L’assestatore forestale Giovanni Martinelli

Ogni dieci anni circa deve redigere un piano di assestamento con indicazioni sulla gestione dell’area boschiva, perché “il bosco è come un’azienda, è un qualcosa che produce. E io devo capire quali piante tagliare”, racconta l’assestatore forestale Giovanni Martinelli, intervistato dalla classe I B delle scuole medie dell’Istituto Comprensivo di Cembra.

Martinelli, come si svolge il suo lavoro?

Si svolge principalmente nel bosco, perché mio compito è quello di assestare, cioè pianificare, lo sviluppo del bosco per i prossimi dieci o vent’anni, a seconda di quanto mi chiedono i proprietari, Comuni o enti amministrativi trentini.

Quindi lavora principalmente all’aperto?

Nei mesi invernali il bosco dorme sotto la neve e quindi anche l’assestatore sta in ufficio, sulle sue carte. Negli altri mesi giro per tutto il Trentino nelle zone di mia competenza.

Si avvale di altri collaboratori?

Nello studio di un assestatore, che è un libero professionista, c’è bisogno di altre figure come forestali, ingegneri, botanici, paesaggisti, ambientalisti, faunisti….

Lei come si è formato a questo lavoro?

Mi sono laureato in Scienze Forestali a Padova.

Come mai ha scelto di fare l’assestatore?

Perchè mi piaceva lavorare all’aria aperta – anche se poi ci si trova anche a stare a tavolino – ma mi sento anche figlio d’arte perché mio nonno era un ingegnere forestale.

Lavoro più all’aperto o nel suo studio di Cavalese?

Purtroppo in studio perché anche il bosco negli ultimi anni è stato soffocato dalla burocrazia: devo seguire molto la procedura amministrativa, ma mi tengo il tempo per girare nei boschi. Mi sento ancora fisicamente in forza, anche per trasmettere ad altri quanto ho imparato in trent’anni.

Un bilancio del suo lavoro?

Si possono avere molte soddisfazioni, non sempre dal punto di vista economico. Eppure constatare che un bosco sta crescendo bene dà molto piacere. Sono anche accompagnatore di territorio e mi piace trasferire queste conoscenze al pubblico.

Come le pare il bosco di Cembra?

Non ha grandi possibilità di legname, ma è stato gestito bene. Il faggio riconquista il suo bosco, in val di Cembra il bosco ha una funzione turistico-ricreativa che può essere valorizzata.

L’albero più diffuso in Trentino?

L’abete rosso, che copre più dell’80 per cento della superficie del Trentino, per due motivi: qui trova condizioni climatiche ideali e in passato è stato favorito come specie pregiata.

Cosa è un piano di assestamento?

E’ uno strumento di valutazione previsto come obbligo da una legge del 1923. Si tratta di un documento con cui il tecnico – sulla base dei rilievi e delle analisi sul terreno – esprime delle valutazioni sullo stato del bosco e offre delle indicazioni sulla sua gestione. Perché il bosco, in fondo, è come un’azienda, è un qualcosa che produce: devo saper dire quanta legna può darmi, quali specie privilegiare, quali strade costruire, come valorizzare un punto panoramico. Nel rispetto della fauna che vive nel bosco.

Quando viene aggiornato il piano?

Ogni dieci anni circa, per verificare i cambiamenti. Rispetto agli anni Cinquanta il bosco trentino è cresciuto di un terzo di superficie – e più del doppio rispetto al volume di piante – e quindi possiamo tagliare in misura maggiore. Ogni anno si taglia mezzo milione di metri cubi di legname, ma complessivamente la crescita è di un milione di metri cubi di legname. La metà, dunque, la risparmiamo.

Complessivamente, direi che il bosco trentino gode di buona salute, è ben gestito dall’ente pubblico. E questo consente un indotto sul piano turistico.

Gli ambienti dal legno pregiato hanno lo stesso trattamento?

Il legno pregiato qui da noi si sviluppa naturalmente ma viene gestito con molta attenzione. A Paneveggio, ad esempio, troviamo il legno di risonanza molto adatto per gli strumenti musicali. Un legno che dà gioia a chi lo ascolta.

Il pericolo più grande nel bosco?

Non è la vipera, ma le vespe. I nidi si nascondono nel terreno e quando ci si infila il piede la situazione è pericolosa, soprattutto in caso di allergie.

Lei va da solo nei boschi?

Normalmente si va in due, con un altro tecnico. Anche per ragioni di sicurezza è meglio, non si sa mai.

Utilizzate le nuove tecnologie?

Certo, stanno prendendo piede anche nel nostro settore. Penso alle foto dall’aereo, dal satellite e l’uso di strumenti informativi come il GPS per capire dove ci si trova e dove ci sono le piante più belle. Queste nuove tecnologie hanno consentito passi avanti nella gestione del territorio.

E la legna da ardere?

E’ importantissima, perché può aiutare anche le economie dei nostri Comuni. Negli ultimi anni si usa anche legna da ardere per ricavarne cippato e alimentare le centrali che producono corrente elettrica con gli scarti del bosco.

a cura della classe I B medie – Istituto Comprensivo di Cembra


La scheda:

Nome: Giovanni

Cognome: Martinelli

Professione: Assestatore forestale

Segni particolari: Ha il suo studio a Cavalese. Ha curato recentemente anche un fascicolo sui boschi di Fiemme.

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