Guerra e morte narrati con poesia nel libro Mario Brassard “A chi appartengono le nuvole”

La copertina del libro “A chi appartengono le nuvole” (Orecchio Acerbo, 2022)

L’ultima settimana di gennaio con la Giornata della Memoria è occasione per riflettere sull’Olocausto, ma anche sull’assurdità e la crudeltà di ogni guerra. Ci aiutano molte pubblicazioni di diverso tipo offerte ogni anno a pubblici diversi di bambini, ragazzi e adulti. A chi appartengono le nuvole? (Orecchio Acerbo – da 9 anni) è un libro trasversale che affronta il tema della guerra, del dolore, del ricordo e dell’esilio. Lo fa utilizzando una tecnica narrativa poetica accompagnata da un lavoro grafico che assomiglia alle vecchie fotografie degli anni della seconda Guerra Mondiale.

Ed è proprio a partire da una sua vecchia fotografia che una bambina inizia la sua narrazione. Sulla base dei ricordi evocati da quell’immagine, la piccola, adesso adulta, racconta di quando con la sua famiglia ha dovuto abbandonare la sua casa e seguire una fila di altre persone senza sapere dove sarebbero arrivati. Tutto intorno alla piccola e ai suoi cari solo tristezza, paura e sofferenza. Il colore nero pervade la sua vita. Solo le lenzuola nei suoi sogni e alcune nuvole sono bianche. Sono le nuvole con cui giocano i morbidi gatti che costellano i suoi ricordi, unici soggetti caldi e avvolgenti nella tristezza del momento.

Il nero della morte e della distruzione è ovunque. Ad esso cerca di contrapporsi il piccolo naso rosso da pagliaccio di suo zio che sembra aver capito ciò che succede, ma la cui resistenza non serve a nulla.

Pagina dopo pagina si susseguono le immagini tristi dell’assurdità della guerra, della violenza dei soldati, del terrore della gente.

Il tempo passa, la guerra finisce ma non scompaiono i ricordi. Gatti e nuvole continuano a far parte della vita di quella bambina che, diventata donna, ripensa spesso a quei momenti e trova nella memoria la forza di andare oltre, perché “Forse le nuvole sono come i ricordi. Alcuni volano alti nel cielo, magnifici, irraggiungibili. Altri sono più pesanti, restano a lungo appollaiati sulle nostre spalle, in attesa del giorno in cui saremo finalmente pronti a lasciarli volare via”.

Le nuvole bianche e leggere in cielo adesso come allora sono simbolo di quella speranza che accompagna anche nei momenti più bui, mentre le nuvole nere pesanti del fumo raccontano ancora di morte e di dolore. Morte e dolore che sono del mondo.

La mancanza di un chiaro riferimento (anche se intuibile) al luogo di origine di questa bambina e della sua famiglia, infatti, rende la sua storia “universale” avvicinandola a quella di tutti coloro che per la guerra e la malvagità degli uomini sono stati costretti (e sono oggi, purtroppo, ancora costretti) ad allontanarsi dai propri luoghi, affetti e legami per affrontare un viaggio verso l’ignoto che, nonostante qualche sprazzo di cielo azzurro, spesso nasconde sofferenza o morte.

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