Come in un film

Maite Carranza – tranduzione di Francesco Ferrucci

“Come in un film”

Il Castoro, 2019

192 p. – € 13,50

Età di lettura: da 11 anni

Tutti i giorni, o quasi, purtroppo, assistiamo in televisione ad episodi in cui famiglie, per grandi problemi, generalmente legati alla perdita del lavoro da parte dei genitori, vengono sfrattate dalle loro case e sono costrette a vivere in situazioni precarie, con l’aiuto dei servizi sociali e delle persone generose. Che uno di questi possa diventare argomento per un romanzo rivolto ai ragazzi è cosa insolita, ma assolutamente possibile. Anzi, generalmente, i libri migliori, sono proprio quelli onestamente centrati sulla realtà quotidiana fatta di momenti positivi e di altri più difficili. Maite Carranza, autrice catalana, ha avuto l’idea e la capacità di scrivere una storia come questa e il risultato è “Come in un film” (Il Castoro), con il quale ha vinto il Premio Vaixell de Vapor 2016. È la storia di Olivia, di suo fratello Tim e di sua madre, ex attrice di successo, che perde il lavoro e cade in depressione. La famiglia pian piano finisce in povertà: prima viene staccata la luce, poi il riscaldamento, nessuno paga le rate della scuola e, infine, stanno per essere sfrattati dal loro appartamento. La ragazzina prende in mano le redini della situazione che è molto più grande di lei, ma con l’aiuto di alcune buone persone, riesce a farcela. La preoccupazione maggiore di Olivia è il fratellino, che vuole proteggere dal dramma e, per far ciò lo convince che stanno girando un film segreto e che quando avranno finito, tutto tornerà come prima. Olívia non demorde, non cede alla disperazione, sa che se vogliono che qualcosa cambi, devono essere loro a trovare il finale perfetto per questo film. Attorno ai protagonisti principali di questa storia ruotano diversi personaggi sia adulti, sia bambini e il racconto è corale, a più voci, da punti di vista diversi, voci ora sagge, ora dolci, ora serie e severe, ora ingenue, ora ottimiste.

Anche se si tratta di una storia in cui si possono cogliere moltissimi spunti di riflessione e in cui emergono diversi temi, il romanzo non è né artefatto, nè pedante. La narrazione è quasi sempre scorrevole e mantiene un ritmo abbastanza sostenuto. La prosa è dinamica, adatta ai ragazzi e godibile per gli adulti. In alcune parti, soprattutto quelle che riportano le riflessioni di Olivia e di Mammafatou, la donna del Gambia che si prende cura dei due ragazzini, il livello del contenuto e della scrittura si alza notevolmente. La trama segue un crescendo di sfortunate circostanze fino al punto di svolta del ricovero in ospedale della madre e del pericolo che i due ragazzini vengano affidati ad un istituto. Da qui in poi pian piano spuntano le soluzioni, finché, alla fine, tutti i pezzi vanno a posto, anche quelli mancanti.

Un libro che non cade mai nel dramma assoluto e offre un’ironica visione sulle situazioni, rendendole adatte anche ai ragazzini. Impossibile non pensare a “La vita è bella” di Roberto Benigni. Peccato per la copertina che, rispetto a quella dell’edizione in lingua originale spagnola, è abbastanza fuorviante e molto meno attinente al contenuto della storia, cui non rende onore.

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