Scuola al centro, i sindacati chiedono investimenti

Servono investimenti per sostenere le importanti progettualità contenute nel Patto per la scuola al centro del Paese”, firmato nei giorni scorsi dal ministro dell’Istruzione Bianchi e dalle Organizzazioni Sindacali, per stimolare il rilancio del sistema scolastico, ben sapendo che il futuro dell’Italia sarà nelle mani degli studenti di oggi. Lo hanno ricordato, nella mattinata di oggi, anche Flc Cgil e Cisl Scuola del Trentino, che durante un presidio davanti al Palazzo del Governo a Trento hanno richiamato la Giunta provinciale e l’esecutivo nazionale a sostenere gli impegni previsti sul fronte della scuola mettendo in campo le risorse necessarie.

Servono interventi strutturali che mettano al centro la qualità dell’istruzione, valorizzando le esperienze positive imposte da quest’anno pandemico ormai agli sgoccioli, affermano le due sigle sindacali, che chiedono più risorse per potenziare gli organici, stabilizzare i precari e ridurre il numero di studenti per classe. “Allo stesso tempo vanno rafforzati gli organici del personale ATA, assistente educatore, della scuola dell’infanzia e della formazione professionale per poi procedere con le assunzioni a tempo indeterminato, per dare continuità al servizio e stabilità al personale – continuano i rappresentanti di Cgil e Cisl -. Va cancellata inoltre dalla legge provinciale della scuola la modifica che ha messo i presupposti per l’esternalizzazione del servizio mensa nella scuola primaria. Infine la questione del rinnovo contrattuale, che la scuola trentina attende da dicembre 2018”.

“Ogni euro investito sulla scuola non è sprecato – aggiungono le segretarie provinciali delle due sigle, Cinzia Mazzacca e Stefania Galli -. La Provincia può, se crede nel valore dell’istruzione, ridurre il numero di bambini e studenti nelle classi trentine. Il limite di 25 alunni per classe, che arriva a 28 e anche più nella formazione professionale, deve calare e vanno limitati in tutti i modi possibili i rimescolamenti tra le classi per tornare alla situazione pre-covid. Stare in aula in 25-28 o starci in 16 è una cosa ben diversa. Senza dimenticare che non abbiamo alcuna certezza di quale sarà la situazione contagi a settembre. Sarebbe opportuno mantenere un criterio di massima cautela per il 2021/22 e lavorare a soluzioni strutturali per gli anni a venire che riducano il numero di studenti per ogni gruppo classe”.

E proprio sul tema del numero degli studenti per classe a partire dal prossimo settembre prosegue il dibattito, che si sposta sul piano politico. Alla richiesta della Consulta Provinciale dei Genitori, ha fatto eco una recente interrogazione in Consiglio provinciale della consigliera Pd Sara Ferrari, che chiedeva alla Giunta il mantenimento anche per il prossimo anno delle classi ridotte attivate nell’anno scolastico in via di conclusione. Netta la risposta dell’assessore all’istruzione Bisesti che, allo scopo di consentire la scuola in presenza il più possibile, fa notare come il totale delle classi “con un numero di studenti tra 23 e 25 alunni è residuale”, rimanendo così sulla posizione, già esposta in precedenza, di tornare a scuola con la composizione delle classi pre-pandemia.

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