Vale la relazione

Calato il sipario su “Educa”, il festival dell’educazione di Rovereto, il Comitato promotore fa una prima valutazione della manifestazione dedicata quest’anno ai rapporti tra scuola e famiglia. “Abbiamo colto una varietà di posizioni e indicazioni dai molti esperti intervenuti, ma tutti confermano la necessità di ripensare condizioni, strumenti e metodi della relazione tra insegnanti e genitori”, oggi messa in crisi da cambiamenti sociali, economici culturali, avvenuti in pochi anni, spiega la coordinatrice scientifica del festival, Paola Venuti. Molti gli appuntamenti con gli esperti da tutto esaurito, mentre le proposte della mattinata di apertura del festival dedicata alle scuole hanno registrato oltre 700 studenti di tutte le età. A questa decima edizione accanto agli enti promotori (Provincia di Trento, UniTrento e Comune di Rovereto) e al consorzio Consolida che lo organizza con FBK e Fondazione Demarchi, grazie al sostegno di Cooperazione trentina e Casse Rurali, hanno contribuito più di 60 enti tra istituzioni, associazioni, imprese, cooperative, centri culturali.

Il confronto con Eraldo Affinati e Mario Caroli, all’interno del festival, ha indicato ancora il sistema educativo di don Milani, come una possibile strada da percorrere all’interno della scuola di oggi. Eraldo Affinati, scrittore e professore di italiano, autore di numerosi libri (l’ultimo è “Via dalla pazza classe”) e fondatore della scuola Penny Wirton di Roma, ha parlato al pubblico roveretano di crisi etica, di integrazione e di relazione umana, portando numerosi esempi tratti dal suo ultimo libro ma anche dalla sua esperienza all’interno della Penny Wirton. “Gli studenti sono diversi e differenti nella scuola di oggi e il sistema scolastico non può trattarli allo stesso modo, misurando solo i risultati raggiunti”, ha affermato lo scrittore. “Come affermava don Milani quello che più conta sono i progressi raggiunti da ogni singolo alunno perché i punti di partenza, soprattutto in un sistema multiculturale, sono differenti”, ha ricordato il docente. “Cosa direbbe don Milani, oggi, delle prove Invalsi?”, ha continuato lo scrittore.

Il professore ha parlato anche dell’importanza di autenticità nell’adulto educatore: “All’interno di una crisi etica dove la deflagrazione del desiderio la fa da padrona, il professore è chiamato a vivere il precetto che enuncia, a fare i conti con se stesso, ad essere autentico perché l’adolescente ha bisogno di un adulto che abbia fatto una scelta”.

Mario Caroli, autore del recente libro “Con il vento di Barbiana. La scuola ‘rossa’ di Mori”, ha parlato del modello scolastico che fu adottato alla scuola media “Malfatti” di Mori, all’inizio degli anni Settanta. Anche qui fu l’esempio di don Milani a far riflettere un gruppo di docenti desiderosi di un cambiamento nella scuola e di un miglioramento della società.

Partendo da alcuni racconti tratti dal suo libro, ma anche dagli spunti lanciati da ex studenti in occasione della presentazione del testo, l’autore ha parlato di quell’esperienza, durata purtroppo solo pochi anni, dove si è puntato su un rapporto meno autoritario tra docenti e allievi, su un nuovo modo di fare scuola che potesse dare la parola ai ragazzi e puntare sulla conoscenza delle loro differenze, nell’ottica di una ricchezza per tutti.

Uno stile simile è utilizzato anche oggi all’interno della Penny Wirton di Roma (modello presente anche a Trento), dove non esistono classi, né registri, né voti. Gli allievi sono studenti immigrati provenienti da tutto il mondo e i loro insegnanti, uno per allievo, sono volontari, spesso anche studenti di altri istituti scolastici. Insegnanti che diventano a loro volta allievi quando l’apprendimento si trasforma in un dialogo su realtà di mondi differenti, quando l’insegnante, magari ripetente in altri istituti, scopre nella relazione che le sue competenze possono essere una ricchezza per l’altro.

“La vera integrazione non nasce da grandi progetti, ma è possibile lì dove si crede nella relazione umana”, ha concluso Affinati.

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