Gesù Cristo è di parola

L lettura: Atti degli Apostoli 8,5-8.14-17;

II lettura: 1Pietro 3,15-18;

Vangelo: Giovanni 14,15-21

“Non vi lascerò orfani… Verrò da voi”. Queste parole mi richiamano alla mente – per contrasto – certe tragiche notizie estive di bambini morti asfissiati in macchina, perché abbandonati sbadatamente dal papà o dalla mamma. Magari han detto: “Non ti lascio solo… Vado e torno subito”, ma sono così patologicamente smemorati che poi se ne sono scordati.

“Non vi lascerò orfani… Verrò da voi” assicura Gesù in questa Domenica. Sarà di parola, oppure lo dirà solo per farci star buoni? Non è possibile che uno che s’è lasciato mettere in croce per noi, si dimentichi delle sue promesse: se è davvero risorto, come crediamo, è anche superiore a ogni rischio di smemoratezza. No, non viene meno alle sue parole.

Anzi, non solo non ci lascia orfani, ma ci assicura che saranno addirittura… in due a starci vicino, per non lasciarci orfani. In che senso in due? Con lui ci sarà “un altro Paràclito”: così infatti lo chiama. “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito, perché rimanga con voi per sempre”. Questo Paràclito, lo sappiamo, è lo Spirito santo. Ma perché Gesù lo chiama con questo nome? E’ parola greca: indica la persona forte, competente, fedele, che sta accanto a chi è meno forte, inesperto, debole. Un compagno, insomma, ma che non fa solo compagnia: è anche una presenza che insegna, consiglia, dà vigore, incoraggia (e non nel senso del “fatti coraggio”, ma nel senso che il coraggio lo dà davvero). E tutto questo in modo discreto, per cui non lo si vede: se ne constatano gli effetti, per esempio in un uomo o in una donna pieni di coraggio in mezzo alle prove della vita, oppure costantemente impegnati in forme di servizio generoso; chi li vede pensa: “Ma che brave persone! ma dove trovano la forza, il coraggio? magari fossero tutti così!”. Sì, è importante essere animati dal Paràclito, cioè da qualcuno che quando le situazioni diventano complicate aiuta a scegliere la soluzione migliore: con spontaneità, quasi per istinto.

Ma perché Gesù dice: “pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito”? Se lo Spirito santo è quest’altro, chi è allora il primo? Gesù stesso. È venuto nel mondo per starci accanto in maniera attiva, operosa. Sì, è Gesù Cristo il primo Paràclito. Noi a volte siamo portati a pensare: “Quant’erano fortunati quei tali che l’hanno conosciuto personalmente quei giorni in Palestina! Noi invece, solo credere possiamo, senza nulla vedere…”. Ma non ci ha detto proprio qualche domenica fa’ che sono più fortunati quelli che credono senza avere visto? Ora ce ne spiega il motivo: “Sì, io mi sottraggo alla vostra vista, non per abbandonarvi, ma perché se vi ostinate a voler vedere e toccare, non potrete mai credere! E se non crederete, quale esperienza potrete avere di Dio?”.

Al che, a noi smaliziati come siamo, vien da pensare: ma sarà vero, o saranno soltanto belle parole? La realtà che ci troviamo davanti non costituisce spesso una smentita delle belle promesse di Gesù? No, affatto. Egli è un bravo maestro, anche perché è molto chiaro quando insegna. Sempre nel vangelo di questa Domenica afferma che questo Paràclito (cioè lo Spirito santo) il mondo non lo può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. È un’affermazione importante, non la si può ignorare. Il mondo (potremmo dire: la cultura dominante) ha le sue logiche, i suoi ideali, i suoi interessi, che – in buona parte – non vanno d’accordo con quelli del vangelo. Ebbene, come potrebbe ricevere lo Spirito Paràclito? Se un recipiente è già pieno, non c’è posto per nient’altro: bisogna prima svuotarlo. Per cui, bando alle illusioni: chi ha per suo maestro il mondo (cioè quelle forze e quelle idee che sono contrarie al vangelo e quindi nefaste per il mondo stesso), è un recipiente già pieno: non può fare nessuna esperienza dello Spirito santo: nessuna consolazione può ricevere da lui, nessun insegnamento, nessuna risorsa di coraggio né di luce. E non perché Dio sia avaro o schizzinoso, ma perché perfino Dio allora si ritrova impotente. Che fare pertanto? Ecco: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti… – afferma Gesù – perché solo in questo modo siete in sintonia con me: e allora sì, io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito”. Stare dalla parte di Gesù, dare fiducia alla sua logica, al suo modo di ragionare e valutare: ecco la sintonia che permette a Dio di donarci ciò che ha di più prezioso. Quanto all’ “osservare i suoi comandamenti”, intendiamoci bene: non significa anzitutto metterli in pratica, sempre e in ogni occasione; significa piuttosto custodirli nel cuore, con la ferma convinzione che sono degni di fiducia, anche se il praticarli a volte costa fatica… E dal cuore, un po’ alla volta passano alla vita, alla pratica, alla condotta. Perché c’è qualcuno accanto a noi che in modo instancabile si dà da fare a sostenerci e a pungolarci: quel Paràclito che Gesù ha promesso. È un galantuomo Gesù Cristo: ciò che ha promesso, lo mantiene.

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