Il fine vita negli sguardi di due amici

Una forte situazione esistenziale in un’opera malinconica e lieve del regista Simone Spada

E’ un commedia amara Domani è un altro giorno del torinese Simone Spada, qui alla sua terza prova. Nella migliore tradizione, italiana e non, di un cinema che fa dell’intelligenza e della sobrietà la sua cifra. Uno di quegli esempi dove, per davvero, la vita, quella vera, entra dentro lo schermo, si imprime sulla “pellicola”. Perché due amici, quando uno dei due sta male, è ormai malato terminale, “sono per sempre”, per parafrasare il sottotitolo di Truman dello spagnolo Cesc Gay (con quel gran attore che è l’argentino Ricardo Darin), di cui Domani è un altro giorno è il remake. Se poi i protagonisti sono Valerio Mastandrea (Tommaso), emigrato in Canada per lavoro, e Marco Giallini (Giuliano), che vive a Roma con il suo cane bovaro Pato, e che fa l’attore, amici per la pelle (anche nella realtà), per quanto non si vedano da tempo ed abbiano caratteri diversi, l’intesa non è certo di facciata, le battute risultano spontanee. L’impressione è che, nonostante una solida sceneggiatura, la coppia vada oltre, trovi nella complicità che è anche fuori dal set, il valore aggiunto di un’opera malinconica e lieve (e non sembri un paradosso), che affronta una situazione limite, esistenziale, con la consapevolezza che fa parte della vita, ineludibilmente. E che va raccontata.

Un ruolo che Mastandrea (Gli equilibristi, Tutta la vita davanti, Perfetti sconosciuti tra i tanti film di cui è stato protagonista) già aveva interpretato, ma a parti invertite e in tutt’altro contesto, in Euforia di Valeria Golino. Per Giallini (il televisivo commissario Schiavone ma, anche lui, in Perfetti sconosciuti) una prova istrionica, dai registri molteplici, carichi di sfumature, drammatiche, ma anche ironiche e umoristiche. Ad accompagnare i due, nel ruolo della sorella di Giuliano, Anna Ferzetti (figlia dell’attore Gabriele, moglie di Pierfrancesco Favino), tante fiction e parecchio teatro. Che ha commentato: “Noi tre ci conosciamo da tanto e questo ci ha aiutato a costruire i rapporti tra i personaggi, a sentirci a casa”. “E’ una bella storia di amicizia al maschile”, aggiunge il produttore Maurizio Tedesco. “Continuiamo ad evitare di pensare alla morte – riflette il regista Simone Spada – ma è importante che il cinema lo racconti. Sentivo il bisogno realizzare un film drammatico, sui rapporti e sull’esistenza, che però fa anche sorridere lo spettatore”. E’ uno di quei giorni – cantava Ornella Vanoni, qui interpretata da Noemi (ma noi preferiamo di gran lunga l’originale) nel brano che dà il titolo e conclude il film – in cui rivedo tutta la mia vita/bilancio che non ho quadrato mai/posso dire d’ogni cosa/che ho fatto a modo mio/ma con che risultati non saprei.

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