, che giunge quest’anno al 380° anno. L’arcivescovo di Trento, mons. Lauro Tisi, ha presieduto la Messa, in comunione non solo ideale (grazie al videocollegamento) con le terre dell’Arizona e del Messico dove il missionario gesuita trentino operò.
Nel saluto iniziale – con una menzione per tutte le autorità presenti (tra gli altri il presidente del Consiglio provinciale Claudio Soini, l’assessore provinciale Simone Marchiori e la sindaca di Predaia Giuliana Cova) e in particolare per l’infaticabile Alberto Chini, presidente del comitato promotore -, Tisi ha invitato la comunità a vivere l’Eucaristia come “rendimento di grazie” per la straordinaria testimonianza di vita di padre Kino: un uomo che seppe coniugare “grande competenza scientifica” e “profonda umanità” – un messaggio profetico in un tempo in cui la tecnica rischia di separarsi dall’umano.
Riflettendo sul Vangelo del giorno, l’arcivescovo ha ricordato che l’umanità sta attraversando “un’ora di tenebra” segnata dalla paura. La via per vincerla – ha spiegato – non è nella forza o nel potere, ma nello stile di Gesù, anche quando si trova appeso al “palo infame” della croce. “Quella modalità dove l’ascolto è pane quotidiano, il posto regale è essere inginocchiati con una catino e un asciugamano a lavare i piedi. Quella modalità di vivere che alimenta se stessa al perdono e rifugge l’odio con tutte le forze”. Un modo di vivere che può sembrare debole, ma che “è potenza allo stato puro” e rende forti.
Padre Chini – ha sottolineato Tisi – fu “un uomo senza paura” non per eroismo ostentato, ma perché “abitato da Gesù Cristo”. Seppe ascoltare, valorizzare e dare voce agli altri, portando dalla Val di Non fino all’altra sponda dell’oceano la difesa dei poveri e degli indigeni.
L’arcivescovo ha allargato lo sguardo alla situazione globale: il venir meno del diritto internazionale, il ritorno di muri e filo spinato, l’uso spietato della tecnologia per distruggere. Per Tisi, la radice sta nell’aver messo “tesoro” nella tecnica e nell’economia, dimenticando che il vero tesoro “è il volto dell’altro”.
Citando il filosofo Emmanuel Lévinas, mons. Tisi ha auspicato che i volti tornino protagonisti della vita umana: solo così tecnica e economia potranno servire la fraternità. Senza questa prospettiva, l’uomo diventa “un codice fiscale, un numero da computer”, privato della sua dignità e capacità di relazione.
Concludendo, il vescovo ha richiamato l’immagine evangelica del “ladro nella notte”, non come simbolo della morte improvvisa, ma come invito a vivere intensamente il tempo presente per costruire relazioni, incontrare volti e scoprire la “fragilità buona” che ci rende disponibili all’altro. “Padre Eusebio, campione di umano – ha invocato – aiuta l’umanità di qua e di là dell’oceano a tornare ad essere semplicemente umana”.
Al termine della celebrazione eucaristica, dopo il saluto delle autorità, con alcune voci in collegamento anche con Arizona e Messico – in particolare il vescovo di Hermosillo monsignor Ruy Rendón Leal – l’intervento di suor Debora delle religiose del Monastero Benedettino di Sant’Anna di Bastia Umbra, ospiti quest’anno dell’evento. La serata si è conclusa con la visita alla mostra “Pellegrinaggio a la Tierra de Kino” e con un apericena messicano.