Fede e filosofia: un incontro possibile

Papa Francesco non rinuncia ad una virgola della fede cristiana ma in un certo senso la “apre”

Molti miei conoscenti, soprattutto ventenni e trentenni, vivono serenamente a prescindere da qualsiasi dimensione religiosa. Come ovvio ci sono anche credenti, ma la stragrande maggioranza di loro fa parte di quella generazione che, per la prima volta in Europa dopo secoli, per scelta o per consuetudine, è lontana dalla fede. Essere cristiani è un’eccezione. Non solo. Ritenere che possa esistere pure una dimensione spirituale (magari comune anche ad altre culture o religioni) non è affatto scontato. Anzi, è la cosiddetta visione naturalistica del mondo ad essere la piattaforma condivisa che motiva pensieri e azioni. La scienza – questa è almeno l’opinione diffusa – è capace bene o male di spiegare la realtà. Non c’è bisogno di ulteriori fondamenti, non c’è bisogno di Dio.

È evidente che, almeno in Europa dall’età moderna in poi, il “Dio dei filosofi” si è sovrapposto e pure contrapposto con il Dio (cristiano) della fede. Il primo era una sorta di principio assoluto, una necessità postulata dalla ragione per “risolvere alcune questioni”, come per esempio quella relativa alla causa prima dell’essere: chi o che cosa ha dato avvio a tutto? Ovviamente questo personaggio che, ancora prima del tempo, ha fischiato l’inizio della partita, prende il nome di Dio. Se trovassimo altre soluzioni per spiegare i misteri dell’esistenza, in un attimo faremmo a meno di qualsiasi divinità tappabuchi, utile finché la scienza non gli subentri.

Benché in misura minore rispetto al passato, abbiamo una grandissima fiducia nella scienza. Intellettuali noti al grande pubblico sostengono che il linguaggio della scienza (la matematica, gli esperimenti, la verificabilità delle teorie…) sia l’unico razionale, sensato, degno dell’uomo contemporaneo. Poi certamente, su piani diversi, ci sono le varie arti, la letteratura, la musica: esse descrivono in qualche modo la realtà, ci fanno capire un po’ meglio il mondo, ma comunque restano nella dimensione del sentimento o di una vaga interiorità. La religione è invece un retaggio infantile, un’opzione necessaria a chi non riesce ad accettare la verità materialistica ormai diffusamente creduta. I giovani sembrano pensarla così. Probabilmente non si rendono conto che pure la scienza brancola nel buio, che la ricerca dell’uomo (diuturna e affascinante) è sempre provvisoria, che i dogmi del materialismo vacillano ad una attenta critica. Ci sono tante, tante domande senza risposta. Per dare ragione all’esistenza dell’universo occorre appoggiarsi a qualcosa di esterno all’universo, entrando nei territori della metafisica (ciò che per definizione va oltre la fisica, cioè il mondo che vediamo). C’è posto per il Dio della fede in tutto questo? Penso di sì.

In questi giorni hanno fatto notizia le risposte di papa Francesco a Eugenio Scalfari e di Ratzinger a Piergiorgio Odifreddi: due credenti che interloquivano con due atei su temi decisivi per la nostra vita. Sono dialoghi molto interessanti e ricchissimi di spunti. Tuttavia mi sembra di cogliere uno scarto irrisolvibile: i due pensatori laici, benché anch’essi parlassero di Gesù, della Trinità, eccetera, sembra avessero in mente solo il Dio dei filosofi, quello che appare quando la scienza non è (ancora) capace di spiegare la realtà. Si parla genericamente di “essere”, “propensione alla vita”, “energia”… Questa visione di Dio è perdente: è inutile parlare di questo Dio. Tanto, con o senza di lui, la mia vita non cambia.

Papa Francesco sta invece predicando la vera immagine di Dio. Il Dio cristiano non è frutto di una necessità naturale, ma diventa l’epifania di una grazia perfettamente gratuita. Dio è sovrabbondanza, è sorpresa, è la non necessità. Appunto perché è grazia, amore disinteressato. La religione è la rivelazione di questa incredibile novità.

Nella per certi versi sconvolgente e inaudita intervista di Scalfari al Papa, Francesco arriva a dire che ciascuno deve seguire la propria idea di Bene, che la Chiesa non vuole convertire nessuno, che anche i non credenti possono essere avvolti dalla grazia di Dio presentata come una luce capace di guidare sulla via giusta la propria coscienza. Francesco non rinuncia ad una virgola della fede cristiana ma in un certo senso la “apre” mostrando che sui nuclei fondamentali non si discosta dalle altre religioni e persino dal pensiero laico. Questo Papa ha una fiducia inossidabile nell’uomo. Una lezione che dovremmo imparare.

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