Dio appaga i nostri desideri

L'appagamento del nostro desiderio, vero e bello, è una promessa di Dio

Forse il mese di settembre ci racconta più degli altri il trascorrere del tempo. Dopo l'estate si ritorna al "travaglio usato", all'abitudinario passaggio dei giorni tra fatiche e soddisfazioni, affanni e rincorse, sempre alla ricerca di un vago, cioè indefinito, appagamento. La luce del dì si fa più breve, mentre al mattino l'aria più fresca, a tratti già pungente, ricorda che siamo arrivati alla soglia dell'autunno. Ecco, come ogni anno, inevitabile, la sensazione dell'avvicendarsi repentino delle stagioni che corrono e si inseguono per andare chissà dove. Fugge il presente, mutano le consuetudini e ogni giorno sembra di perdere qualcosa. Passa la giovinezza, poi l'età adulta, piena di impegni che non lasciano il respiro, poi arriva la vecchiaia, anche se oggi non vogliamo più chiamarla così. Amici e persone care non ci sono più.

Se alziamo lo sguardo oltre il nostro piccolo orizzonte, vediamo incombere sopra di noi le generazioni passate, secoli e secoli di uomini e donne come noi che vissero, amarono, sperarono, ebbero dubbi e perplessità, si affidarono a Dio oppure si fermarono, scettici e timorosi, davanti al mistero del mondo. Millenni trascorsi, miriadi di culture diverse, persone come noi. Esse hanno creduto in verità magari lontane dalle nostre, hanno cercato sinceramente l'incontro con il sacro concretizzato nell'effigie di una qualche divinità, ora per sempre dimenticata. E poi i credenti in Cristo che hanno varcato i confini della loro terra per portare il lieto annuncio oppure quelli che si sono addormentati alla luce della fede: anche per loro il tempo è passato. Che cosa rimane di tutto questo? E dell'universo per il quale la nostra vita è perduta polvere dentro gli infiniti spazi? Difficile trovare risposte. Difficile capire il senso della vita, il perché di questa realtà a cui siamo così legati, ma che dovremo inevitabilmente lasciare.

L'intuizione del sovrannaturale ci fa dire che tutto in fondo sembra avvolto in un abbraccio ulteriore. Esiste un qualcosa che ci precede. A cui tendiamo. Da cui dipendiamo. Il nostro essere uomini, a prescindere da ogni cultura, fede ed epoca storica in cui si è vissuti, implica questa tensione verso un altrove non chiaramente definibile ma comunque molto presente, molto concreto. In maniera spesso confusa l'uomo cerca la felicità, ma essendo libero a volte crede di trovarla laddove invece non sperimenterà altro che un'ulteriore desiderio. La felicità implica il bisogno di migliorare se stessi. Non saremo mai però ciò che desidereremmo essere: staremo sempre a metà strada, sulla soglia di un altro desiderio, ancora in cerca, mai arrivati alla vetta. In questo senso l'uomo è superiore (o diverso, stranamente avulso) a tutte le altre cose presenti nell'universo. Possiede dentro di sé quella che potremmo definire scintilla di eternità, voglia di infinito. Tuttavia la morte – corollario inevitabile del trascorrere del tempo – sembra dire la parola fine sulla possibilità stessa di poter essere quello che vogliamo/dobbiamo essere: felici , liberi, capaci di amare ed essere amati, amici degli altri, in grado di capire il perché delle cose.

Alcuni decenni fa, come Leopardi nell'Ottocento, lo scrittore francese Albert Camus descriveva l'uomo come perennemente in scacco, come un errore della natura che lo aveva generato libero. Infelice, certi momenti disperato, ma libero. Camus trovava in questo stato anche la dignità dell'uomo. Sicuramente per chi ritiene che la morte abbia l'ultima parola, è arduo comprendere il perché del nostro desiderio di andare oltre noi stessi. Anche il credente in Dio però si trova in questa vita a lottare, a condurre la buona battaglia contro la sfiducia, il peccato, l'idolatria senza avere la pretesa di capire tutto. L'appagamento del nostro desiderio, vero e bello, è una promessa di Dio. Non importa forse in che cosa hai creduto, quale religione hai professato: Dio perdona, cioè accoglie, giustifica, destina al suo regno, chiunque abbia seguito la propria coscienza. Nel passato tantissimi uomini hanno seguito la propria coscienza (magari non chiamandola in questo modo) e per questo non saranno dimenticati da Dio.

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