Il gesto di spezzare il pane con loro

UN PARADISO SENZA FRONTIERE Inizialmente mi sono divertita a compilare questo documento, immaginando un “ufficio anagrafe celeste” e un Regno di Dio strutturato come la nostra società, con vie e città, sindaci e professionisti. Poi il mio umore è cambiato. Mentre “copiavo” la mia carta d’identità, il pensiero è volato ai nostri fratelli stranieri sospesi alle frontiere del mondo. Loro spesso non hanno quel foglio di carta, permesso per realizzare i propri desideri in sicurezza e dignità. Sono certa che nel regno di Dio tutti avranno il documento giusto. O forse non serviranno documenti, perché non ci saranno confini, né luoghi da abbandonare o frontiere da attraversare pericolosamente. Consiglio creativo: fatti prestare da un adulto la carta d’identità e colora quella di Gesù con gli stessi colori tenui. Colora invece lo sfondo a tinte forti e allegre. Divertiti a coprire i dettagli del disegno, in particolare l’impronta digitale: è a forma di cuore, lascia tracce di amore!

DOMENICA 18 APRILE 2021 III DI PASQUA ANNO B

At 3,13-15.17-19 – 1 Gv 2,1-5 – Lc 24,35-48

Vi sarete accorti che nel Vangelo manca un’immagine tanto cara all’iconografia cristiana: la Risurrezione. Sicuramente qualcuno ricorderà il dipinto di Piero della Francesca dove Gesù, risvegliatosi da morte, esce vittorioso dal sepolcro. Ma nessun evangelista descrive una scena simile. Quando le donne giungono al sepolcro, la tomba è vuota e l’angelo annuncia: «É risorto, non è qui!» (cfr. Lc 24,6). L’angelo dice che Gesù va cercato altrove, in un altro posto, anzi in ogni luogo: a Gerusalemme o in Galilea, al lago di Genezaret o sulla strada che porta a Emmaus. Dove c’è qualcuno che con lui ha condiviso tempo, emozioni, anche sofferenza e incomprensione, lì anche Gesù ritorna, vincitore della morte. È il caso che ci presenta il Vangelo di oggi: «Mentre essi (i discepoli) parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: Pace a voi!» (Lc 24,36). Per nessuno è facile credere che uno risorga. Tanti sono i dubbi e tante le perplessità. E allora Gesù si fa vedere, ma non per tentare di convincere qualcuno con qualche miracolo. Egli fa un gesto che aveva fatto tante altre volte, spezza il pane, mangia con loro. É un gesto familiare, che dice condivisione, star bene insieme, confidenza. Il miracolo del pane è proprio questo, fare in modo che tutti ne abbiano un pezzo. Quel mettersi a mangiare non è la concessione a una fede debole, ma la prova più evidente della realtà di Gesù. È la stessa persona posta nel sepolcro, che le donne trovano vuoto, dove ascoltano stupite e spaventate l’annuncio del giovane che vedono là seduto: «Voi cercate Gesù di Nazareth… Ma andate a dire ai suoi discepoli e a Pietro: “Egli vi precede in Galilea”. (cfr. Mc 16,6–8). Non è un fantasma quello che vedono, ma una persona che conoscono bene, perché fa quello che ha fatto per tutta la sua vita: stare con i suoi, mangiare insieme, ascoltare e dialogare, donare la pace più vera e necessaria. I discepoli dono dapprima spaventati. Poi, quando finalmente capiscono che in mezzo a loro sta proprio Gesù, gioiscono. Ma neanche la gioia porta alla fede. C’è bisogno di vedere, di toccare, di mangiare. La fede ha bisogno di due cose, unite, mai disgiunte: la «carne», perché «non c’è risurrezione che non contempli anche il corpo, la corporeità, quella di Cristo e la nostra»; e poi la Parola per confermare che il destino ultimo di ciascuno, le attese e le aspirazioni che continuamente riaffiorano nei nostri giorni, si incontrano con le promesse mantenute da parte di quel Dio che ha saputo vedere la miseria del suo popolo e che è sceso per donargli la salvezza. Risurrezione vuol dire, per me, vita nuova, speranza nella sofferenza, abbandono a quel Dio che non si scorda di me e mi protegge. Dio ha scelto di aver bisogno di me, di ciascuno. Lo esprime bene una preghiera brasiliana: «Dio solo può dare la fede – tu, però, puoi dare la tua testimonianza. Dio solo può dare la speranza, – tu, però, puoi infondere fiducia nei tuoi fratelli. Dio solo può dare l’amore, – tu, però, puoi insegnare all’altro ad amare. Dio solo può dare la pace, – tu, però, puoi seminare l’unione. Dio solo può dare la forza – tu, però, puoi dare sostegno a uno scoraggiato. Dio solo è la luce, – tu, però, puoi farla brillare agli occhi di tutti. Dio solo è la vita, – tu, però, puoi far rinascere negli altri il desiderio di vivere. Dio solo può fare ciò che sembra impossibile, – tu, però, potrai fare il possibile. Dio basta a se stesso, – Egli, però, preferisce contare su di te».

E secondo voi?

Sai metterti a disposizione di Dio che ha bisogno di te per realizzare il suo progetto nel mondo?                                                                                    Le nostre comunità sono luoghi di speranza e di aiuto concreto a chi soffre?

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