1914-18: “Non hanno senso le celebrazioni separate”

Il vescovo contro l'intervento armato in Iraq e Libia. "E basta celebrazioni separate per caduti italiani e austriaci"

Alla vigilia dell'anniversario della fine della Grande Guerra, in occasione della Messa del 2 novembre, giorno della commemorazione di tutti i defunti, al cimitero di Trento, si è levato il monito dell'arcivescovo di Trento Luigi Bressan ad evitare ogni strumentalizzazione di parte per un centenario che non sia “di esaltazione di una vittoria – perché ogni guerra è una sconfitta – né di una resa da invitti”: “Quella data segna la cessazione degli scontri di un’inutile strage e l’avvio della riconciliazione, che ha trovato varie espressioni come la Campana dei Caduti di Rovereto, ottenuta fondendo i cannoni di eserciti prima nemici… e più tardi la collaborazione europea; anche questa nostra celebrazione è segno di tale conciliazione, poiché unisce il tributo ai caduti di parte italiana con quelli di parte austriaca; non ha più senso una celebrazione separata”. Questo l'appello dell'Arcivescovo, pronunciato nel corso della celebrazione a ricordo delle vittime delle guerre (delle due guerre mondiali, dei dispersi in Russia, con eserciti italiani e austriaci), a cessare le polemiche tra alpini e schützen per le commemorazioni della Grande Guerra. Durante l'omelia Bressan ha poi spiegato: “Il cristiano non può rinfocolare contrasti antichi, ma nel reciproco abbraccio fraterno, è chiamato a guardare avanti in spirito di collaborazione e farsi costruttore di pace”.

Dall'“inutile strage” di allora, all'inutilità degli interventi militari in ambito internazionale di oggi: "Comprendiamo – ha ammonito Bressan – che talvolta sia necessario per una legittima difesa opporre la forza alla violenza aggressiva, ma abbiamo visto come il tentativo di sviluppare con interventi esterni armati la democrazia ad esempio in Iraq e in Libia sia fallito nella disintegrazione degli Stati e in distruzioni ben più cruente che quelle cui si voleva porre rimedio".

Dal grido di dolore delle vittime della guerra, l’invito a impegnarci sempre più attivamente per la pace: “Siamo qui anche per pregare lo Spirito Santo perché illumini i responsabili sul come procedere affinché nel complesso scacchiere politico si trovi la via per la pace e mai più si intraprendano avventure che deteriorano la situazione e provocano ancor più numerose vittime umane; si deve combattere il terrorismo, accogliere le vittime che fuggono da situazioni impossibili, ristabilire la concordia e l’avvio di una società civile”.

Nel giorno di Tutti i Santi, l'arcivescovo Bressan aveva richiamato, nell'omelia al cimitero di Trento, l’attualità del messaggio e della figura di Gesù Cristo, venuto per sollevare l’umanità nella sua fatica quotidiana: “Ciò va ridetto anche oggi, dove si vorrebbe emarginare la fede, oppure ci si dispera di fronte a tante violenze, guerre, deportazioni, forzate di popoli, instabilità sia famigliare che politica”. “La fede – aveva concluso – dà il coraggio di continuare anche oltre la sofferenza più acuta, ed è giusto ripeterlo in un’epoca di tante depressioni psicologiche e purtroppo di numerosi suicidi”.

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