Fede: oltre ogni umano buon senso

I lettura: Sapienza 1,13-15;2,23-24;

II lettura: 2 Corinzi 8, 7.9.13-15;

Vangelo: Marco 5,21-43

Secondo statistiche recenti i cristiani in questo mondo d’oggi sarebbero all’incirca 2 miliardi e 25 milioni su 7 miliardi di abitanti. Una percentuale di tutto rispetto, non c’è dubbio. I numeri però non dicono se questi cristiani sono tali di fatto. Vien da pensare (anche se il giudizio spetta solo a Dio) che non pochi di quei 2 miliardi e 25 milioni siano cristiani più di nome, che di fatto.

Se è vero che abbiamo qualcosa da offrire all’umanità; se davvero ci è stata data una carica capace di influenzare positivamente l’andazzo del mondo, come si spiega che riusciamo a incidere così scarsamente sul piano della giustizia, della solidarietà, della pace? Io – presunzione a parte – credo di conoscerne il motivo: molti si dicono cristiani, ma non hanno alcuna relazione con Gesù Cristo. E per relazione intendo quel legame che si ha con le persone alle quali si è unita la propria vita, o con gli amici quanto meno. Come potrebbero influire sul presente e sul futuro dell’umanità? Se porte e finestre della vita sono chiuse e sbarrate, la luce del sole non può entrare. E chi sceglie di restare al buio, all’occorrenza non può illuminare nessuno. Ma veniamo al brano evangelico di questa prossima domenica. C’era molta folla a Cafarnao quel giorno, sì ma era la folla delle grandi occasioni, gente che visto Gesù da vicino, sentito parlare, poi se ne sarebbe tornata a casa senza che nulla fosse cambiato. Ma quel papà, di cui il brano evangelico parla, non era affatto lì per passatempo. Si portava in cuore un magone che solo chi l’ha provato sa quant’è pesante: la sua bambina stava morendo… e cosa non fa un papà, una mamma, in un frangente come quello? Non viene da Gesù con una questione su cui dibattere, non gli chiede cosa ne pensa di questo o di quello: porta se stesso con quel magone che gli pesa sul cuore, cioè tutta la sua vita! E come reagisce il Signore? “Andò con lui”. Forse ha perfino troncato il discorso che stava facendo, perché quando si porta a Gesù se stessi (anziché guardarlo passare o ascoltarlo a distanza) allora scatta la relazione; Gesù risponde, e subito: “Andò con lui”. Non è questa la fede? Non la religiosità, si noti bene, tanto meno la curiosità, ma la Fede, quella vera intendo.

E quella donna malata – la quale, senza volerlo, interrompe il corteo – cosa porta davanti a Gesù Cristo? Perché mai ci teneva tanto a toccare almeno l’orlo del mantello del Signore? Da dodici anni soffriva di perdite di sangue (una malattia che, per la mentalità ebraica, rendeva impuri anche solo per contatto: ecco perché cerca di accostarsi a Gesù di soppiatto). Quanto le dev’essere costato – in mezzo a tutta quella baraonda – non potergli dir nulla di sé stessa e della sua sofferenza! Ma che audacia, nello stesso tempo, e che spirito d’iniziativa! “Se riuscissi anche solo a toccare le sue vesti…”. Cosa portò lei davanti a Gesù? Parole? Domande? No, tutta la sua angoscia e la sua attesa: è con tutta se stessa che tocca le vesti del Signore. E se lui si volta di scatto, non è per rimproverarla, ma per guardarla negli occhi e avviare con lei una relazione così vitale che non ce n’è un’altra altrettanto intensa. Non è questo la Fede?

Nel frattempo, però, la bambina che Gesù stava recandosi a guarire è morta e dalla casa in cui si trova vengono a informare il suo papà, invitandolo a non disturbare più il Maestro – Gesù – perché ormai non c’è più niente da fare. Ma è a questo punto che la reazione del Signore si fa sorprendente, inaudita perfino. “Non temere, – dice a quel papà – soltanto abbi fede!”. Che equivale a dire: Sì, d’accordo, questo sarebbe il momento della disperazione, dello sconcerto, del dolore più atroce… ma tutto questo tienilo a bada: al primo posto metti la fede, cioè, fidati di me! (Esperienze come queste non sono da augurare a nessuno, ma se quell’uomo non si fosse legato vitalmente a Gesù, come avrebbe potuto resistere alla disperazione?).

“La bambina non è morta, ma dorme”: di fronte a quest’affermazione del Signore, che ha tutto il sapore di una “diagnosi” (fatta da Dio, però, non dagli uomini), il vangelo afferma che i presenti lo deridevano. È ovvio! è il buon senso umano a provocare una tale reazione!

Ebbene, la fede – quella che vorrebbe trovare il Signore in ognuno dei suoi discepoli – va oltre il buon senso umano: sì, quando la fede è relazione viva con Cristo, il buon senso umano può starsene fuori dalla porta. Quella bambina – morta – che presa per mano da Gesù, e al suo invito, si alza e torna a vivere, è la conferma di questo: la fede quand’è relazione viva con Cristo fa saltare gli schemi di ogni umano buon senso.

Come è possibile arrivare a una fede di tale tempra? Scegliendo di legarsi saldamente a Gesù Cristo, con una relazione forte e sempre più vitale. Non limitiamoci a vederlo passare a distanza (come chi osserva dal marciapiede la processione del Corpus Domini…). A ogni Messa cui partecipiamo, portiamogli non qualcosa di noi, ma la nostra persona, la vostra vita reale. Allora, tanti o pochi che siano i cristiani a questo mondo, la loro presenza non sarà insignificante: non perché risultino particolarmente bravi, ma perché lui – il Signore – può contare su di loro.

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