Corporeità (di Dio)

Un Dio puro Spirito che si contraddice con una divina Materia. Ma perché?

Padre, in te nessuna materia. Purissimo spirito. Così pure il Figlio e lo Spirito.

Comprendo la tua gioia di creare dal nulla qualcuno che scoprisse di te l’Amore e in te la felicità. E siamo noi.

Ma ogni Padre sogna un figlio con le proprie caratteristiche, i propri gusti, la propria fisionomia. Vedere se stesso nel figlio.

E pure Tu hai affermato: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza”. Ed invece ti sei smentito. Ci hai fatti diversissimi. Ci hai fatti di carne da una polvere creata per noi. Alla caccia quotidiana di cinque pani e due pesci… Tutto meno che puri spiriti. Signore, perché? Distrazione? Errore? Eppure la strada era già tracciata. Angeli dovevi farci: Tu purissimo spirito! Come mai questa deviazione stradale? Come mai hai guardato il tuo essere purissimo spirito e ci hai fatto materia? E di conseguenza tutta la creazione è materia e il tuo stesso Verbo Divino, per rintracciarci, ha dovuto assumere corporeità? Da dove questa digressione, contraddizione, questo allungamento che mi pare inutile, del tragitto?

Come Angeli ti avremmo capito con un solo sguardo. Saremmo stati fatti e finiti senza pericolo di guasti, di restaurazioni, di mete da raggiungere, di compiti non fatti, senza tempo, senza spazio, senza passioni disordinate, senza cecità e traviamenti, senza conflitti tra noi, senza delusioni subite, recate a Te agli altri a noi stessi. Senza le tue trepidazioni per la nostra salvezza, senza fallimenti, senza solitudini e più di tutto senza sofferenze, malattie e morte.

Questo il tuo Dna divino doveva insegnartelo senza neppur bisogno di un attimo di incertezza. Angeli illuminati, sedotti, incantati di Te dal primo loro esistere, che non avrebbero avuto altro da fare se non cantare la tua grandezza e la loro gioia.

Invece no! Ti Dimentichi di essere Energia, Pensiero, Volontà benefica e inventi una, anche da te non sperimentata, Materia. Lanci nello spazio corpi celesti, e sulla crosta terrestre corpi vegetali o animali o razionali, con i loro movimenti misuri il tempo, altro estraneo per te, ti obblighi e ti affidi alle inclinazioni professionali, agli innamoramenti, alle culle, ai raccolti, ai progressi delle scienze e delle arti, alle competizioni, alle forme virali, ai funerali e ai passaggi alla vita eterna. Occorreva questa complicazione? E tu perché l’hai voluta?

Senza dubbio c’era in Te la ammirevole qualità, divenuta poi tutta germanica, di inoltrarsi nel complicato ma non doveva esser armonizzata con il gusto oggi mediterraneo di evitare fatiche non essenziali?

E così è stato perché l’hai voluto. Nasce il cosmo e quindi lo spazio. Nasce l’uomo e quindi il tempo misurato. E pretendi di chiamarci figli: sommessamente perché ci hai creati , clamorosamente perché fratelli del tuo Figlio pure Lui, conseguentemente, incarnato.

E ci dici: Crescete e moltiplicatevi e prendetevi cura della Terra. Agli Angeli non l’avresti detto perché non ci sarebbe stata nessuna Terra e neppur bisogno di prendersi cura di niente o predisposizione all’artigianato. Nessun problema di cinque pani per cinquemila migranti. Nessuna Pearl Harbor con contorni alla Hiroshima e Nagasaki. Nessuna lobby neocapitalista, con benevolo lasciapassare reaganiano e tatcheriano, che ci tolga le stagioni, l’aria, l’acqua, i ghiacciai e le città costiere.

Corpus Domini! Grande Corpo il tuo, Signore. Non solo l’Ostia santa nell’ostensorio o le briciole di eucaristia che condividiamo a fine messa, non solo il Corpo del tuo Figlio seduto alla tua destra, bensì tutta la gioiosa o dolente carne umana che si avvicenda sulla superficie terrestre e persino, in certo modo, le foreste, gli oceani, le montagne e le galassie che hai voluto per la tua sposa Umanità. Un Dio puro Spirito che si contraddice con una divina Materia. Ma perché? E perché ti sei obbligato, come Padre, ad una costante creazione in continua evoluzione; come Verbo ad una liberazione nella carne; come Spirito di amore ad una trasformazione di noi nella fatica della storia personale e universale? “Tutta la natura geme in attesa” ci hai detto. E noi ansimiamo rincorrendo l’evoluzione del Creato, delle stagioni della storia, dei nuovi bisogni di generazioni che crescono, si moltiplicano e riempiono fin troppo la terra, i vantaggi delle nuove scoperte con i loro impegnativi effetti collaterali. Scopriamo nuovi segreti dell’atomo e della psiche, della sessualità e della pace, del valore della persona e perfino del messaggio evangelico e poi non sappiamo come gestirli.

Sei davvero un difficile Amico ed un Dio inesplorato. Ma almeno rispondimi a qualcuno di questi “perché?” che ti ho gridato dietro! Hai avuto pazienza con Giobbe e con Agostino, pazienta un poco con questo pulcino zoppo, nella stoppa!

Emerge una quasi risposta. “Nelle tue domande trovi già la risposta (dice forse il Signore). Non volevo essere il solo a creare, il solo a donare. Perché tu fossi mio figlio a mia immagine e somiglianza volevo che tu avessi una tua responsabilità di scegliere e di continuare la mia opera. Gli Angeli sarebbero solo capaci di contemplare e di lodare. Son dovuto passare per la Materia perché tu non fossi un passivo beneficiario del mio dono ma potessi elaborarlo e restituirlo come tuo. Ti ho fatto creatore di te stesso assieme a me, dopo di me. Sto contemplando il mondo come tu lo evolvi con le tue incertezze, errori e successi. Gli Angeli mi avrebbero restituito tutto, apprezzato, ma intonso. Sto osservando con trepidazione, curiosità e paterno orgoglio quanto tu, come erede, ti prendi cura, in mezzo a mille errori, della mia opera. E per questo occorreva che tu fossi materia nello spazio e nel tempo. E non potevo, neppure io, fare altrimenti! E non potevo fare altrimenti perché solo in un Corpo offerto potevo donarti il mio Figlio primogenito e trasmetterti così, nel modo supremo, la mia natura divina. Ti ho fatto, nella materia, così diverso da me per farti più simile a me. – Caro salutis cardo = La carne è il cardine della salvezza -. Mi sono spezzato come un pane. Per spezzarmi avevo bisogno di essere corpo! Va a fa’ egualmente”.

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