I vescovi tedeschi: nazionalismo etnico e culto della razza non sono cristiani

L’assemblea della Conferenza episcopale tedesca ad Augsburg. (Augusta). Foto Fb – Deutsche Bischofskonferenz

Manifestazioni contro il riemergere di idee nazionaliste radicali tendenti a posizioni neofasciste. Vi hanno partecipato centinaia di migliaia di persone, a Berlino e in decine di altre città tedesche. Nel mirino in particolare l’AfD, L’Alternative für Deutschland, il raggruppamento che da oltre dieci anni raccoglie consensi attorno ai temi tipici della destra populista europea e che è sotto osservazione dell’Ufficio federale per la protezione della Costituzione. Ad aumentare l’allarme un presunto piano per la deportazione dei migranti (da cui i vertici del partito hanno preso le distanze): la cosiddetta “remigrazione”. Situazione talmente seria da provocare, lo scorso 22 febbraio, un intervento esplicito della Conferenza episcopale tedesca, riunita per l’assemblea generale.

I vescovi sostengono apertamente i movimenti di protesta. “È bene che tanti cristiani siano così impegnati e si battano per la dignità, i diritti umani e la democrazia”.

“Constatiamo con grande preoccupazione che il pensiero radicalizzato è in aumento e si sta trasformando in odio nei confronti di altri esseri umani, soprattutto a causa della loro religione, della loro origine o del colore della pelle, del loro genere o della loro identità sessuale”. A parziale spiegazione di questa involuzione i pastori citano le crisi degli ultimi decenni (quella finanziaria, quella migratoria, la pandemia, l’aggressione all’Ucraina e il terrore in Medio Oriente) che hanno creato disorientamento, insicurezza, paura del futuro. “A tutto ciò si aggiungono le grandi sfide del nostro tempo, come il cambiamento climatico e i profondi mutamenti provocati dal progresso digitale”. Tuttavia, sottolineano i vescovi, le crisi non devono “diventare un terreno fertile per l’erosione della coscienza democratica civile e l’ascesa di posizioni estremiste”. Avendo ben presente la memoria di quanto accaduto in Germania e in Europa nel secolo passato, ribadiscono che “la Chiesa respinge con forza tutte le forme di estremismo” e affermano che quello di destra “rappresenta attualmente la più grande minaccia di natura estremista per il nostro Paese e per l’Europa”.

Spiegano: “L’estremismo di destra rivendica l’esistenza di popoli che si suppone possano essere nettamente differenziati da altri popoli nella loro ‘essenza’ e nelle forme di vita culturale. Si parla di nazioni ‘naturali’ e ‘artificiali’”. Secondo questa visione la nazione è una comunità legata solo alla discendenza, “in definitiva una comunità di sangue”. Per questo la presenza di “persone di origini etniche, affiliazioni religiose e contesti culturali diversi è messa fondamentalmente in discussione, se non addirittura rifiutata”. “La nazione è pensata come un ‘ethnos’, come una comunità di persone etnicamente e culturalmente uguali o simili”.

La Risoluzione sottolinea come “dopo gli orrori del nazionalsocialismo” la Costituzione tedesca faccia riferimento a una ben diversa concezione di popolo: il “demos”, ovvero “una comunità di uguali che costruisce e modella la società insieme, sulla base dei diritti umani e civili”.

Il nazionalismo etnico (völkisch) “mira fondamentalmente all’emarginazione e all’esclusione”. “La pari dignità di tutte le persone è negata o relativizzata”. “Per la Chiesa, invece, è chiaro che ogni persona ha una dignità inviolabile”. L’ideologia etnica porta anche a un “restringimento del principio di solidarietà”. Gli estremisti di destra invocano un “patriottismo sociale”, ovvero una “solidarietà” limitata agli appartenenti al popolo inteso in senso nazionalistico. “Chi non appartiene a questa nazione dovrebbe godere di meno diritti e meno partecipazione sociale, anche se vive e lavora in Germania. In questo modo si intaccano le radici della democrazia, che è caratterizzata dall’idea di uguali diritti per tutti. La solidarietà viene negata a tutti coloro che non appartengono alla propria comunità”.

I vescovi, al di là dei contenuti ideologici, sono preoccupati del fatto che questi raggruppamenti e i loro atteggiamenti siano stati socialmente e culturalmente sdoganati. E fanno riferimento esplicito all’AfD e al suo movimento giovanile. In essi “si dà libero sfogo a risentimenti stereotipati: contro i rifugiati e i migranti, contro i musulmani, contro la presunta cospirazione delle cosiddette élite globali e, sempre più spesso, anche contro gli ebrei”.

Il documento della Conferenza episcopale precisa che non si tratta di evitare forme di dialogo, anche su temi spinosi, con le persone che si fanno influenzare dai promotori di teorie radicali. L’indicazione finale però è eloquente e non lascia spazio a equivoci.

“Lo diciamo con chiarezza: il nazionalismo etnico è incompatibile con l’immagine cristiana di Dio e dell’uomo. I partiti estremisti di destra e quelli che proliferano ai margini di questa ideologia non possono quindi essere un luogo di attività politica per cristiane e cristiani e non possono essere votati. Inoltre, la collaborazione a diffondere slogan estremisti di destra – tra cui in particolare quelli razzisti e antisemiti – è incompatibile con il servizio nelle istituzioni o organizzazioni della Chiesa, come dipendenti o come volontari”.

Concludono i vescovi: “Resistiamo tutti quando la dignità e i diritti umani sono messi in pericolo! Lavoriamo insieme attivamente a favore di una democrazia di libertà!”.

Fa riflettere il fatto che a quasi novant’anni di distanza la Chiesa debba ancora mettere in guardia, con bruciante preoccupazione, da quelle ideologie del nazionalismo etnico che tributano a “razza” e “popolo” un culto idolatrico. Mit brennender Sorge.

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