La missione della guarigione oggi

L’illustrazione di Lorena Martinello @vitatrentina

DOMENICA 31 GENNAIO 2021, IV DEL TEMPO ORDINARIO, ANNO B

Dt 18,15-20, 1 Cor 7,32-35,  Mc 1,21-28t

È un episodio sorprendente e impressionante quello che racconta Marco nel brano evangelico della quarta domenica del tempo ordinario. La sinagoga dove si insegna ufficialmente la legge, così come è interpretata dai maestri autorizzati, diventa il luogo dove Gesù comincia a insegnare. Non sappiamo quello che Gesù può aver detto, perché l’evangelista non riporta nessuna delle sue parole; a lui interessa far notare l’impatto prodotto da quell’intervento. Tutti sono presi da stupore, perché s’accorgono immediatamente che «Gesù insegna come uno che ha autorità e non come i loro scribi» (Mc 1,22). Gesù aveva lasciato Nazareth e si era recato a Cafarnao, probabilmente perché quella popolosa città gli offriva maggiori possibilità per la diffusione del suo messaggio e per tessere relazioni con più persone e con culture diverse. Entra nella sinagoga, come faceva ogni israelita diventato adulto, dove i dotti insegnavano in nome dell’istituzione. Come registratori non dicevano mai nulla di nuovo, di personale, forse per paura di essere tacciati di eresia. Ma la loro autorità proveniva dalla Legge e dalla tradizione. L’autorità di Gesù è un’altra. Egli è pieno dello Spirito vivificante di Dio, e la sua missione, come quella dei discepoli, non è quella di dottori, gerarchi, liturgisti o teologi, ma guaritori. Gesù li manda a predicare il Vangelo dicendo: «Predicate, dicendo che il Regno di Dio è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demoni» (Mt 10,8-10). Non dovrebbe anche la Chiesa liberare dal male, risollevare dall’avvilimento, risanare la vita, aiutare a vivere in modo salutare, anziché lasciare che al primo posto ci sia il culto, o la predicazione della morale…? Lo denunciava anche p. Bernhard Haering, uno dei moralisti più prestigiosi del XX secolo: la Chiesa deve recuperare la sua missione di guarigione, se vuole mostrare la via della salvezza.
Nella sinagoga c’era «un uomo posseduto da uno spirito impuro». È quasi certo che a molti di noi parlare di “spiriti impuri”, di indemoniati suoni come una favola dell’orrore. Eppure anche noi parliamo talvolta di «spirito del capitalismo» o dello «spirito di rapina». E forse anche noi conosciamo persone che potremmo chiamare indemoniate. I figli di Dio, le donne e gli uomini che vivono nel mondo, non possono essere intrinsecamente cattivi, ma possono lasciarsi abitare dal male e dall’errore. Gesù distingue il peccato dal peccatore e libera anche colui che ha compiuto un grande male.
Ha un’autorità e un potere che cambiano le cose: salva l’uomo perché lo ama e lo libera. E di liberazione ha bisogno il nostro mondo «anche oggi popolato da demoni, che mi pare naturale definire spiriti impuri e violenti…» come ad esempio «la paura dell’altro e la disperazione del futuro, la fiducia nelle armi e nella guerra, il delirio di onnipotenza della tecnica, il fanatismo ideologico, l’uso della menzogna nei rapporti personali, l’idolatria del profitto, dei consumi, del potere, della celebrazione di sé, del razzismo». Ma oggi assistiamo anche a un vero miracolo: la potenza della Parola di Dio. Penso alle molte storie che non arricchiscono la cronaca dei giornali, ma si incontrano nella vita; penso a chi sceglie la mitezza, la purezza di cuore, la sobrietà. Penso all’immensa pazienza degli umiliati, degli sfruttati, degli abbandonati, che stanno salendo il monte delle beatitudini. Chi cerca di seguire l’esempio di Gesù e grida che un mondo diverso è possibile, può contribuire a liberare se stesso e i fratelli dai demoni della paura e dell’egoismo.

L’obiettivo di Gesù è liberare le persone: qual è il mio impegno in questa direzione?
Compito della Chiesa è insegnare per liberare: le nostre comunità parrocchiali ne sono consapevoli?

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