Con il piccolo Peter una buona storia in cui ritrovarsi

La copertina del libro di Ezra Jack Keats “Peter nella neve”

I libri per l’infanzia dominano la top ten dei volumi più prestati di sempre della Public Library di New York e in testa alla classifica resa nota in occasione del 125° anniversario della sua fondazione, c’è “The Snowy Day” di Ezra Jack Keats, portato per la prima volta in Italia lo scorso novembre da Terre di Mezzo con il titolo “Peter nella neve” nella sua collana “I classici”. E di un classico, infatti, si tratta non solo perché è uscito nel 1962 facendo innamorare subito lettori e critica, ma perché è veramente una dolce storia che supera ogni barriera di tempo e di spazio, e la cui portata, ancora oggi, è maggiore di quanto possa sembrare.

La vicenda è quella di Peter, un bambino di colore, che una mattina si sveglia e vede dalla finestra la città tutta imbiancata. La sua sorpresa è grande e niente lo ferma: indossata la tutina rossa, esce in strada e incomincia a giocare con la neve. Se ne mette anche una piccola palla in tasca. Tornato a casa, mentre si riscalda con un bagno, racconta le sue avventure alla mamma e continua a ripensare a quanto bello è stato stare fuori. Prima di andare a dormire controlla la neve nella tasca che, ovviamente, non c’è più. Peter è triste e si addormenta sognando la neve sciolta dal sole. Ma al risveglio il sogno svanisce e la neve è ancora dappertutto. Felice, il piccolo, esce di nuovo e chiama il suo amico per avventurarsi insieme nella città innevata.

Tutto qui? Non proprio. Questo albo illustrato è un vero capolavoro. La capacità artistica innovativa di Ezra Jack Keats, con la sua particolare tecnica mista di collage di carte di vario tipo e pittura e il suo modo interessante di gestire i contrasti di colore per narrare la storia, accompagnano l’idea rivoluzionaria per gli anni ‘60 di scegliere un bambino nero come protagonista, il primo nella storia degli albi illustrati. E la scelta non aveva nessun secondo fine, se non quello di raccontare una bella storia. Ciò che dà forza a questo lavoro, poi, è anche la semplicità del testo e, soprattutto, il fatto che Peter è un bambino vero che si comporta sulla pagina come ogni bambino, di colore e non, si comporta nella realtà.

Leggere questo libro e mostrare le sue figure ai bambini della scuola materna in una giornata d’inverno è stato come offrirgli la loro storia: tutti si sono sentiti Peter, in lui si sono riconosciuti e con lui hanno camminato nella neve, fatto gli angeli per terra e costruito un pupazzo. Le buone storie sono quelle in cui i lettori possono ritrovarsi: questa è una di quelle.

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