Belle presenze e… anime sporche

I lettura: Deuteronomio 4,1-2.6-8;

II lettura: Giacomo 1,17-18.21b-22.27;

Vangelo: Marco 7,1-8.14-15.21-23

http://youtu.be/36firt5sJvs

Un sintomo di progresso al giorno d’oggi è senz’altro la cura, la sollecitudine per l’igiene: le persone amano andare in giro pulite e in buon ordine. Anche chi fa un lavoro che sporca, la sera quando rientra a casa ci tiene a darsi una ripulita. Una delle raccomandazioni più ricorrenti da parte dei genitori ai loro bambini è quella di lavarsi le mani prima di mettersi a tavola. Quando poi si va al supermercato a fare la spesa, certi prodotti (tipo frutta e verdura) bisogna maneggiarli con i guanti. Insomma, viviamo in una cultura che all’igiene tiene moltissimo.

Anche tra gli ebrei c’è sempre stato chi ci teneva moltissimo: scribi e farisei soprattutto. Ci tenevano non per l’amore dell’igiene in se stessa, ma per ragioni religiose: erano convinti che l’osservanza di certe regole igieniche avesse a che fare con l’autentica religiosità, per cui – insegnavano – se sei sporco o trasandato, non sognarti nemmeno di pregare. E scribi e rabbini avevano moltiplicato e codificato quelle regole, facendole credere importanti quanto i comandamenti, se non di più. Alcuni discepoli di Gesù non ci badavano molto, anche perché erano semplici pescatori di professione, o poveri, interessati a tutt’altro che alle finezze di certo galateo religioso. “Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione e prendono cibo con mani immonde?”. Questa domanda, probabilmente presuntuosa e sprezzante da parte dei farisei, manda Gesù su tutte le furie: “Ipocriti! Le vostre tradizioni, i vostri codici di comportamento, per voi valgono più dei comandamenti di Dio! Voi lo onorate con le labbra ma il vostro cuore è lontano da lui!”. Il vangelo non dice come abbiano reagito i suoi interlocutori, anche perché Gesù – infervorato, se non addirittura adirato per quella questione – volta loro le spalle e si rivolge alla folla: “Ascoltatemi tutti e intendete bene” … E’ strano, è eccezionale questo modo di esprimersi da parte sua: appare addirittura agitato, pare di sentirlo gridare con tutta la forza che ha in corpo. “Non c’è nulla fuori di voi che possa contaminarvi… E’ ciò che c’è in voi, nel vostro cuore, che può rovinarvi in maniera irrimediabile… Lì si annidano le intenzioni cattive (e qui Gesù fa un elenco che sembra quasi una diagnosi: una di quelle che fanno i medici, solo che invece che adoperare parole incomprensibili come fanno di solito i medici, usa un linguaggio che tutti sono in grado di capire). Nel cuore delle persone si annidano … “prostituzioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza”. Queste cose cattive vengono tutte dal di dentro. Son queste che sporcano, cioè rovinano l’uomo in modo irreparabile.

Gesù Cristo non è nè pro nè contro l’igiene: non gli interessa. Che tu ti lavi 10 volte al giorno o una volta soltanto, son fatti tuoi. Lui è venuto per qualcosa di più importante: mettere un po’ d’ordine nelle cose che stanno a cuore alle persone. E come sempre accade, anche questa pagina di vangelo è ben lungi dall’essere superata. Sì, è vero: scribi e farisei non ce ne sono più, ma le manifestazioni di ipocrisia e di neo-fariseismo sono tutt’altro che scomparse. Il dare eccessiva importanza a cose che non la meritano, togliendola ad altre che la meriterebbero davvero, cos’altro è? Gli esempi non mancano (banali, se si vuole, ma allorchè si confonde ciò che è importante con ciò che non lo è affatto, è proprio nella banalità che si guazza). Quando ci si cura dell’armonia “cromatica” del proprio abbigliamento più che della personale armonia con Dio e con il prossimo, cos’altro è se non espressione di neo-fariseismo? Quando la sollecitudine per la salute supera di gran lunga quella per la vita interiore, non si rischia di trovarsi invischiati in qualcuno di quei mali che il vangelo denuncia? In tal caso non c’è medico che possa guarire, neanche a pagamento! Ben venga l’igiene che induce a curare la pulizia del corpo, a lavare e lucidare le automobili, a ritinteggiare l’appartamento…ma se tutto questo è alibi alla malvagità che può annidarsi nel cuore, allora è davvero l’ipocrisia a insudiciare l’esistenza. E non c’è igiene che la possa ripulire. Che valore può avere la Fede in tal caso? È ridotta a religiosità esteriore, farisaica appunto. Come meravigliarsi allora se è così scarsamente influente, se ha così poco mordente nella società, nella cultura? Siamo noi a renderla inefficace, irrilevante, perché la nostra familiarità non è con il Signore, ma con la mentalità, con le logiche di questo mondo. Certo, non tutto è da disprezzare (ci mancherebbe!), ma una scala, una distinzione chiara tra ciò che è prioritario e ciò che è secondario sì, ci vuole. Prioritari per noi sono gli insegnamenti di Dio. Il resto è tutto secondario. Anche perché – se intendiamo vivere anziché limitarci a vegetare – è di quegli insegnamenti che viviamo, ci è ricordato anche in questa Domenica: “Ascolta, Israele, le leggi e le norme che ti insegno… perché tu le metta in pratica, e viva!”.

Sì, ha rischiato grosso Dio nel volerci suoi testimoni. Testimoni nel senso di riflettere con la nostra vita il suo volto. Se siamo ipocriti, gli facciamo fare brutta figura, nessuno lo accoglierà. Se cercheremo di essere coerenti, quel volto apparirà attraente, desiderabile. Insomma, checché se ne dica, siamo noi i responsabili della bella immagine di Dio a questo mondo.

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