Giovanni Paolo II, gli inediti in tv

Giovanni Paolo II nel documentario curato da Rai Vaticano

Ricca di appuntamenti televisivi ed editoriali, la vigilia del 100° anniversario della nascita di san Giovanni Paolo II, è un’ottima occasione anche per ripescare dagli archivi personali alcuni inediti, come accade in “Giovanni Paolo II, il Papa del Coraggio” il documentario proposto su Raiuno domenica 10 maggio in orario impossibile (alle ore 24.40) ma ora apprezzabile con tutta l’attenzione che merita sul sito di Raiplay.

Si tratta di una coproduzione Rai Vaticano-Rai Premium, con testimonianze inedite unite alla ricostruzione della vita, della personalità, dell’umanità del Papa polacco. Seguiranno nel mese di giugno, sempre nella stessa collocazione oraria, altri tre racconti dedicati agli altri tre grandi Pontefici del ‘900. Giovanni Paolo I (in onda il 7 giugno), Paolo VI (in onda il 14 giugno), Giovanni XXIII (in onda il 21 giugno).

Nella puntata dedicata a Giovanni Paolo II, realizzata da Martha Michelini, a raccontare Wojtyla di alternano le voci del Cardinale Stanislao Dziwisz, arcivescovo emerito di Cracovia, per trent’anni segretario di Papa Giovanni Paolo II, del Cardinale Angelo Comastri, Vicario Generale del Papa per la Città del Vaticano, poi lo scrittore vaticanista Gianfranco Svidercoschi e il fotografo di Giovanni Paolo II, Arturo Mari.

Il Cardinale Dziwisz parla, tra l’altro, della capacità di Wojtyla di fare il primo passo nel dialogo, per esempio, con gli ebrei nella storica visita alla Sinagoga di Roma, il 13 aprile del 1986. “Ho visto cambiamenti – racconta il Cardinale – loro, da un’ora all’altra, si sono convinti che siamo tutti figli di un unico Dio e lo hanno trattato come sommo sacerdote, veramente con grande amicizia”.

Tra i tanti ricordi di Gianfranco Svidercoschi, all’epoca vicedirettore dell’Osservatore Romano, i retroscena dello storico discorso sulla mafia di Giovanni Paolo II ad Agrigento ed il perdono al suo attentatore Ali Agca. Commenta Svidercoschi: “Come fai a sopportare, se non hai coraggio, il dar la mano a chi ti ha sparato? Stringere la mano che aveva la pistola che ti ha sparato e sentire il tuo attentatore che invece di salutarti dice “perché lei non è morto?”. Un coraggio quello di Wojtyla radicato nella fiducia totale in Dio e in Maria, come spiega il Cardinale Comastri che, racconta, tra l’altro, come esaudì l’ultimo desiderio di Wojtyla prima di morire: “Il Papa volle che si mettesse una corona sul capo della Madonna. Era l’ultima carezza prima di morire, poi la sera è andato in cielo e il grazie glielo ha detto a voce”.

Commovente infine la testimonianza del fotografo Arturo Mari, così presente accanto a Giovanni Paolo II quotidianamente, da riconoscere – racconta – addirittura il “profumo” che emanava dalla sua preghiera. Tanti gli episodi vissuti da Mari. Come quello in Sudan quando Wojtyla incontrando Omar Al-Bashir, responsabile del genocidio in Darfur, lo ammonì duramente, anticipando di anni le parole di accusa della corte penale internazionale. “Giovanni Paolo II – ricorda Mari – in quell’incontrocon grande calma, girandosi verso il sacerdote traduttore gli disse: “Padre adesso lei deve tradurre letteralmente quello che io dico. Signor Presidente, lei non è un padre della Patria. Lei è semplicemente un criminale, un assassino, si vergogni, si vergogni!”.

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