Mai, come nel corso dell’ultima settimana, l’Europa – intesa come Unione Europea – si è trovata sotto attacco da parte degli Stati Uniti, lo storico alleato atlantico. Tutto è iniziato con la decisione europea di infliggere, per violazione delle regole europee sulla trasparenza, una multa di 120 milioni di euro a X, il social che conoscevamo come Twitter prima che Elon Musk gli cambiasse nome. La reazione di Musk è stata di una violenza inaudita: L’Unione europea “dovrebbe essere abolita e la sovranità restituita ai singoli Paesi, in modo che i governi possano rappresentare meglio i loro popoli”. Aggiungendo che l’Unione Europea è una sorta di “Quarto Reich”.
Ciò che sorprende ed inquieta è soprattutto la reazione della Casa Bianca che, anche in questo caso, si è fatta paladina degli interessi delle grandi aziende tecnologiche. “L’Unione europea dovrebbe sostenere la libertà di parola, non attaccare le aziende americane”, ha scritto il vicepresidente americano J.D. Vance. Confermando che ormai esiste un rapporto di stretta dipendenza (reciproca?) tra Amministrazione Trump e “Big tech”. Quando l’Europa decise di mettere una tassa sui profitti dei colossi del web, Trump minacciò di alzare i dazi. Non se ne fece niente.
Proviamo dunque a vedere quali sono queste aziende che sono più potenti degli Stati: non si fanno imporre regole, chiedono di essere favorite nei loro interessi. Ai primi sei posti nella classifica delle società con la maggior capitalizzazione (dati aggiornati al 31 luglio 2025), troviamo per l’appunto i colossi che operano nel settore della digitalizzazione globale e dell’intelligenza artificiale. In testa troviamo un nome non molto conosciuto: Nvidia. Si tratta del colosso leader mondiale nella progettazione e commercializzazione di processori grafici, “strutture” fondamentali per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. La stima della capitalizzazione di Nvidia parla di 3.885 miliardi di dollari. Per avere un raffronto e comprendere le dimensioni delle cifre, il Pil italiano si aggira sui 2.200 miliardi di euro (2024) e il finanziamento annuale a disposizione del Servizio Sanitario Nazionale è di 134 miliardi. Al secondo posto, troviamo Microsoft che ha un capitale di 2.791 miliardi di dollari. Accanto ai sistemi operativi e ai prodotti hardware per computer, è tra le società che compartecipano OpenAI, la società che gestisce ChatGpt, il sistema di Intelligenza artificiale generativa che in tre anni ha rivoluzionato il mondo della comunicazione e dell’approccio alla conoscenza.
Per Apple – colosso dei telefonini, dei tablet e dei pc – c’è il terzo posto in classifica con una capitalizzazione di 3.189 miliardi di dollari. Anche nel caso della società fondata nel 1976 da Steve Jobs, la prospettiva di sviluppo è legata al settore dell’intelligenza artificiale. Dove agisce anche la società di Jeff Bezos. Amazon non è più “solo” il colosso degli acquisti su internet, ma è attore strategico per quanto riguarda il mondo dell’intelligenza artificiale. Amazon, nella classifica dei colossi mondiali, è al quarto posto con una capitalizzazione di “appena” 2.371 miliardi di dollari.
Al quinto posto (con 2.184 miliardi) si colloca Alphabet, un nome che non ci dice molto. Se però diciamo Google, tutto ci è più chiaro. Motore di ricerca, browser, posta elettronica (Gmail), Google Maps e tanto altro. Ma il nuovo orizzonte di Google è sicuramente “Gemini”, la risposta a ChatGpt per quanto riguarda l’intelligenza artificiale generativa. Non occorre cercarla, non serve nemmeno scaricare l’app. Chi fa una ricerca su Google, trova automaticamente “AI Overview” – a cui si è aggiunta la funzione “AI Mode” – che fornisce una risposta sintetica e contestualizzata alle domande degli utenti.
Infine, tra i sei giganti dell’economia mondiali, troviamo Meta, il gruppo di Mark Zuckerberg, il “signor Facebook”, che a fine luglio registrava una capitalizzazione di 1.807 miliardi. Si tratta del gruppo che controlla i principali social usati nel mondo (esclusa la Cina dove non sono autorizzati): Facebook – che in Italia, secondo il Censis è lo strumento più utilizzato dalla gente per informarsi (36 per cento), secondo solo ai telegiornali (49 per cento) -, Instagram, Messenger e WhatsApp. Quattro applicazioni che oggi detengono una sorta di monopolio della comunicazione e sempre più sotto accusa per la polarizzazione che gli algoritmi impongono non solo sui social, ma espandono a tutte le comunità. Anche nel caso di Meta, l’intelligenza artificiale rappresenta non solo uno strumento al servizio degli utenti – quella rotellina che troviamo nelle chat di WhatsApp, ad esempio – ma anche la nuova frontiera di una vera e propria corsa all’oro. Dove la Cina avanza a fari spenti e dove l’Europa non sembra proprio essere, in alcun modo, della partita. E che, se prova a dire qualcosa, viene malamente zittita.