Anche le viti piangono

Anche le viti piangono. Foto Giuseppe Michelon

Da più parti arriva il grido, quasi di allarme, di lettori preoccupati perché le viti del giardino di casa come quelle del piccolo vigneto familiare coltivate in pochi ceppi per farsi il vino da sé, dopo la potatura, dicono, che la linfa grezza esce dalle ferite recenti sul fusto, sulle branche e sui tralci.  Diciamo subito che le viti non corrono alcun pericolo e che per il viticoltore professionale la cosa è ormai diventata una costatazione consueta e tradizionale che ogni anno si rinnova circa un mese prima dell’inizio del germogliamento, cioè del risveglio primaverile delle gemme.

Ogni anno quindi possiamo dire che veramente le viti…piangono e non certo per il dolore delle ferite, ma solo per questioni fisiologiche e naturali.

Questo comportamento però, va sottolineato, non è esclusivo delle vitis vinifera. Anche altre piante si comportano allo stesso modo come ad esempio, l’acero del Canada, il comune carpino o corniolo e betulla e tante altre che manifestano questa sintomatologia quando, le temperature sono in risalita dopo i rigori invernali e danno il là alla ripresa vegetativa e quindi ad una nuova stagione vegetativa.

La goccia (linfa) che si materializza nei punti di taglio chimicamente è una soluzione acquosa di sali minerali, cationi e anioni come potassio, calcio, cloro, ferro, alluminio, silicio, oltre a molte sostanze organiche tra le quali glucosio e fruttosio, tracce di saccarosio, gomme, amminoacidi e soprattutto acidi carbossilici (acido malico, tartarico, ossalico e succinico). Ci sono poi anche vari enzimi. Va ricordato tuttavia che la composizione di questa linfa grezza varia a seconda delle annate agrarie, del periodo stagionale e perfino delle ore del giorno, senza tralasciare poi le specie e le varietà.

Il pianto delle viti a primavera. Foto Giuseppe Michelon

I tecnici dicono che in relazione alla vigoria delle piante, la quantità di liquido emesso da ogni ceppo di vite può risultare molto variabile, passando da 70 centimetri cubi per le viti deboli, a basso fusto, ed arrivare a 2-3 litri in individui robusti e di notevole vigoria e sviluppo.

Ma vediamo di rispondere alla domanda usuale in questi tempi: “Quali sono le cause di questo fenomeno?”. È oramai accertato che esso è dovuto al notevole apporto ascensionale di liquidi nutritivi, assorbiti dal terreno dall’apparato radicale, a volte molto liquidi e diluiti: in pratica si verifica lo sgombero definitivo dei vasi legnosi da eventuali materiali occludenti (tecnicamente detti “Tille”). Molti sono preoccupati che la perdita comporti un indebolimento generale della pianta, con conseguenti riflessi negativi, non solo sulla vigoria dei ceppi, ma anche sulla quantità e qualità della prossima vendemmia.

Ebbene tranquilliziamo subito tutti. Anzi, prima di tutto, nel dire che il fenomeno è assolutamente normale e naturale per la pianta; poi, nel caso di viti molto vigorose, può addirittura rappresentare uno spontaneo rimedio di normalizzazione. Del resto nemmeno su viti di medio vigore il pianto non risulta dannoso come, a prima vista potrebbe sembrare. È probabile che, affinché si determini l’inizio del fenomeno, la temperatura del terreno ad una profondità stabilita debba aver raggiunto un valore minimo, variabile a seconda di una miriade di fattori, ma soprattutto delle varietà. In proposito tuttavia le opinioni degli esperti di ampelografia non sempre concordano.

Il pianto delle viti a primavera. Foto Giuseppe Michelon

Al momento in cui le gemme schiudono il pianto diminuisce rapidamente, poi risulta più abbondante di notte che di giorno ed infine poco dopo cessa totalmente e la vite allora è completamente “in succhio”. Uno dei metodi per evitare o ridurre il pianto, a detta di autorevoli studiosi, è quello di procedere alla potatura qualche tempo prima del suo probabile inizio, in modo da dar modo ai “tilli” e alle produzioni gommose di chiudere i vasi linfatici e cicatrizzare le ferite da taglio. L’accorgimento è fattibile per poche viti, ma praticamente irrealizzabile nella viticoltura intensiva.

In ultima quindi nessun problema se le viti piangono: la pergola di fraga che abbellisce il giardino o si arrampica sulla parte di casa regalando la sua ombra in estate e i suoi dolci e succosi grappoli in autunno continuerà a farlo anche negli anni a venire.

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