“Lo hai fatto per me”

Per passare la Porta Santa, per oltrepassare le Porte della Misericordia, Papa Francesco ci ha indicato a più riprese nel corso di questo Giubileo, che va a verso la sua conclusione, un lasciapassare da non dimenticare: le opere di misericordia corporale e spirituale. Vita Trentina vi ha dedicato un numero intero nell’agosto scorso. L’eredità più bella dell’Anno Santo straordinario della Misericordia saranno proprio le Opere di Misericordia. A volte mi ritrovo a pensare a quelle porte chiuse o spalancate in fondo a un corridoio di cui tutti prima o poi abbiamo avuto esperienza. La porta di una cella nel corridoio di un carcere; quella di una stanza della casa di riposo o  di un ospedale… Una soglia che varcano gli “ospiti” e chi vi lavora, spesso con fatica e disagio, ma anche con competenza e generosità, ma che attendono anche i nostri passi silenziosi e delicati, prudenti ma decisi. “Lo avete fatto a me” (Mt 25) ci ripete Gesù nel Vangelo, elencando le sue sei proposte, le sue “opere di misericordia” corporale.  

La Chiesa, il Papa ce le ripropone, anzitutto da conoscere e non dimenticare. Lo diceva Papa Francesco addirittura alla riunione plenaria della Congregazione per la Dottrina della fede, il 29 gennaio 2016: “Ci troviamo nell’Anno Santo della Misericordia. Spero che in questo Giubileo tutti i membri della Chiesa rinnovino la loro fede in Gesù Cristo che è il volto della misericordia del Padre, la via che unisce Dio e l’uomo. Perciò la misericordia costituisce l’architrave che sorregge la vita della Chiesa: la prima verità della Chiesa, infatti, è l’amore di Cristo. Come non desiderare allora che tutto il popolo cristiano – pastori e fedeli – riscopra e rimetta al centro, durante il Giubileo, le opere di misericordia corporale e spirituale? E quando, alla sera della vita, ci sarà chiesto se avremo dato da mangiare a chi ha fame e da bere a chi ha sete, ugualmente ci sarà domandato se avremo aiutato le persone a uscire dal dubbio, se ci saremo impegnati ad accogliere i peccatori, ammonendoli o correggendoli, se saremo stati capaci di combattere l’ignoranza, soprattutto quella riguardante la fede cristiana e la vita buona. Questa attenzione alle opere di misericordia è importante: non sono una devozione. È la concretezza di come i cristiani devono portare avanti lo spirito di misericordia. Una volta, in questi anni, ho ricevuto un movimento importante nell’Aula Paolo VI, era piena. E ho toccato il tema delle opere di misericordia. Mi sono fermato e ho fatto la domanda: “Chi di voi ricorda bene quali sono le opere di misericordia spirituali e corporali? Chi le ricorda alzi la mano”. Non erano più di 20 in un’aula di 7 mila. Dobbiamo riprendere a insegnare ai fedeli questa cosa, che è tanto importante. Nella fede e nella carità si dà una relazione conoscitiva e unificante con il mistero dell’Amore, che è Dio stesso. E, pur rimanendo Dio mistero in se stesso, la misericordia effettiva di Dio è diventata, in Gesù, misericordia affettiva, essendosi egli fatto uomo per la salvezza degli uomini”.

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