«Chi educa i consumatori?»

Carlo Biasior del CRCTU: “La dinamica del mercato ci rende parti deboli, ma non esiste più il piccolo, impotente, contro il colosso”. Ogni settimana consigli anche su radio Trentino inBlu

Settemila all'anno. Da sette anni. E' quasi un popolo numericamente biblico quello dei trentini che dalla sua apertura hanno varcato la soglia del Centro Ricerca Consumatori e Utenti di Trento. Fino a poco fa in via Petrarca, ora nella vicina piazza Sanzio: cambia la sede, non la filosofia di lavoro dei sette (!) consulenti che svolgono servizi gratuiti al consumatore, ora anche attraverso le frequenze di radio Trentino inBlu, ogni venerdì mattina alle 11.05. «Ma sia chiaro: in nessun modo facciamo concorrenza agli avvocati», precisa il coordinatore Carlo Biasior che distingue tra attività di consulenza e di informazione, quest'ultima senza aprire fascicoli.

Biasior, la vostra mission?

“Utilizzare gli strumenti messi a disposizione dalla normativa specifica a tutela del consumatore (vedi scheda). Nella maggior parte dei casi si utilizzano forme di soluzione delle controversie extragiudiziali, in tribunale si va solo con azioni che valgano per tutti, le cosiddette ‘class-action’. Nostro compito è poi favorire sinergie con le altre associazioni locali che operano nel settore. A Bolzano hanno ‘unificato’ l'offerta”.

La vostra controparte chi è?

“Tuteliamo i rapporti tra i privati cittadini che acquistano e le imprese, ovvero chi produce e chi vende. Soprattutto nei settori bancario, assicurativo, telecomunicazioni, energia”.

Realtà come l'Antitrust funzionano?

“Le autorità di settore hanno prodotto uno sviluppo esponenziale nel riconoscimento dei diritti dei consumatori. Parlo dell'Autorità Garante della Concorrenza e Mercato (AGCM, meglio nota come Antitrust, ndr) o, in ambito bancario, l'Arbitro bancario finanziario. Strutture amministrative a costo zero per i consumatori, senza necessità di assistenza legale, ma che possono pronunciare sentenze. Diciamo che giocano sul fatto di far perdere la faccia all'azienda pubblicandone il nome sul loro bollettino nero. Nessuno finora ha mai disatteso le loro indicazioni”.

La crisi come ha inciso sulla vostra attività?

“Si sono incrementate alcune materie specifiche. Come il settore bancario-finanziario: la gente ha iniziato a voler capire cosa ha acquistato, ma solo quando si è resa conto di aver in mano un pugno di mosche ha pensato di rivolgersi a realtà come la nostra. Un bagno di sangue nel comparto edile: imprese insolventi, forme di subappalto mai comunicate. Esiste una buona legge che dice che al momento della firma di un contratto di acquisto di una casa in costruzione, chi te la vende ti deve fornire delle fidejussioni, in modo tale che se la casa non va in porto, almeno non ci rimetti i soldi. Purtroppo tanti non lo sapevano”.

Da Trento, grazie a voi, la vittoria dei consumatori contro Apple. Ce la rammenta?

“Dimostra che non esiste più il piccolo, impotente, contro il colosso. L'aver fatto un acquisto in via Cavour a Trento ha portato l'Autorità a comminare alla Apple 1 milione e 200 mila euro di multa e la minaccia di sospendere le vendite per un mese in Italia e ad adeguarsi alle regole europee sulla garanzia gratuita per due anni, mentre loro la riconoscevano gratuitamente solo per un anno”.

Altri casi?

“Tramite lo strumento delle prassi commerciali sleali abbiamo fatto condannare Red Bull per dei messaggi pubblicitari che ci avevano sottoposto le mamme di ragazzi a cui veniva regalata la bevanda fuori dalle scuole. Quello della salute e della sicurezza alimentare è un tema che sta molto a cuore”.

A proposito, sugli scaffali dei supermercati si moltiplicano le linee dei prodotti economici. A prezzo inferiore corrisponde qualità inferiore?

“Va chiarito il fatto che qualunque cosa si trovi sugli scaffali deve avere requisiti di sicurezza fissati per legge. Purtroppo la qualità non è misurabile: uno acquista e prova. Di certo i prezzi più bassi derivano anche dal fatto che il distributore riesce a rapportarsi direttamente con il proprio produttore, saltando almeno un passaggio della filiera e quindi avendo lui stesso margine maggiore. Non a caso sono poi i prodotti che vengono promossi maggiormente”.

La sensazione, in ogni caso, è che la rivoluzione digitale abbia trasformato le compagnie telefoniche nelle regine di un mercato a caccia di consumatori da spremere. Conferma?

“In effetti ormai non si contano più le multe alle compagnie telefoniche, anche se poi loro le mettono già a bilancio: partono con le loro campagne di marketing, fanno razzia e quando vengono fermati e multati la sanzione se la sono già strapagata. Uno dei temi è quello dei contratti venduti al telefono. Per fortuna, grazie all'Europa, dal 1 gennaio è cambiata la legge, recepita anche in Italia: quindi servirà sempre una firma perché il contratto abbia validità. Se un servizio telefonico viene attivato, comunque l'utente può recedere pagando solo il consumo effettuato”.

Non per fare facile morale, ma siamo consumatori sempre più colpevolmente massificati?

“E’ la dinamica del mercato che rende noi consumatori parti deboli. Chi ci controlla a livello economico e giuridico è come se ci desse divisa e cappellino. Quello su cui ci preme puntare è creare senso critico e questo credo lo si possa fare informando. Tra i diritti dei consumatori c'è quello ad essere educato. In Italia nessuno educa il consumatore. Se non fosse per iniziative personali di insegnanti, la scuola non obbliga nessuno a trattare questi argomenti. Ci vorrebbe qualcuno di illuminato: quante proposte sono state fatte in passato per inserire l'obbligo di queste tematiche nei curricola scolastici. Io vedo come reagiscono i bambini anche di seconda terza elementare, ad esempio sulla pubblicità ingannevole. Strabiliante la loro capacità di analisi”.

Esempi di pubblicità ingannevole?

“Una delle prime condanne riguardava una ditta produttrice di olio, con sede legale sul lago di Garda: sull'etichetta riportava gli olivi con lo sfondo lago e la storia dell'azienda. Venne fuori che l'olio era fatto con olive greche e spagnole. L'etichetta era considerata pubblicità ingannevole. Ma ricorderete sicuramente il signor Amadori che a fine pubblicità dava il becchime ai propri polli liberi di razzolare in un prato: dall'indagine dell'Antitrust, che opera come una Procura, risultò che in realtà i polli li allevava in batteria, e per questo l'azienda venne condannata”.

A livello locale, realtà trentine sanzionate per merito vostro?

“Di recente la Universal srl che produce pannelli solari, multata di 50 mila euro perché proponeva dei buoni premio che non era chiaro in quali condizioni valessero. Condannati dall'Antitrust per prassi commerciale sleale. Se non pagano, aumenta la multa e in seguito la vicenda sfocia nel penale”.

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