Con il piccolo Algis sul “treno degli orfanelli”

La copertina del libro di Jurga Vile “Haiku Siberiani”

Un bel modo di fare memoria. Anche di un momento difficile della storia mondiale come l’occupazione sovietica delle repubbliche baltiche. Lo ha pensato e realizzato in “Haiku Siberiani” (Topipittori) Jurga Vile, figlia di Algis Vile, un bambino lituano deportato in Siberia con la sua famiglia e il resto del suo villaggio per non aver festeggiato all’arrivo dei russi. Ha collaborato con lei l’illustratrice Lina Itagaki, anche lei lituana. Insieme hanno lavorato in grande sintonia realizzando una graphic novel, premiata nel 2018 come miglior libro per ragazzi in Lituania e candidata, tra i migliori lavori, al premio del Festival di fumetti di Angouleme 2020.

Jurga da tempo cercava il modo di dare risposte ai suoi figli sull’esperienza del nonno e della nonna e, al contempo, trovare anche per sé una spiegazione a quelle vicende. Quella vissuta da suo nonno non è una storia semplice da raccontare anche per la difficoltà di trovarne il significato. E’ la storia di un intero villaggio caricato su un treno e portato lontano in un posto povero, fuori dal mondo, un posto freddissimo e inospitale, dove anche poche patate gelate erano un tesoro. E’ la storia di come queste persone, tra privazioni, crudeltà dei soldati russi, patimenti e morti, sono sopravvissuti tenendo vivi i legami tra loro e la loro dignità di essere umani. D’aiuto è stata la “bellezza”, la bellezza delle parole, della poesia, della musica, del canto, la bellezza dei fiori e dell’amore per qualcuno o per qualcosa.

Questa graphic novel presenta una perfetta intesa tra testo e realizzazione grafica: un’originale scelta e combinazione di fumetti, testi scritti, illustrazioni e lettere in corsivo con calligrafie diverse per i diversi mittenti.

Un libro intenso e leggero allo stesso tempo in cui il tema drammatico che ne è al centro, è trattato con delicatezza e ottica positiva. Accanto alle difficoltà e alle tragedie di questi deportati, adulti e bambini, emergono, infatti, la solidarietà tra di loro, la vicinanza con le persone buone che hanno incontrato sul posto, la voglia di riscatto senza violenze e la fiducia in un giorno migliore, sorretti sempre dalla speranza e dal pensiero dei cari morti, delicatamente rappresentati come “spiritelli” attenti alle loro vicende e pronti a dar loro sostegno fino al giorno in cui i bambini, saliti sul “treno degli orfanelli”, hanno potuto ritornare in Lituania.

Un libro da cui partire per riflettere su quel fatto storico ben preciso e sulla storia in generale, sul rapporto tra uomini e nazioni, sul coraggio della disperazione e sulla speranza. E alla fine una pagina bianca per scrivere ognuno il proprio haiku, la propria breve poesia per trovare un appiglio nella tragedia, per esprimere una gioia, per mantenere vivo un ricordo.

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