“Donna, grande è la tua fede”

Is 56,1.6-7;

Sal 66;

Rm 11,13-15.29-32;

Mt 15,21-28

«È dei nostri», ci sentiamo dire talvolta quando chiediamo informazioni su una persona poco conosciuta.

Questa risposta mi ha sempre insospettito e anche oggi continuo a sollevare riserve nei riguardi di chi giudica le persone, ritenendole più o meno affidabili a secondadella loro appartenenza politica o religiosa. In particolare, in ambito ecclesiale quest’espressione suona ancora più stonata, quando la si usa per distinguersi in quanto aderenti a un movimento o a un’associazione. Non dovremmo mai dimenticare che l’unica “marcia in più” ci è data dal Battesimo, che ci rende discepoli del Signore, appartenenti a quella grande famiglia che è la Chiesa.

Non è stato certo facile per Israele, il popolo eletto da Dio, aprire le sue porte agli sconosciuti, agli stranieri. Nella prima lettura di questa domenica il profeta Isaia dimostra di aver superato questa mentalità ristretta, quando annuncia un Dio accessibile a tutti: “Gli stranieri, che hanno aderito al Signore…, li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera”, che “si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli”. Ogni persona, che apre il suo cuore al Signore e che accetta di entrare nella sua amicizia, osservando i suoi comandamenti, può ottenere la salvezza e stare al suo cospetto.

Nel vangelo Gesù è avvicinato da una donna pagana, da una cananea. È una madre disperata, sua figlia “è molto tormentata da un demonio”figlio di Davide”.

Il Signore ci stupisce per la sua inusuale durezza: la ignora e non le rivolge neppure una parola. I discepoli intervengono e gli chiedono di esaudirla, visto che non desiste e gli grida dietro il suo dolore. Egli, risoluto, risponde: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». Anche per Gesù c’è stata una gradualità nella comprensione della sua missione, ossia se limitare l’annuncio al solo popolo d’Israele o estenderlo al mondo intero. Questo grande enigma affliggerà anche i primi cristiani: ci vorranno il fuoco dello Spirito e la caparbietà di san Paolo, per diffondere il messaggio cristiano all’intera umanità!

Quella donna, dunque, è disposta a tutto pur di salvare sua figlia. Si percepisce un tutt’uno con quella creatura che ha generato: sente le sue sofferenze incise nella sua carne, sono fitte di dolore, che risveglianoin lei gli spasmi insopportabili del travaglio, come se dovesse partorirla una seconda volta. «Signore, aiutami!» lo supplica la donna che, senza saperlo, si fa voce dell’intera umanità, oppressa dall’antica maledizione, sfinita dai dolori del parto (cfr. Gen 3,16). Chiede aiuto, invoca la salvezza, “istruendo” Cristo sulla sua missione universale di liberare l’uomo dall’antico giogo del peccato.

«Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini» le risponde il Signore. C’è una grazia per “i nostri”, per chi calpesta la terra degli eletti, per chi si sa già protetto dalle sacre mura del tempio e non va dilapidata con gli altri, i senza Dio, i pagani, i cani.

«È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Parole apparentemente dimesse, in realtà così coraggiose da convincere Cristo, che ribatte: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri».

Gesù finalmente capisce che il Padre l’ha mandato nel mondo a sbriciolare grazia, salvezza e amore anche a chi è escluso dal tempio, perché non condivide o nemmeno conosce la purezza della fede e l’osservanza diligente delle norme morali. Quella cananea ha una fede grande, perché ha intuito chi è Dio, ha varcato la soglia del suo cuore e ha scoperto i suoi segreti: il suo amore incondizionato per ogni persona; la sua capacità di entrare nella vita di ognuno e di farsi carico dei suoi bisogni più profondi e delle sue sofferenze più laceranti.

Chiediamo al Signore il dono di uscire dai nostri recinti, di avventurarci sulle strade del mondo, per incontrare “gli altri” con cuore libero, mai prevenuto: avranno colore della pelle, religione e costumi diversi oppure saranno semplicemente i nostri vicini di casa, che anche per causa nostra non credono più nel “nostro” Dio .Lasciamoci interpellare dai loro valori e dal loro modo di affrontare la vita. Ci sorprenderanno, ci inviteranno a sentirci parte di questa umanità di oggi, che non si è affatto stancata di Dio e che continua a cercarlo, perché sa di non poter fare a meno di Lui, delle “briciole” del suo amore accogliente e fedele.

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