Con noi sempre, ma per via…

I lettura: Atti 1,1-11;

II lettura: Ef 4,1-13;

Vangelo: Mc 16,15-20

Quando un libro finisce, di solito si conclude anche la storia che racconta. Ma con il vangelo non accade: anziché finire con il libro, qui la storia comincia… “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura”…Detto questo, il Signore Gesù fu assunto al cielo e sedette alla destra di Dio. Essi (cioè i discepoli) allora partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore Gesù operava insieme con loro”. Ecco la nuova storia che comincia. No, non se n’è andato il Signore. Non s’è messo a riposo. L’idea dell’Ascensione come di Gesù Cristo che abbandona questo mondo è tutta da scartare. Ha aperto la via del cielo invece: ci ha mostrato così che il senso della nostra vita non è vivere su questa terra per poi marcire in un cimitero. Se davvero siamo figli di Dio, noi siamo fatti per il cielo. Quello sopra le nostre teste – limpido e azzurro, oppure nuvoloso e plumbeo – è solo il simbolo di ciò. È come se avesse aperto uno squarcio in una parete che ci teneva chiusi in un guscio soffocante, o avesse fatto saltare una cappa che gravava sopra le nostre teste… Ha squarciato davanti ai nostri occhi l’orizzonte di Dio, e ci ha assicurato: Ecco, d’ora in poi quello sarà il vostro punto di riferimento.

No, non era necessario che se ne andasse da noi per questo. È un modo nuovo di stare con noi quello che ha inaugurato: più vantaggioso e più fecondo di quello che realizzò in Palestina 2000 anni fa. Infatti, a partire dall’Ascensione, egli può essere presente dappertutto. Con l’unico diversivo che se prima era da solo a portare avanti l’avventura del Regno (“Il Regno di Dio è vicino… il Regno di Dio è in mezzo a voi…”), ora quell’avventura vede come protagonista lui e come collaboratori i discepoli insieme a lui. Tutti. “Andate e proclamate il mio vangelo a ogni creatura…”: ecco il compito che affida. Cosa voglia dire “proclamare il vangelo a ogni creatura” è senz’altro da chiarire. Non significa necessariamente prendere in mano un microfono e fare un discorso, perlomeno non è questo l’unico modo di “proclamare il vangelo”; forse non è nemmeno il primo. Vuol dire piuttosto comunicare una notizia, ma tanto bella e importante che non la si può assolutamente tenere per sé. (Vi è mai capitato di non riuscire a tacere una bella notizia?). C’è chi lo fa a parole, ma c’è chi lo fa con il linguaggio dei gesti, degli atteggiamenti, di comportamenti che – lo si vede – scaturiscono da una carica interiore molto forte. Forse le prediche più convincenti, gli annunci del vangelo più credibili, sono proprio quelli che tutti abbiamo occasione di fare, in un’infinità di circostanze normali.

Ma c’è ancora un interrogativo che non si può eludere: se Ascensione non è assenza, ma nuova presenza di Gesù Cristo tra noi, come percepirla? A quali condizioni? Basta rileggere tra le righe del brano in questione per avere la risposta: “Andate in tutto il mondo e proclamate il mio vangelo a ogni creatura… Essi – cioè i discepoli – allora partirono e predicarono dappertutto, mentre Lui – Gesù – operava insieme con loro…”. Se operava insieme con loro, questa è la prova che non si era allontanato. Non è affatto assente. Sì, ma attenzione: erano viandanti quei tali con i quali operava, non erano sedentari.

Chi affermasse che Gesù Cristo non c’è più, o che è rimasto relegato nel passato, accuserebbe indirettamente se stesso: dimostrerebbe di essere un “discepolo sedentario”, che non vive la sua esistenza come un dono e un compito affidatogli, ma come un bene da gestire e godere da solo. Che testimonianza del vangelo potrebbe mai dare costui? Ma soprattutto, come potrebbe percepire all’interno del suo guscio chiuso la presenza di Colui che nemmeno il sepolcro ha potuto trattenere? È solo “per via” ormai che si può trovare il Signore. Se ci diventa familiare l’idea che se siamo a questo mondo è per lasciarvi un segno positivo (pur piccolo, se si vuole); se non ci è estraneo il pensiero che la nostra vita, quale che sia, è una missione affidataci da Gesù Cristo, allora probabilmente sperimenteremo la sensazione di non essere affatto soli a tirare la carretta…

Ci accorgeremo finalmente che il Signore Gesù non si è affatto allontanato da noi, se ci rendiamo disponibili a lasciar trasparire qualcosa del suo vangelo dai nostri gesti, dalle nostre conversazioni, dai nostri atteggiamenti. Sì, infatti, di disponibilità si tratta: non è questione di opere o assumere comportamenti per i quali non ci sentiamo affatto “tagliati” (apparirebbero sofisticati, mentre noi saremmo considerati tutt’al più degli eccentrici: chi ci crederebbe?). Disponibilità, solo disponibilità: a far nostra la convinzione che è davvero con noi il Signore e a permettergli di contare su di noi come meglio crede per proclamare il suo vangelo a ogni creatura. Non occorre nemmeno aggiungere che anche la vita allora prende altro colore, altro sapore.

Smettiamo pertanto di pensare che la sua Ascensione abbia segnato il suo distanziamento o il nostro abbandono da parte sua: ci ha aperto la via del cielo per dare senso e orizzonte alla nostra vita di ogni giorno, non per allontanarsi da noi. È con noi per sempre: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” ha promesso. E Gesù Cristo è galantuomo. Non si smentisce.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina