“Adam”, un racconto intimo che risana e rigenera

Si intitola “Adam“, titolo curioso per un film scritto e diretto da una regista marocchina. Lei è Maryam Touzani, nata a Tangeri nel 1980, al suo primo lungometraggio dopo due corti e un documentario da cui è stato tratto un film. E non credo si tratti di un tributo alla coproduzione franco-belga, per promuovere il film in Occidente; c’è una sintonia con la cultura occidentale che va al di là del titolo e attraversa il linguaggio cinematografico della regista. Non a caso, scorrendo la sua biografia, troviamo che ha studiato a Londra ed ha esordito da giornalista nel campo della critica cinematografica. Questo per presentare un film che è assolutamente nord-africano per ambientazione, tematica e cultura, ma al tempo stesso valica con disinvoltura il Mediterraneo e tiene lo spettatore avvinto allo schermo. Eppure la narrazione è minimale e quotidiana, costruita attorno ad un elemento canonico: la giovane Samia è incinta ma non sposata; sola e lontana dal villaggio natale dove non può ritornare nelle sue condizioni, vaga per le strade di Casablanca in cerca di lavoro e di una sistemazione che le permettano di portare a termine la gravidanza. La troverà presso una giovane vedova che mantiene se stessa e la figlioletta facendo la panettiera…

Il film racconta la relazione di aiuto reciproco che lentamente, tra chiusure ed aperture, diffidenza e prossimità cresce tra le due donne e trasforma la vita ad entrambe.

È un racconto intimo, Adam, che si svolge all’interno delle mura domestiche, ma affaccia pure sulla pubblica via, come la bottega di Abla, la fornaia. Un racconto che non ha bisogno di molte parole per comunicare la ricerca di una via femminile di autodeterminazione in un contesto ancora rigidamente patriarcale e penalizzante – ma è un eufemismo – per la donna. Basta una battuta di Samia che in realtà è una semplice constatazione per dire tutto, con la forza di una rivendicazione: “ben poche cose appartengono alle donne”. Allo stesso modo, la regista non ha bisogno di gridare le emozioni per farne le protagoniste di un film intimo, sommesso e risonante, capace di mettere in scena una relazione di cura reciproca che opera su entrambi i lati della relazione, l’accudita e l’accudente. Risana e rigenera. Mette in condizione di seguire la propria strada con maggior consapevolezza e fiducia.

Presentato a Cannes nel 2019, sezione Un certain regard, Adam (che per inciso è il nome del bambino che viene alla luce), è arrivato nelle sale italiane nel giugno scorso e ora l’edizione in dvd permette una fruizione più ampia. Da non perdere.

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