Un canto di gioia!

Diario di viaggio in Etiopia con mons. Luigi Bressan per la consacrazione della cattedrale di Meki. La scoperta di una Chiesa giovane e attiva

Lunedì 22 maggio, di buon mattino, alle cinque ci accoglie la città di Addis Abeba, Capitale dell’Etiopia, situata su un altipiano a circa 2300 metri slm.

È popolata da un numero imprecisato di abitanti, le statistiche parlano di 5 milioni, ma chi ci vive afferma che si arriva a 7. La città è collocata in un luogo gradevolissimo e con un clima piacevole, si presenta segnata da contrasti evidenti: dal confondersi di quartieri di grande modernità con zone di baracche e di estrema povertà.

Gli abitanti si mostrano molto accoglienti, le persone di grande gentilezza e signorilità. Al nostro arrivo siamo accolti e ospitati nel Centro salesiano, Comunità religiosa presente da diversi decenni nel territorio, dove ha operato con grande zelo e impegno. Dedichiamo il pomeriggio a visitare il Museo Nazionale che custodisce resti di Lucy, la donna più antica della storia. L’Etiopia si ritiene il territorio che fu culla dell’umanità. Visitiamo quindi il museo custodito nell’Università, posta nel palazzo un tempo residenza dell’imperatore Hailé Selassié. Visitando la città appaiono in modo più evidente i contrasti: zone di evidente modernità e zone di estrema povertà. Si mostra città operosa, vivace, che cerca in tutti modi di crescere e svilupparsi al meglio.

Accanto alla casa dei salesiani che ci ospita sorge una chiesa di rito etiopico. Rientrando nel pomeriggio ci colpisce la preghiera pubblica che risuona in tutto il quartiere e che vede radunata, attorno all’area della Chiesa, un gran numero di fedeli di ogni età e categorie. La preghiera si prolunga per più di due ore. Restiamo stupiti da come questi fratelli partecipano alla preghiera attenti e raccolti negli spazi attorno alla Chiesa e sulle strade circostanti. Sorprende venire a sapere, parlando dopo cena che lo stipendio giornaliero di un operaio è di circa due euro.

Martedì 23 maggio alle 6.30 del mattino con il vescovo Luigi concelebriamo l’Eucaristia con la Comunità salesiana che ci ospita. Dopo la colazione partiamo per incontrare il Nunzio apostolico in Addis Abeba. Un incontro di grande interesse, il Nunzio ci informa sulla situazione dell’Etiopia e della Chiesa cattolica in questa nazione. Il paese che ci ospita ha una popolazione numerosa: 78 milioni di abitanti, dei quali 25 milioni sono giovani studenti. È una terra accogliente, ci sono infatti 800.000 profughi dalle situazioni drammatiche dell’Africa. Dopo l’incontro col nunzio ci si avvia per visitare l’Università Cattolica, in fase di costruzione. Un territorio vastissimo 60 ettari, donato dal Governo, su cui sorgono già diversi edifici che ospiteranno le facoltà di ingegneria e di medicina. Un progetto ambizioso e  bello, curato da volontari e sostenuto diverse realtà ecclesiali, dalla CEI e sostenuto anche dalla Provincia Autonoma di Trento. Sarà formidabile opportunità per questa chiesa locale. Dopo l’accurata visita all’Università riprendiamo la strada alla volta di Meki. Il tratto autostradale è veramente curato e tenuto alla perfezione. A metà strada facciamo sosta per il pranzo in un ristorante locale. Ripresa la strada percorriamo un tratto molto accidentato e in fase di costruzione, sperimentiamo come la pioggia, improvvisa e violenta, abbia allagato tratti di campagna e causato anche qualche danno. È la stagione delle piccole piogge.

Durante il viaggio, sia dall’autostrada che in questa parte del percorso, possiamo notare dei magnifici baobab disseminati nel vasto territorio che stiamo attraversando. Arrivati a Meki siamo accolti nella casa del vescovo dove già sono presenti il Cardinale di Addis Abeba, il Nunzio apostolico e diversi Vescovi del paese. Ci sistemiamo nelle stanze, poi possiamo partecipare a una lunga preghiera nella vigilia della Dedicazione della cattedrale.

È sorprendente la presenza massiccia di fedeli, particolarmente in gran parte giovani, si recita il rosario quindi un sacerdote locale detta una lunghissima meditazione cui segue la processione con le candele accese. Al termine, dopo la benedizione, un numeroso gruppo di giovani rientra in cattedrale cantando accompagnati dai tamburi e danzando con grande gioia. Segue la cena con i vescovi già arrivati per la celebrazione di domani. Terminato il pasto, la delegazione trentina, si sofferma a chiacchierare nel soggiorno dove si trovano le stanze che ci ospitano.

Mercoledì 24 maggio: siamo al giorno grande e atteso dai cristiani di Meki. Il giorno della consacrazione della chiesa cattedrale. Per noi ospiti di questa Comunità la giornata inizia di buon mattino. A colazione ritroviamo Maria, una consacrata originaria di Barcellona. Con la sua piccola comunità vive nell’episcopio animando la scuola di cucina, la scuola di taglio e cucito, la scuola di parrucchiera e non da ultimo l’insegnamento della coltivazione dell’orto per rendere autosufficienti e autonome le famiglie del luogo.

La disponibilità di questa giovane donna, il sorriso che le splende sul volto manifestano la gioia di una vita donata per la gloria di Dio e la crescita dei fratelli. Consumiamo la prima colazione all’aperto avvolti da una natura lussureggiante ricca di frutti e di fiori di piante di caffè. Dopo la colazione è tempo di prepararsi al grande evento della celebrazione; arriva gente da ogni parte, si calcola che almeno 3000 persone si raccolgono dentro e, soprattutto fuori della Chiesa. Tutto è preparato con molta cura e con molta attenzione la celebrazione ha inizio con la preghiera liturgica dei vescovi e dei sacerdoti nella piccola chiesa che era la prima cattedrale. Concluso questo momento, si avvia la processione verso la nuova costruzione per poterla finalmente dedicare, per sempre, al culto di Dio.

Dai bambini più piccoli, vestiti con abiti bianchi preparati per l’occasione, agli adulti è tutto un popolo festante che celebra il Signore. Si snodano i vari momenti della consacrazione; prima all’esterno della cattedrale e quindi l’apertura delle porte e l’ingresso, segue la consacrazione dell’altare degli arredi liturgici. Culmine è la Celebrazione eucaristica. Per noi occidentali è una celebrazione che risulterebbe impensabile per le nostre assemblee, dura infatti oltre cinque ore, un tempo segnato dalla piena partecipazione con il canto, la danza e la preghiera di tutto il popolo. Nessuno da segni di insofferenza o di noia.

Il vescovo Luigi a nome della delegazione Trentino, verso il termine della celebrazione, fa dono al Vescovo locale e alla sua Comunità, delle reliquie del santo vescovo e martire Vigilio, affinché siano collocate sotto l’altare come dono di comunione. Inoltre è donato anche un reliquiario con un frammento del legno della Santa Croce.

Al termine della celebrazione, per il lavoro di volontari che si è prolungato per tutta la notte, è predisposto il pranzo per tutti. Dato il numero straordinario di convenuti sembra ripetersi la scena evangelica delle folle che seguivano il Signore. La delegazione trentina dedica il poco tempo che rimane prima del tramonto per una visita a un grande lago nelle vicinanze della città. Il percorso stradale è un’esperienza che fonde la modernità dei mezzi del nostro tempo e quella di un mondo ormai perso e dimenticato, ai grossi camion, ai suv e alle macchine si mescolano carretti trainati da asinelli, greggi di pecore e di capre e mandrie di cammelli.

Giovedì 25 maggio. Prima di lasciare la casa del vescovo di Meki, Maria ci mostra la scuola dove tiene i corsi di cucina, di cucito e di parrucchiera. Ci mostra anche l’orto dove si insegna a coltivare in modo razionale.

Possiamo inoltre vedere che accanto alla nuova Cattedrale sorge un grande centro scolastico che accoglie oltre 2000 studenti. Arrivano, a piedi e con vari mezzi di fortuna, dai bambini più piccoli della scuola materna fino agli adolescenti. Impressionante il numero dei ragazzi, restiamo sbalorditi per l’impegno della comunità cristiana.

Accompagnati dal vescovo di Emdibir lasciamo Meki alla volta della sua diocesi di rito copto. All’arrivo il vescovo Musie, OFM Cap., ci ospita nella sua casa e dopo il pranzo si fa amabilmente guida per farci conoscere la sua Chiesa. Ci porta anzitutto a visitare la sepoltura dei padri cappuccini trentini che nel 1935 fondarono la missione, ma che solo tre anni dopo furono trucidati, nella domenica delle Palme, da ribelli assassini. Erano i sacerdoti: fra Teofilo Mazzini da Villamontagna di 37 anni, fra Angelico Scarpa di Fornace di 31 anni e fra Pietro Griso da Samoclevo di 25 anni. Nonostante questo fatto terribile e doloroso, la Provincia religiosa dei Cappuccini trentini non abbandonò la missione, ma inviò forze nuove a proseguire l’opera di evangelizzazione.

Il vescovo ci fa poi visitare la sua Cattedrale molto curata e con un progetto iconografico che permette, anche ai più semplici ai più poveri, di leggere la storia della salvezza a partire dall’Antico Testamento al Nuovo fino al cammino della storia della Chiesa.

Ci accompagna quindi a visitare il centro pastorale per la formazione dei catechisti e degli operatori pastorali, in via di ultimazione. Facciamo quindi conoscenza della comunità delle suore che si occupano della scuola che ogni giorno accoglie 800 ragazzi di ogni provenienza e delle varie religioni, attente a favorire la crescita umana di questo popolo. Alcune delle suore operano nel campo medico. Restiamo colpiti dal dinamismo di questo vescovo e della sua Comunità.

A sera, con grande generosità è predisposta all’aperto una cena tipica del luogo, possiamo così conoscere anche alcuni sacerdoti che collaborano con il vescovo locale.

Venerdì 26 maggio la giornata si inizia con la celebrazione dell’Eucarestia in Rito copto a cui partecipa un gran numero di persone. La celebrazione è affascinante, ricca dei colori e dei segni propri del Rito particolare di questa Chiesa locale ed è animata dal canto presso che continuo. Ancora una volta restiamo ammirati per la numerosa presenza di fedeli e di giovani che partecipano con intensità alla preghiera. Al termine della celebrazione il vescovo Luigi, a nome della delegazione e della Chiesa Tridentina, fa dono al vescovo delle reliquie dei santi martiri d’Anaunia, Sisinio, Martirio e Alessandro.

Dono significativo, in questa missione sorta per l’impegno e lo zelo fino all’offerta della vita, dei Cappuccini trentini.

È ormai il tempo di riprendere la via del ritorno e il vescovo ci accompagna verso la Capitale, dove nella notte ci attende l’aereo per ritornare in patria.

Il lungo viaggio verso Addis Abeba offre al vescovo l’opportunità di farci visitare alcune realtà della sua Chiesa diocesana.

Cominciamo dalla tomba di padre Gabriele Sartori da Casotto (1901-1990) riconosciuto come il fondatore della Diocesi cattolica di Emdibir. Visitiamo la sua Chiesa e ci soffermiamo a pregare davanti alla sua tomba. Ancora oggi opera qui una comunità di padri cappuccini. È attiva una clinica, con la maternità, dove la gente è accolta e curata dalle suore conn premura e generosità. Abbiamo modo di visitare altre scuole e altre cliniche che la Chiesa locale sostiene. Il vescovo ci accompagna a conoscere anche un gruppo etnico che si trova ai margini della società a causa del colore più scuro della pelle. Anche in questo campo la Chiesa mostra il suo volto materno, educando i bimbi più piccoli a crescere insieme e formandoli nella scuola in modo che imparino la via dell’amicizia, della condivisione e della comunione per superare ogni barriera e ogni divisione.

È stupefacente il bene che si va realizzando con l’opera dei missionari delle missionarie e di giovani volontari che abbiamo modo di incontrare venuti fin qui per collaborare, nell’insegnamento della coltivazione della terra e in diversi ambiti.

Nelle scuole che visitiamo troviamo un grande numero di bambini e i più grandicelli si fanno maestri a loro volta per quelli più piccoli. Scuole e cliniche sono impegno primario animato dalla Comunità cristiana.

Riprendiamo la via verso l’aeroporto, ormai è tempo di ritornare a casa. Siamo arrivati in questa terra, segnata da contraddizioni e immense possibilità, all’alba e nel cuore della notte la lasciamo alzandoci sopra le nubi. Portiamo nel cuore questa gente e questa terra abitata da un popolo accogliente e buono, per ritornare alle nostre case. Un’esperienza che ha segnato i nostri giorni, distogliendoci da tante false ansie o preoccupazioni della vita moderna. Rimasto “dentro”, nel cuore, il sogno di una storia e di una vita che si deve rinnovare.

È rapido il grande aereo e concluso il volo, al mattino di sabato 27, ripiombiamo nella modernità, nella folla, nel caos e nell’opulenza dell’aeroporto di Fiumicino, ma dentro il cuore resta il ricordo, la nostalgia di una semplicità evangelica che deve essere riscoperta, di una condivisione che deve crescere, di una fraternità che nel nome di Dio deve germogliare per diventare segno del Regno che è già, ma che dobbiamo far fiorire.

Don Lodovico Maule

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