Con l’immaginazione nelle vite degli altri

La stagione teatrale promossa dal Comune di Lavis offre, sabato 26 febbraio, l’incontro con uno dei più classici atti unici di Luigi Pirandello, “L’uomo dal fiore in bocca”.

Lo spettacolo rappresenta da un lato, la proposta sempre attuale e interessante di un classico del grande scrittore siciliano, dall’altro una lettura in chiave fresca. La piéce , in alcune presentazioni, viene preceduta da una divertente lezione-semiseria in cui si immagina che Tedeschi debba sostenere un esame, prima di affrontare il personaggio al centro de “L’uomo dal fiore in bocca”.

Deve dimostrare a due personaggi, pirandellianamente fuggiti dalle rispettive opere per investigare sul suo operato, di poter essere anch’egli “personaggio”. E con questo pretesto coinvolge il pubblico in una sorta di “lezione” sui temi dell’essere e dell’apparire, su come le maschere contengano il seme della follia. L’intento è che gli spettatori si lascino trasportare, abbandonando i preconcetti di noia spesso associati al teatro “classico”, e disponendosi così ad assistere con animo assolutamente sgombro al notissimo atto unico.

Al momento non sappiamo se anche a Lavis sarà proposto questo simpatico prologo.

Tornando all’atto unico “L’uomo dal fiore in bocca” è un semi-monologo di grande intensità: Corrado Tedeschi ne è affascinato fin dal periodo della formazione in Accademia e in questo allestimento, agile ed elegante, dà prova di tutto il suo talento teatrale impersonando la quieta disperazione del protagonista.

La piéce ha la sua ambientazione all’esterno del caffè di una stazione. È notte ed un “pacifico avventore” che ha perso il treno della sera, lascia trascorrere il tempo sorseggiando una bibita mentre aspetta il convoglio successivo, che passerà di primo mattino.

Un altro cliente comincia a parlare con lui, con un’insistenza crescente, ironica e disperata al tempo stesso, quasi una confessione, dimostrando una straordinaria capacità di cogliere fino in fondo i più piccoli aspetti della vita quotidiana, di “aderire con l’immaginazione alla vita degli altri”: spera in questo modo di sentirla “sciocca e vana” poiché per lui presto quella piccola vita quotidiana non ci sarà più… Giunge presto infatti alla tragica rivelazione del suo male senza scampo: quel “dolcissimo” epitelioma (il fiore in bocca del titolo) che la morte gli ha lasciato in dono.

Anche se in parte la sua fama è derivante dal piccolo schermo, Corrado Tedeschi ha sempre frequentato il teatro e negli ultimi anni ha convinto pubblico e critica in spettacoli come “Io l’erede” e “L’hotel dei due mondi”.

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