Alcol, esiste la quantità “giusta”?

Non è certo il vino che allunga la vita né tanto meno l’alcol in esso contenuto

Dott. Noro, qual è la sua posizione rispetto al consumo di vino in un anziano, ultrasettantenne. Qual è la “giusta” misura, se esiste?

Lettera firmata

La questione è rilevante e, come vedremo, porta a ridimensionare notevolmente il consumo di vino se non quasi a dubitare, come scrive il lettore, che esista una giusta quantità di vino da bere.

Come medico, benché non astemio ma nemmeno esperto enologo, capace di magnificare le qualità del vino, non posso nascondere la realtà del problema. In molte riviste si legge che un bicchiere di vino fa bene, non solo per l’umore, anche per la salute e che sia un supporto per invecchiare nel miglior modo possibile. Nelle risposte dei centenari alle domande su quale sia l'elisir di lunga vita emerge che costoro consumano una dieta frugale e bevono un bicchiere al giorno di rosso. Il vino può quindi sembrare un toccasana. Ma non è certo il vino che allunga la vita né tanto meno l’alcol in esso contenuto, il quale è d'altronde il nocciolo del problema posto dal lettore. Il vino non fa male solo se consumato in minime quantità. Il segreto quindi sono la moderazione e l’assunzione durante i pasti. L’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, nelle sue Linee Guida per una sana alimentazione, in accordo con l’Organizzazione  Mondiale della Sanità, consiglia, alle persone sopra i 65 anni che non vogliono rinunciare al piacere di bere, di non superare i 12 g di alcol al giorno e cioè un bicchiere di vino da 125 ml, al 12% di gradazione alcolica (corrispondente ad una Unità Alcolica), senza distinzioni tra uomini e donne.

Si scrive anche che in Italia, diversamente da quanto accade nei Paesi anglosassoni o del nord Europa, la cultura del bere alcolici sia tradizionalmente moderata e legata ai riti del pasto o della socialità conviviale. Ma i dati cambiano molto a seconda delle regioni: nella nostra i dati di consumo di alcol sono in crescita e destano allarme soprattutto tra i giovani ma non solo. Anche tra gli anziani il consumo di vino e l’eccesso di alcol rappresentano davvero un tema di rilevante importanza sociale e sanitaria. Questi soggetti sono tra i più a rischio, anche se se ne parla troppo di rado. Dal Ministero della Sanità emerge che un over 65 su due alza troppo il gomito, esponendosi a rischi per la propria salute, a maggior ragione quando si è in presenza di malattie croniche, modificazioni fisiologiche età-dipendenti, frequenza ad abituali terapie farmacologiche. Il comportamento a rischio più diffuso tra gli anziani è il consumo abituale al di fuori dei pasti o ripetitivo (come bere un “bicchierino” ogni sera nella speranza di dormire meglio), causati spesso dalla mancata conoscenza dei limiti da non superare. Certo un consumo moderato e consapevole e quindi responsabile, è del tutto compatibile con la vita personale e sociale delle persone. Bere invece senza sapersi controllare o bere nel momento o nel luogo non opportuno, o per motivazioni sbagliate significa bere in maniera non responsabile. Ed è chiaro che ciò che preoccupa è l’abuso, l’allontanamento dal bere responsabile. Il consumo di alcol negli anziani è un problema sovente nascosto dove i segni di un’assunzione dannosa sono confusi con i sintomi generici dell’invecchiamento. Il problema andrebbe sondato più a fondo, alla ricerca di quelle che possono essere le cause e le ricadute per la salute, in considerazione anche del fatto che un terzo degli alcolisti diventa tale dopo i 65 anni. Con l’avanzare dell’età si diventa più suscettibili agli effetti dannosi dell’alcol: a parità di consumo alcolico, gli anziani raggiungono più elevati livelli di concentrazione di alcol nel sangue e hanno una minore tolleranza agli effetti negativi legati all’assunzione. L’interazione con i farmaci frequentemente assunti dagli anziani fa il resto. Alcol e farmaci rappresentano un binomio pericoloso: in concomitanza con l’assunzione di farmaci comuni tra cui antidolorifici, antibiotici, prodotti per l’insonnia e psicofarmaci il consumo di alcol andrebbe evitato per non modificare l’effetto del farmaco in senso riduttivo o accrescitivo.

L’abuso alcolico è da considerare un fattore di invecchiamento prematuro. Certamente produce alterazioni a livello cerebrale che riducono, a lungo andare, la memoria, la capacità di pensare e di programmare. Secondo una ricerca delle università di Londra e Parigi, consumare quotidianamente 36 grammi di vino (2-3 bicchieri) per dieci anni accresce l'invecchiamento di molte funzioni cognitive di circa 10 anni. Ai dieci anni di invecchiamento "naturale" se ne aggiungerebbero 10 causati dall’alcol contenuto nel vino.

Si sa poi che il binomio fumo ed alcol è a lungo termine un moltiplicatore straordinario di rischio di tumore e va completamente eliminato. A prescindere dai rilevanti effetti diretti sui diversi apparati, le condizioni di vita dell’alcolista anziano sono particolarmente difficili per quanto riguarda la possibilità di mantenere la propria salute. Le aree di rischio correlate comprendono il pericolo di cadute con successive fratture, la malnutrizione, l’isolamento sociale e la mancanza di cura della persona. Ricordandomi di non essere astemio debbo riconoscere che piccole dosi di vino rosso potrebbero avere effetti positivi, poiché prevengono la comparsa di malattie cardiovascolari (infatti aumenterebbero il cosiddetto “colesterolo buono”) e perché diminuirebbero l’ansia cui molti anziani vanno incontro per le loro stesse condizioni di vita. Sapere che il vino a piccole dosi può fare bene non deve far indulgere verso atteggiamenti permissivi che aprano la porta ad abitudini deleterie o peggio ai superalcolici. Analogo discorso vale anche per gli aperitivi e gli amari-digestivi.

È chiaro ancora una volta come sia importante prevedere programmi per una migliore preparazione agli aspetti psicologici e sociali che accompagnano l’invecchiamento e il momento della pensione, quando cioè si può avvertire un certo smarrimento di fronte al dilatarsi delle giornate e alla perdita di un ruolo sociale. Molière nel 1660 diceva “Grande è la fortuna di colui che possiede una buona bottiglia, un buon libro, un buon amico” a conferma che trovare un ambiente fatto di stimoli relazionali e di impegno, unito ad un buon uso del tempo libero, è il segreto per non cadere nella prigione rappresentata dall’abuso alcolico.

*gerontologo e geriatra

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