Il buonismo di Manzana

All’acclamato nuovo presidente di Confindustria Trento Fausto Manzana, imprenditore di successo nel settore dell’informatica sanitaria – eletto dall’assemblea privata di martedì 12 febbraio all’Interporto con il 97 per cento dei consensi – si riconoscono doti di intelligenza, pragmatismo, capacità di guardare al futuro. Visione, pragmatismo, intelligenza che gli hanno fatto dire, in quell’occasione, a proposito della presenza degli stranieri in Italia e in Trentino, che “non possiamo alzare barriere”. Perché gli immigrati “sono un’opportunità, nel rispetto delle regole”. Parole sagge. Perdoniamogli, allora, lo scivolone linguistico in cui è incorso, sempre a proposito dell’immigrazione straniera, quando ha precisato che “il buonismo degli ultimi 15-20 (anni, mesi? Il comunicato stampa della Provincia non lo chiarisce, ndr) ha fatto disastri. Tuttavia, non possiamo alzare barriere”. Sì, proprio “buonismo”. Termine usato (e abusato) da chi, vede la realtà solo in bianco e nero, senza cogliere le sfumature di grigio. Per carità, capita anche ai ministri, come la ministra leghista per la Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno (“Basta col buonismo di sinistra”, ha detto a L’Aria che tira, programma di La7). Oggi si dice “buonismo”, ottant’anni fa – gli anni delle leggi sulla razza di Benito Mussolini (settembre 1938),si diceva “pietismo”, per additare e mettere alla gogna (o peggio) chi osava provare sentimenti di pietà (pietas) nei confronti degli ebrei. Una vera e propria campagna d’odio orchestrata dal partito fascista per intimidire e ridurre al silenzio chi provava a restare umano. Pietismo, buonismo: parole-scudo (Roberto Saviano cit) da scagliare, oggi come ieri, contro chi prova ad affrontare la complessità, a chi va oltre il bianco e nero, a chi rifiuta lo schema amico-nemico. A chi vuole restare umano.

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