Il mastro distillatore Rudy Zeni

Il mastro distillatore Rudy Zeni

Attraverso gli impianti di distillazione, il mastro distillatore trasforma le vinacce in grappa. Un’arte tutta da scoprire…

Rudy Zeni, che lavoro fa?

Sono un mastro distillatore: così si chiamano le persone che lavorano nel mondo della distilleria e producono grappe e acquaviti. Questo è un settore che da secoli caratterizza l’economia trentina, e che col tempo si è molto specializzato; negli ultimi anni ha richiamato anche molti giovani, che lo implementano con passione e innovazione. Pensate che, una volta, la grappa era legata ad un concetto di miseria e sopravvivenza: “lambicar” significava vivere di espedienti, perché la vita contadina del primo Novecento, nelle nostre valli, era una vita dura.

Lei dove lavora?

Lavoro nell’azienda agricola di famiglia, a San Michele all’Adige: lavoriamo l’uva che coltiviamo nei nostri vigneti e la trasformiamo in vino e in grappa. La distilleria è un percorso molto difficile da avviare, dunque chi ha questo mestiere in casa di solito lo continua anche per rispettare la tradizione.

In che cosa consiste il suo lavoro?

È molto variegato. Principalmente, come distillatore, significa produrre le vinacce, cioè ciò che rimane dall’acino d’uva dopo la spremitura, e trasformarle in grappa attraverso gli impianti di distillazione. Produciamo grappe di monovitigno ma anche le invecchiate, che vengono lasciate “in legno” per più anni.

Da dove è nata la sua passione?

La mia passione nasce sui banchi di scuola, all’Istituto di San Michele all’Adige. Poi la passione è nata anche lavorando con il nonno, il papà e lo zio, che mi hanno trasmesso la voglia di lavorare in agricoltura, e mi hanno insegnato l’arte di trasformare l’uva in vino e quindi le vinacce in preziosa grappa.

Quanto ci mette la vinaccia a fermentare?

Ci vogliono circa 10 giorni di fermentazione, poi è pronta ad essere distillata.

Che metodo usa per fare la grappa?

In Trentino le distillerie che vogliono cimentarsi nell’alta qualità dei distillati e delle grappe utilizzano il metodo del “bagnomaria discontinuo”. È un brevetto nato qui in Trentino, è stato anche depositato nello statuto dell’Istituto Tutela Grappe del Trentino.

Come è fatto l’impianto di distillazione?

L’impianto di distillazione con due alambicchi a bagnomaria a metodo discontinuo è molto particolare, una tecnologia tutta trentina. È costituito da un grande paiolo, attorniato da una “camicia” contenente il vapore ad alta pressione; un piccolo “duomo” che sovrasta questa caldaia; un “collo di cigno” che collega il paiolo con il refrigerante; e il serbatoio immerso completamente nell’acqua per cambiare di stato al vapore e quindi ottenere la grappa. L’impianto deve essere autorizzato dall’Agenzia delle dogane, quindi non tutti possono produrre la grappa in casa, perché lo Stato controlla la sua produzione e garantisce, con i suoi “suggelli” la perfetta conduzione dell’impianto. Veniamo controllati molto spesso. Bisogna anche pagare l’imposta di fabbricazione sulla grappa: circa 4 euro su ogni bottiglia. La regolamentazione è anche una tutela verso il consumatore.

Come avviene, quindi, la distillazione della grappa?

Il ciclo di produzione, la “cotta”, è piuttosto complicato e prevede un tempo di 4 ore per produrre pochissimi ma preziosi litri di grappa.

Quanti gradi alcol fa la grappa?

Per statuto deve fare minimo-minimo 38 gradi alcol. Si può arrivare anche a 65 gradi, per i più esperti degustatori che vogliono assaporare la grappa come nasce dall’alambicco, cioè a piena gradazione alcolica.

Con quali viti si fa la grappa?

Si può ottenere con tutte le varietà di viti. Tenendo separate le vinacce, si possono ottenere i cosiddetti monovitigno: quindi avremo la grappa di Teroldego, di Nosiola, di Schiava e così via con tutte le varietà. Oppure si possono usare anche altri tipi di frutta. Il metodo di realizzazione è sempre lo stesso: bisogna partire da una materia fermentescibile, cioè che abbia gli zuccheri da cui si produce l’alcol. Noi distillatori estraiamo e condensiamo questo alcol e ne facciamo diversi distillati. In Trentino si usano molto la mela e i piccoli frutti.

Rudy Zeni racconta ai ragazzi il mestiere del “distillatore”

Che cosa fa l’Istituto Tutela della Grappa in Trentino?

È nato negli anni ’60, per volontà dei produttori, per tutelare e garantire la qualità della grappa trentina. Si usciva da anni in cui si distillava tutto l’anno senza nessuna regola. Così, si è deciso di darsi uno statuto molto preciso, che ha introdotto standard qualitativi alti e vincoli sul tempo e sul periodo di distillazione.

In quale periodo dell’anno si distilla?

Successivamente alla vendemmia, quindi tra settembre e novembre. Il nostro Istituto, per garantire la qualità, si è dato il limite del 31 dicembre dello stesso anno. Quindi, se adesso andate in una distilleria e trovate delle vinacce che stanno ancora fermentando, non è un buon segno…

Ma chi può bere la grappa?

Innanzi tutto bisogna essere maggiorenni, mi raccomando! In Italia il consumo di alcol è libero. L’importante, noi produttori lo diciamo sempre, è bere responsabilmente. Il bere è anche cultura: non tutto l’alcol è uguale.

Quando si beve di solito la grappa?

Una volta si beveva dopo cena, anche come rimedio a qualche abbuffata di troppo. Adesso, che la produzione in generale è molto più attenta e specializzata e quindi il prodotto è più di qualità, si sta sdoganando il consumo della grappa addirittura anche durante i pasti. Pensate che nei Paesi dell’Est Europa, se vi accolgono a casa, vi propongono un brindisi iniziale con un bicchierino di grappa o di vodka.

Intervista a cura della classe I B della scuola media Arcivescovile di Trento


Nome: Rudy

Cognome: Zeni

Professione: Distillatore

Segni particolari: È consigliere dell’Istituto Tutela della Grappa in Trentino, che si occupa di tutelare e promuovere la grappa trentina, ultimamente riconosciuta come indicazione geografica protetta (Igp)

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