La prima si chiamava Berta

“I Dieci giorni del Centenario” ricordano l'anniversario dello scoppio della Grande Guerra

Cento anni fa, il 23 maggio del 1915, scoppiava la Prima Guerra Mondiale, il conflitto che cambiò radicalmente l’assetto politico e sociale del mondo. Anche il Trentino ne uscì stravolto così come gli Altipiani Cimbri, che si trovavano proprio sul fronte più caldo, quello tra l’Impero Austroungarico e il Regno d’Italia.

Per ricordare gli esodi, le vittime, i fatti e i bombardamenti iniziati in quel non poi così lontano maggio 1915 e che segnarono il passaggio di un'epoca, “I Dieci Giorni del Centenario” propongono una serie di appuntamenti tra uscite guidate, conferenze a tema e proiezione di film, in programma dal 22 maggio al 2 giugno.

Ad aprire questo viaggio nel passato sarà Luserna – Lusérn, nella sua lingua Cimbra – che ricorderà le sue vittime. Da sempre un paese di confine, oggi con il Veneto, cento anni fa con l’Italia, che era però allora un paese amico: bastava guadarlo puntando lo sguardo a Sud, sulla Val d’Astico. Pochi avrebbero potuto immaginare che in breve tempo, nel giro di qualche giorno, sarebbe diventato il nemico numero uno.

La mattina del 25 maggio 1915 pioveva incessantemente e una nebbia fitta copriva le case di Luserna; solo i lampi delle bombe e gli spari interrompevano il silenzio. Alle prime luci dell’alba arrivarono le granate italiane, sparate dal Forte di Campomolon, situato oltre la Val d’Astico. Probabilmente furono sparate per distruggere il Forte Lusérn – l’ünsar fòrte come lo chiamavano i cimbri – soprastante il paese, ma i cannoni non furono precisi come avrebbero dovuto essere.

Le campane di Luserna avevano appena suonato le sei del mattino; i cimbri iniziavano ad uscire di casa per andare a messa. Nei primi minuti di quel bombardamento rimasero ferite due donne, i primi civili coinvolti negli eventi bellici in tutto l’altopiano cimbro: Caterina Nicolussi Golo, colpita da alcune schegge alla gamba e Berta Nicolussi Zatta con una grave ferita al ventre.

Leggendo il diario di guerra di don Josef Pardatscher, curato del paese, si seppe che Berta fu condotta nella canonica, appoggiata a un gradino della scala ricevette l’assoluzione e l’olio santo e venne accompagnata su di un carro all’ospedale. Berta sarebbe morta a Trento il primo giugno 1915, a soli 16 anni e fu la prima vittima civile dell’altopiano di Folgaria, Lavarone e Luserna, con ogni probabilità la prima in assoluto della guerra dichiarata appena il giorno prima dal Regno d’Italia all’Impero Austroungarico.

La morte di Berta divenne ben presto il simbolo della violenza della guerra, di tutte le vittime, civili e militari dell’immane conflitto. “Bombe su Luserna”, domenica 24 maggio è l’appuntamento organizzato nell'ambito dei “Dieci giorni” e vuole ricordare proprio Berta. Per l’occasione, alle 10, verrà celebrata una messa commemorativa, alla quale seguirà, alle 11.30, una visita al Centro Documentazione di Luserna e alle mostre.

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