“Aperto, europeo, plurilingue”

I cento anni del documento che sancisce la divisione del Tirolo storico. L’autonomia responsabile e partecipata come antidoto ai sovranismi e ai nuovi nazionalismi

Celebrazioni senza botti a Bolzano per il centenario della firma del trattato di Saint-Germain-en-Laye, col quale si disegnavano i nuovi confini meridionali dell’Austria. È il documento che sancisce la divisione del Tirolo storico, l’atto di nascita della questione altoatesina. Senza botti perché si tratta pur sempre del ricordo di una decisione controversa, “di un’ingiustizia che non diventa giustizia solo perché sono passati cento anni”, come ha voluto sottolineare il capitano del Tirolo Günther Platter (un’affermazione accolta da una silenziosa indifferenza, si direbbe, quasi ad affermare che sì, è vero che il tempo non cancella l’ingiustizia, tuttavia quel tempo intanto è passato e oggi si vorrebbe poter guardare avanti).

Radicate nel presente e proiettate nel futuro le parole del presidente altoatesino Arno Kompatscher. Nell’introdurre l’opuscolo che racconta gli eventi di cent’anni fa attraverso la voce dei tre gruppi linguistici del Sudtirolo, scrive: “I tanti avvenimenti dolorosi che hanno caratterizzato la storia dell’Alto Adige, tra fascismo, nazismo e opzioni, hanno dimostrato quali possano essere le drammatiche conseguenze delle ideologie nazionaliste. Ora sta a noi imparare la lezione impartitaci dai fatti avvenuti negli anni successivi al 1919. Tanto più adesso, in un periodo nel quale si tende a rafforzare i confini e a mettere in dubbio il valore di un’Europa unita nelle proprie diversità”.

L’autonomia responsabile e partecipata come antidoto ai sovranismi e ai nuovi nazionalismi. “A cento anni di distanza da Saint-Germain – scrive Kompatscher – il mio auspicio è che la nostra autonomia, capace di tutelare le minoranze e promuovere la pacifica convivenza, possa essere da esempio per altre regioni europee. Alle nuove generazioni vogliamo lasciare un Alto Adige aperto, europeo e plurilingue, un Alto Adige che sia ‘Heimat’ ma che sappia anche aprirsi al mondo, un Alto Adige che ha imparato dagli errori del passato e che guarda con fiducia al futuro”.

“Bisogna riconoscere che la nostra terra – ha detto Arno Kompatscher nel pomeriggio del 5 settembre, Giornata dell’autonomia – da un certo momento in poi ha avuto anche fortuna. Alludo alla fortuna che siano arrivate ad avere responsabilità di governo, persone dotate del coraggio del compromesso”.  Il presidente altoatesino ha sottolineato che l’autonomia si fonda sul concetto di responsabilità e ha evocato per il futuro un’ispirazione che provenga dai valori che hanno ispirato i suoi predecessori: pace, uguaglianza, giustizia, “valori che devono essere collegati ai concetti di solidarietà e rispetto”. La sfida rappresentata dalle migrazioni che hanno portato e portano in Alto Adige molte persone di diverse nazionalità “ci pone l’obiettivo – ha aggiunto – di rafforzare la coesione sociale e indirizzare lo sviluppo economico in modo che sia ecologicamente sostenibile”. E tutto questo non va fatto, dice Kompatscher, rivendicando diritti di precedenza, “non America first, non ‘prima gli italiani’, ma tutti insieme”.

Con i cento anni del trattato di St. Germain l’evento “100 80 50 Futuro-Memoria” ha ricordato gli ottant’anni delle Opzioni del ’39 e i cinquant’anni del Pacchetto (1969), un compromesso virtuoso. Lo storico Carlo Romeo, in apertura del pomeriggio, aveva spiegato il significato di questa parola, “compromesso”: significa promettere insieme. Rinunciare tutti a qualcosa per guadagnare tutti qualcosa di più.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina