C’era una volta una pagina bianca…

Molto spesso le idee (apparentemente) più semplici sono anche le più valide. Cosa c’è di più facile che costruire una storia, facendola costruire a chi la sta leggendo? È questa l’idea di fondo di “Una storia molto in ritardo” (Terre di Mezzo).

A prima vista questo albo illustrato può sembrare quasi banale, ma è ad un occhio attento che si svela la sua intelligente complessità.

L’inizio è dato da un incipit tradizionale e innovativo allo stesso tempo: “C’era una volta una pagina bianca .” E la pagina bianca c’è veramente. Incuriosito il lettore non può che girarla, mentre nella sua testa si crea un movimento intenso di curiosità, di attesa, di aspettativa.

Seconda doppia pagina: ecco apparire cinque personaggi alquanto strani, un coniglietto ed un orsetto, facili da identificare, gli altri meno. A questo punto non si notano ancora, ma più avanti saranno di fondamentale importanza lo zainetto sulla schiena del coniglietto e gli occhiali indossati dall’animaletto marroncino. I cinque sono disorientati.

Si rendono conto dopo un po’ che sono in un libro, ma non sanno perché, concordano solo sul fatto che che devono aspettare la storia. La storia, però, non arriva. Ecco dunque che il coniglietto, rimasto solo sulla pagina di sinistra, vuole rompere la monotonia dell’attesa e propone, senza successo, un gioco. Nessuno lo asseconda, ma lui non si perde d’animo, si siede, apre lo zainetto e tira fuori dei colori. Inizia a disegnare: un albero, delle foglie, degli uccelli, un dinosauro rosa. Pagina (di sinistra) dopo pagina (di sinistra) il libro comincia a riempirsi di una storia, quella che il coniglietto insieme al lettore vogliono raccontare. Per opposizione, sulle pagine di destra continua la monotonia del fondo bianco e degli altri animaletti poco intraprendenti e piuttosto brontoloni.

Finchè l’esuberanza dei disegni del coniglietto non comincia a sconfinare nella pagina di destra e, volenti o nolenti, tutti i personaggi vengono coinvolti dai sempre di nuovi dettagli colorati che riempiono le pagine seguenti. Ma non è finita qui: le ultime due pagine sono vuote e sopra campeggia la scritta “C’era una volta una pagina bianca”.

Non è un albo illustrato “normale”, non è neanche un vero e proprio albo illustrato senza parole, è un lavoro che li congloba con un risultato nuovo, inaspettato, intrigante e divertente.

Come i personaggi, anche il lettore rimane spiazzato all’inizio. Poi ha una doppia possibilità: può rimanere inerte e passivo come i quattro animaletti di destra, oppure inventarsi qualcosa, come il coniglietto: i bambini di sicuro optano in questo senso e guardare con loro questo libro diventa un gioco interesante.

Le storie si moltiplicano a ogni lettura e nessuno rimane escluso perché la circolarità dell’albo dà opportunità a ciascuno di raccontare la sua versione e poi, volendo, anche di disegnarla su un grande foglio bianco.

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