Boris, il pesciolino che non invecchia

Era il 2020 quando, inaspettatamente, tra le ondate della pandemia, siamo stati travolti dalla seconda ondata del successo di Boris, la serie tv capace come nessun’altro di svelare il dietro le quinte della produzione televisiva e cinematografica italiana.

Uscite tra il 2007 e il 2010, le prime tre stagioni, prodotte ai tempi da Fox, sono infatti tornate in auge quando, in pieno periodo Covid, sono sbarcate su Netflix, conquistando così una nuova fetta di pubblico, più giovane, in aggiunta a quella già larga di fedelissimi, che da un decennio sperava nel ritorno sul set di un cast che ha fatto la storia della serialità nostrana.

Ora, complice anche questa seconda giovinezza, la speranza è diventata realtà, e, questa volta grazie all’interesse di Disney+, il pesciolino rosso che dà il titolo alla serie è finalmente tornato a prendere il suo posto dietro la macchina da presa.

Tanto è cambiato nel mondo della produzione televisiva in questo decennio: alla “Rete” pubblica è subentrata la più internazionale “Piattaforma”, mentre a prendere le decisioni sui contenuti non sono più i funzionari nominati dalla politica ma un volubile e politicamente corretto algoritmo.

L’ironia e il cinismo nel descrivere il mondo dorato della cinematografia sono però rimasti gli stessi delle prime stagioni, grazie al talento dei due sceneggiatori e registi della serie, Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, ai quali una brutta malattia ha portato via il genio di Mattia Torre, che aveva firmato le precedenti tre stagioni e ritorna, come presenza costante, anche in questa quarta.

Lo stesso è, anche, l’efficacissimo cast, capitanato da Francesco Pannofino, nei panni del regista René Ferretti che si deve confrontare con le bizze delle due star, adesso anche produttori, Stanis e Corinna (Pietro Sermonti e Carolina Crescentini), e con le problematiche di un set “molto italiano”, dove spiccano i personaggi ormai storici di Corrado e Caterina Guzzanti, Antonio Catania, Paolo Calabresi e Ninni Bruschetta.

Il pretesto per ricomporre il gruppo di lavoro che, dieci anni fa, aveva dato vita alla leggendaria fiction “Gli occhi del cuore”, è la produzione di una serie ispirata alla vita di Gesù, per cui si unicono, alla produzione, gli oggi sposi Stanis e Corinna, e la Piattaforma internazionale.

Squadra che vince non si cambia, e tra imprevisti, equivoci e capricci delle star partono le riprese della serie nella serie. Tono e ritmo non fanno rimpiangere quelli delle prime stagioni, mentre ai vecchi tormentoni se ne aggiungono di nuovi, altrettanto efficaci.

Non un’operazione nostalgia, Boris 4 è più una divertente rimpatriata, una riuscita fotografia che ci mostra come siamo diventati 12 anni dopo, con gli stessi difetti e gli stessi problemi, e con la stessa voglia di riderci su.

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