Scommessa sulla famiglia

Anche in Trentino la famiglia si sta frammentando, ma qui si è dato vita a un sistema integrato di politiche familiari, di cui i Distretti famiglia sono il frutto maturo

Assieme, è meglio. Semplificando, si può riassumere così il senso delle riflessioni e delle proposte che il Festival della Famiglia di Trento, giunto alla sesta edizione, mette sul piatto in questi giorni, fino al 2 dicembre. Dalla famiglia, cellula base della società, fino alle aggregazioni più ampie, comunitarie, il “fare rete” genera sviluppo, valore, innovazione: in una parola, produce crescita sociale e, si badi bene, anche crescita economica.

Investire sulla famiglia, in definitiva, conviene, per più ragioni. L’ha capito la Provincia di Trento, che nel 2011 si è data una legge (la n. 1 del 2011, appunto) per dare vita a un sistema integrato di politiche familiari, di cui l’Agenzia provinciale per la famiglia, la natalità e le politiche giovanili è il motore pulsante e che vede nei Distretti famiglia il frutto maturo, capace di valorizzare le intelligenze dei territori e di aumentare la coesione sociale.

Il Distretto famiglia rinforza il tessuto sociale delle comunità locali, rendendole “solidali, inclusive e partecipate da chi le abita e accoglienti per chi vi soggiorna temporaneamente”; e genera valore sul territorio “perché attinge alle risorse presenti per creare valore per il benessere della comunità”. Lo ha sottolineato nella sua pensosa relazione il sociologo Pierpaolo Donati, docente all’Università di Bologna, che ha aperto lunedì 27 novembre nella Sala delle Marangonerie del Castello del Buonconsiglio questa edizione del Festival, dando atto alla Provincia di Trento di essere all’avanguardia in Europa nel promuovere l’innovazione sociale. Una spinta innovatrice al cui centro c’è un modello che Donati ha chiamato “Progetto di benessere comunitario attraverso la famiglia”, una modalità organizzativa nuova, ha sottolineato, che in Trentino è promossa e alimentata dalla Provincia autonoma mettendo in pratica il principio di sussidiarietà come via maestra per realizzare la solidarietà sociale e che vede nella comunità locale una “rete di reti di relazioni” fra soggetti privati, pubblici, associazioni e famiglie, considerate, queste ultime, “non solo come destinatarie di servizi, ma soprattutto come co-produttrici del proprio benessere e di quello comunitario”. Certo, anche in Trentino, come altrove, la famiglia si sta frammentando. Ma in Trentino si è avuta la felice intuizione di “collegare i beni relazionali della famiglia con il bene relazionale collettivo della comunità”, recuperando – “è una necessità!” – le relazioni nell'ambito familiare come antidoto all'individualismo. Attenzione, però: non è lecito aspettarsi miracoli. Serve, ha ricordato nel successivo intervento Paola De Vivo, docente all’Università di Napoli, “pazienza istituzionale”, perché i frutti non si vedono nel breve e medio periodo: lo sviluppo, inteso non solo come crescita economica, ma anche come crescita qualitativa e del benessere della comunità, chiede tempo. Ma è certo che valorizzando le strutture che generano reti tra le famiglie e la comunità, incrementando gli scambi e le informazioni, si creano opportunità e servizi. Lo testimoniano le buone pratiche alle quali il Festival della Famiglia si preoccupa di dare visibilità e che suscitano l’interesse anche del Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei ministri, come ha riconosciuto la Capo Dipartimento Ermenegilda Siniscalchi, augurandosi che il Trentino collabori fattivamente alla stesura del nuovo Piano nazionale della famiglia.

Cosa possono fare le istituzioni, aveva provato a spiegarlo prima degli interventi di Donati e De Vivo il Presidente della Provincia di Trento, Ugo Rossi. “Proviamo a non lasciare sole le famiglie”, ha detto, il che non significa limitarsi ad offrire servizi e sostegni economici di varia natura (ultimo in ordine di tempo, il nuovo assegno unico provinciale che incorpora le risorse finora dedicate a reddito di garanzia, sostegno regionale al nucleo familiare, tariffe degli asili nido e invalidi e che interesserà 40 mila famiglie), ma soprattutto nell’affiancarle nel difficile compito “che è quello della sfida educativa quotidiana", nella conciliazione dei tempi di vita con i tempi del lavoro (“perché le relazioni familiari, con i figli, dovrebbero andare a scapito della produttività?”, si è chiesto: e in sala molti sono andati col pensiero all’attualissima vertenza del Sait, il consorzio di secondo grado della cooperazione di consumo trentina), senza trascurare la preoccupazione per la partita dell’integrazione (“qui è una linea di futuro per le nostre politiche familiari”). E’ qui la risposta al rischio di quell’“inverno demografico” paventato nel suo intervento da Gigi De Palo, presidente del Forum nazionale delle associazioni familiari. Con accenti preoccupati, De Palo ha ricordato che nel 2016 sono nati 12 mila bambini in meno rispetto al 2015 e che per invertire questa tendenza occorre varare una seria politica familiare accompagnata dal rilancio dell’immagine e del ruolo della famiglia.

Una centralità condivisa dal sindaco di Trento, Alessandro Andreatta (“la famiglia è una risorsa fondamentale per la società, un punto fermo”) e dal vescovo Lauro Tisi, che ha introdotto la sua riflessione con una provocazione: “Dicono che la famiglia è in crisi. Ma questa è la percezione. Io dico invece che, pur con tutti i suoi difetti, è la famiglia l’elemento più sano della società italiana, è il vero ammortizzatore sociale, il paracadute a cui ricorriamo quando siamo in difficoltà, il primo luogo dove sperimentiamo la fatica e la bellezza della relazione. Perché la famiglia ci insegna a sbagliare, a fare fatica, ma anche a ripartire insieme e ricominciare”.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina