Coronavirus, “In Brasile il peggio deve ancora arrivare”

Pouso Alegre – Al centro, il religioso pavoniano padre Andrea Callegari, originario di Lisignago, che opera nel settore educativo e della formazione professionale con l’Associação das Obras Pavonianas de Assistencia, che gestisce la Scuola Professionale “Delfim Moreira”. – 2020

Da Pouso Alegre, nello Stato di Minais Gerais in Brasile, la testimonianza del religioso pavoniano padre Andrea Callegari, originario di Lisignago, che opera nel settore educativo e della formazione professionale con l’Associação das Obras Pavonianas de Assistencia, che gestisce la Scuola Professionale “Delfim Moreira”.

La presenza del coronavirus ci ha messi tutti in ginocchio e ci ha ricordato che siamo poveri e indifesi e che probabilmente solo la fede in questo Dio che guida la Storia diventa l’unica speranza. Tuttavia tutta questa esperienza dolorosa ha dimostrato pure che nella nostra bella Italia ci sono tante persone buone e disponibili a rischiare la propria vita per aiutare e servire quelli che si trovano in difficoltà e nella solitudine: che bella testimonianza veramente “pasquale”. Per tanti di noi che siamo obbligati a stare in quarantena, chiusi in casa, credo che valgano le parole lette sul bollettino parrocchiale del mio paese, Lisignago: ”…chiediamo al Signore che questa solitudine che viviamo ci aiuti a comprendere la solitudine di Gesù che ci dice ‘ restate qui e vegliate con me’”.

Vengo alla situazione del Brasile. Pur con qualche contraddizione politica e difficoltà organizzative, i governatori dei vari Stati della federazione brasiliana hanno decretato l’isolamento, seguendo l´esempio dell’Italia, anche se il presidente Bolsonaro era contrario. Il problema è che, mancando un coordinamento, ciascuno ha deciso a modo suo, creando discrepanze sociali e mettendo numerose famiglie sul lastrico, perché migliaia di persone svolgono un’attività informale. Chiudendo industrie, attività commerciali, scuole e attività sociali e religiose, molti bambini che a casa non hanno da mangiare perdono pure la possibilità del pasto a scuola e patiscono la fame.

Nel nostro Centro sociale Pavoniano abbiamo proseguito i corsi professionalizzanti fino al 20 marzo a pieno vapore con varie nuove proposte molto apprezzate dalla gente semplice e povera, come il corso base di cucito a macchina che in questi giorni di quarantena costituirà un’utile attività in casa per produrre qualcosa di utile, ad esempio le mascherine chirurgiche che qui non si trovano, e guadagnarsi qualche soldo per vivere.

Il ministero del Lavoro dello Stato del Minas Gerais a gennaio ha scelto la nostra Istituzione per farci avere una decina di macchine nuove per il corso base di cucito: abbiamo così rinnovato le nostre attrezzature e sentito la presenza concreta del governo locale che valorizza il nostro lavoro tra la gente semplice.

Abbiamo lanciato con l´aiuto di una imprenditrice un nuovo corso per l’avviamento di impresa, aperto ai nostri alunni, molto partecipato.

A febbraio abbiamo iniziato le attività educative con i bambini, ampliando il progetto per quelli provenienti dai “bairros” (quartieri) più poveri della città. Questo progetto, avviato l´anno scorso insieme al Comune, è stato un successo e quest’anno l’abbiamo riproposto, a fronte anche delle numerose richieste delle famiglie di questi quartieri, preoccupate che i propri figli restino sulla strada; abbiamo ampliato il numero degli iscritti. Lo Stato del Minas Gerais, che l´anno scorso aveva creato difficoltà per la realizzazione del progetto, quest’anno mi ha chiesto di riprendere a pieno ritmo questo lavoro, tanto necessario per le famiglie.

Purtroppo, quando abbiamo iniziato con entusiasmo il nostro lavoro, è arrivato il coronavirus. E, come in Europa, anche qui all’inizio di marzo tutte le scuole e le attività sociali sono state chiuse per decreto del governatore, quando ancora i numeri dei contagiati erano piuttosto bassi. Per quello che posso capire dalla situazione europea, il problema del coronavirus da noi si farà pericoloso tra qualche settimana. Gli ospedali pubblici brasiliani, che per la gente semplice già funzionano poco in tempi normali, entreranno in collasso perché hanno pochi posti letto in terapia intensiva; se la pandemia si diffonderà nelle favelas, salterà l’isolamento familiare, perché le casette delle favelas sono inadatte.

Come vedete, la situazione non è facile anche dalle nostre parti, anche se il peggio non è ancora arrivato!

Come in Italia, il nostro vescovo ha chiuso tutte le attività religiose. Obbligato a stare in quarantena da un paio di settimane, mi dedico a scrivere progetti e a pensare come uscire indenne da questa crisi che metterà alle strette tante istituzioni che vivono alla giornata. Le mie risorse economiche calibrate per un anno normale, improvvisamente diventano insufficienti per arrivare alla fine di un anno così tribolato. Siamo nelle mani della Provvidenza! Che il Cristo Risorto sia fonte di Luce e Pace e tanta speranza. Ricordiamoci a vicenda nella preghiera

(Padre Andrea Callegari, religioso pavoniano, opera a Pouso Alegre in Brasile)

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