Ciliegie, quante varietà. Ed è vero: una tira l’altra!

La destra Adige ieri e oggi

Non sono più così numerose come un tempo, ma si fanno notare in primavera quando è il momento della fioritura. Sono le piante delle vecchie varietà di ciliegie che, dimenticate ai confini degli appezzamenti e lungo i muri di pietra delle strade vicinali, ancora trovano spazio nel paesaggio rurale della destra Adige in Vallagarina. Negli anni ‘50 del secolo scorso – le foto storiche lo testimoniano – l’intera valle si colorava di bianco, offrendo uno spettacolo naturale meraviglioso. La ciliegia fu per alcuni decenni la protagonista principale dell’economia agricola della zona, tanto da indurre i suoi produttori nel 1954 ad associarsi in consorzio, l’Unione Produttori Agricoli di Brancolino e Marano. L’abbondante raccolta (fino a 1.600 quintali, si legge sui registri di carico del Consorzio), che impegnava le famiglie contadine dalla fine di maggio fino ai primi giorni di luglio, trovava un’adeguata remunerazione nei mercati delle grandi città italiane.

“Una tira l’altra”, si dice a proposito delle ciliegie; vale anche quando si “snocciolano” i loro nomi: cornale, durase, morete, martignana, Bella Italia, sandre, costasavina, cardinal, marasche, ferrovia, visciole, van, marosteghe, duroni di Vignola. Ciascuna di queste varietà è raccontata con aggettivi diversi: piccole e dolcissime le morete; grosse, rosse, quasi nere e croccanti i duroni; giallo/bianca la buccia e la polpa della marostegana; acide le visciole (se ne traeva un vinello leggero); aspre ed aromatiche le marasche. è un gran peccato perdere un patrimonio così ricco! E allora che sia almeno l’acquolina per sapori che non possiamo più apprezzare a trattenerci dal tagliare le piante madri superstiti e a incoraggiarci alla loro conservazione e propagazione.

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