Come sta il Trentino? È la domanda che si è posto il Cnca Trentino Alto Adige – Coordinamento Nazionale Comunità Accoglienti, tastando il polso della società trentina attraverso l’osservatorio delle realtà che si occupano di accoglienza. Lo ha richiamato questa mattina (venerdì 26 settembre) presso il polo culturale Vigilianum a Trento il presidente del Cnca Trentino Alto Adige, Claudio Bassetti, introducendo l’incontro sui numeri delle disuguaglianze nella Provincia Autonoma di Trento, promosso nell’ambito della 11esima edizione della Settimana dell’Accoglienza, che fino a sabato 4 ottobre propone una serie di eventi sul territorio delle Province di Bolzano e di Trento. “La questione delle disuguaglianze è cruciale in una società che voglia definirsi equa”, ha osservato, richiamando l’esigenza di costruire “una cultura dell’equità”.
Michelangelo Marchesi (cooperativa Progetto 92), del direttivo del Cnca Trentino Alto Adige, ha presentato una serie di dati che aiutano a cogliere le diverse facce della povertà, del disagio, dell’esclusione in Trentino. Dati inevitabilmente parziali, ha osservato, ma significativi. Raccolti, ha sottolineato, non senza difficoltà: “Mentre sappiamo perfettamente quanti turisti hanno soggiornato in Trentino e per quante notti, sui numeri che dicono povertà e disuguaglianza troviamo maggiore difficoltà”. Dalla perdita del potere d’acquisto delle famiglie, all’aumento delle richieste ai punti d’ascolto Caritas, dal lavoro povero al gender gap (le donne guadagnano meno dei colleghi maschi), dalla povertà energetica alla povertà educativa, dalla casa alla scuola, i numeri dicono di una società trentina che è segnata dalle disuguaglianze. Basti dire che le persone a rischio povertà sono 37 mila (“Ma se consideriamo anche l’esclusione sociale si arriva a 60 mila”), i trentini hanno perso negli ultimi dieci anni il 13,2% del loro potere d’acquisto, c’è una disomogenea distribuzione dei servizi, da quelli per l’infanzia (asili nido) a quelli sanitari.
Alla presentazione dei numeri delle disuguaglianze nella Provincia di Trento ha preso parte anche Caterina Pozzi, presidente nazionale del Cnca – Coordinamento Nazionale Comunità Accoglienti. “La Settimana dell’Accoglienza è un’opportunità preziosa per incontrarci tra persone e realtà che si prendono cura delle persone e dell’ambiente e per provare ad avviare un cambiamento”, ha detto Pozzi. “Le nostre realtà del Terzo settore corrono sempre il rischio di lasciarsi prendere dal fare, senza attivare riflessioni su ciò che si fa. Ma oggi è più che mai necessario riflettere, ragionare, confrontarsi per innovare i nostri servizi, con la consapevolezza del valore culturale e politico delle nostre realtà. Altrimenti rischiamo di limitarci ad essere gli spazzini di un sistema capitalistico che negli ultimi 40 anni ha aumentato le disuguaglianze, colpevolizzando chi è escluso. Oggi non c’è la lotta alla povertà, c’è la lotta ai poveri: con l’idea che chi è fuori dal sistema lo è per sua colpa. Senza invece indagare le cause vere, che sono del sistema”.
Pozzi ha voluto sottolineare alcune tendenze, che preoccupano. “Negli ultimi 40 anni, la metà meno ricca della popolazione italiana ha visto polverizzarsi il proprio patrimonio, mentre chi era già ricco si è arricchito ancora di più”. Ma sono molti gli indicatori di un aumento delle disuguaglianze, dalla sanità ai servizi. “E c’è anche la ‘disuguaglianza del riconoscimento’: ci sono intere fasce di popolazione che non sono riconosciute. Le aree interne, ad esempio, neglette, dimenticate. Eppure è là che c’è maggiore frammentarietà. Ma la politica le ignora. E ciò genera sfiducia verso le istituzioni, disaffezione (lo abbiamo visto alle recenti elezioni europee), rabbia, oltre che ricerca di una risposta autoritaria”. Pozzi ha citato in proposito il decreto sicurezza, “che aumenta i reati, le pene, il sovraffollamento delle carceri, limita la possibilità di contestazione”. Si gestisce il malessere sociale con strumenti repressivi.
Le realtà del Cnca rispondono immaginando una società diversa, credendo nella possibilità del cambiamento, stando accanto alle persone che fanno fatica e promuovendo azioni generative sui territori. E pungolando la politica.
Per Annalisa Pasini, da pochi giorni delegata all’Area Testimonianza e Impegno Sociale della diocesi di Trento, occorre prendere atto che anche il Trentino è terra di disuguaglianze. “Non c’è solo l’emarginazione grave, basta guardare al tema della casa e del lavoro, agli anziani e alla disabilità, dove l’accesso ai servizi e alle cure è cruciale”. Criticità che non vanno tenute sotto il tappeto e che interrogano la comunità tutta. In positivo, Pasini ha richiamato la ricca presenza del volontariato. “Non dobbiamo trasmettere solo negatività, ci sono anche energie positive che si muovono sul territorio”, ha detto, citando, come esempio, la rinnovata Mensa della Provvidenza a Trento, ma anche molte realtà sul territorio. “Dando per scontato che servono competenza e professionalità, è però importante ricordare la dimensione della creatività e dell’informale, pure preziosa. C’è una ricchezza di risorse relazionali, sul territorio, che è vitale”.
In conclusione, alla domanda “come sta il Trentino” bisogna rispondere non guardando “solo il proprio pezzettino”: “Penso che dobbiamo cominciare ad affrontare il tema delle disuguaglianze con la consapevolezza che se ne esce insieme. Mettere insieme istituzioni, imprese economiche, associazionismo in una logica win-win. Siamo ancora poco abituati a questo, ma è direzione strategica. Che non vuol dire scendere a compromessi, ma ricordare che dietro ai dati c’è la nostra comune umanità”.