Don Franch, il contagio del Vangelo e dell’unità

Don Silvio Franch, colto in una sua tipica espressione concentrata, durante la Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace a Riva del Garda nel 1994 (foto Gianni Zotta)

Sono passati già vent’anni da quel Giovedì Santo – 12 aprile 2001 – segnato dalla notizia della scomparsa (al Santa Chiara, dopo un’operazione chirurgica) di don Silvio Franch, propulsore del cammino ecumenico e prete dalla gioia contagiosa. In questi giorni l’abbiamo ricordato perchè assieme a Chiara Lubich fu dichiarato presidente emerito della Conferenza mondiale delle Religioni per la pace riunita a Riva del Garda nel 1994 (c’era anche il teologo Hans Küng, scomparso a 93 anni la scorsa settimana). “Don Franch contava più di un cardinale allora…” ci ha detto un amico, osservando che in quegli anni il suo ruolo di “regista dell’unità” era apprezzato da patriarchi e rabbini, pope e imam.

Ha scritto per questo ventennale il suo braccio destro Alessandro Martinelli: “Don Silvio rimane vivo nelle sue parole, nelle sue passioni, nelle sue storie. Rimane vivo nel suo continuo cercare, nella curiosità oltre ogni confine, nel suo non aver mai voluto cedere alla mediocrità, alle mezze misure. Don Silvio rimane vivo in tutte quelle donne e quegli uomini che non smettono ancora di vivere nella libertà e nell’autenticità”.

L’anniversario sarà ricordato a metà giugno a Cloz, suo amato paese natale, ed a settembre alla Campana dei Caduti, suo luogo simbolico prediletto.  Qui ci piace “rivederlo” anche negli atteggiamenti spontanei durante la prima trasferta diocesana in Russia a metà aprile 1990: commosso dalle preghiere di un’anziana a San Pietroburgo, entusiasta di poter avviare una collaborazione nella terapia degli alcolisti, determinato ad avvicinare il patriarca a Roma, prima ancora che a Trento.

E poi le sue battute folgoranti, fissate al funerale nella sintesi dell’amico mons. Piergiorgio Piechele: “Don Silvio ci ha insegnato che la vita è  bella. Anzi, che è un gioco meraviglioso. E’ stato un bambino poeta, un profeta di Dio. Il carisma di contagiare gli altri di Gesù, con la gioia, è di pochi. E lui ce l’aveva. Solo una Chiesa gioiosa, come quella che ci ha insegnato don Silvio, può essere serva degli uomini di oggi”.

 

 

 

 

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