Il sadismo trumpiano e la caccia ai migranti

La ministra alla Sicurezza nella Amministrazione Trump, Kristi Noem, posa davanti a migranti venezuelani deportati in un carcere di El Salvador

La chiamano “bulimia di immagini” e descrive l’ossessione compulsiva di consumare un’enorme quantità di immagini, spesso senza un reale coinvolgimento o comprensione: viviamo in un’era di costante bombardamento visivo, con social media, pubblicità e internet che ci inondano di immagini che vengono consumate velocemente, senza tempo per elaborare o comprendere il loro significato. Questo sovraccarico porta sempre più ad un consumo passivo e acritico, simile a un’abbuffata. Siamo sommersi dalla quantità, non riusciamo più a riflettere sulla loro qualità. Eppure, ci sono immagini che riescono a sopravvivere, che non finiscono direttamente in quello che una volta era il cestino e che oggi potremmo chiamare il cimitero degli scatti digitali.

Due fotografie, negli ultimi giorni, hanno mostrato a tante persone che, nonostante la bulimia delle immagini, la capacità di indignarsi non è ancora andata perduta. La prima fotografia viene dal Centro America e mostra la ministra alla Sicurezza nell’Amministrazione Trump, Kristi Noem, in bella posa davanti ad una enorme gabbia dove sono rinchiusi 238 venezuelani. È una fotografia che gioca sui contrasti perché vuole essere – in maniera ricercata – un messaggio che, nelle intenzioni, non deve lasciare dubbi. In primo piano, l’ex governatrice del Sud Dakota: elegante, maglietta bianca per evidenziare ancor più i lunghi capelli scuri, un cappellino da baseball quasi a coprire il viso e un orologio di lusso in bella vista. Dietro, ammassati nel gabbione di una prigione di massima sicurezza in El Salvador, nota per le severe condizioni di detenzione, centinaia di uomini con la testa rasata, a petto nudo. Si devono vedere soprattutto i tatuaggi perché sono ritenuti il riferimento identitario delle bande venezuelane che il nuovo governo americano ha deciso di combattere. Non importa se sei innocente, basta il tatuaggio. Vengono arrestati, rasati, incatenati e “trasferiti” in queste gabbie su territorio salvadoregno. Una detenzione che, al contribuente americano, costa – per ogni detenuto – quasi 20 mila dollari all’anno. Ovviamente, la Noem ha utilizzato la visita per enfatizzare la sua posizione dura contro la criminalità e l’immigrazione illegale. “Venite nel nostro Paese illegalmente? Finirete così. Se non ve ne andrete, vi daremo la caccia, vi arresteremo e vi metteremo in questo carcere salvadoregno”.

Già si parla di “sadismo trumpiano” inteso come soddisfazione “nel causare sofferenza, umiliazione e disagio negli altri”, ma anche “nell’uso di un linguaggio offensivo e denigratorio nei confronti di individui, gruppi o nazioni”, ovvero “nello sminuire o ridicolizzare gli altri in contesti pubblici, spesso attraverso i socia media o durante i comizi”. Il tutto, ovviamente, condito da una totale assenza di empatia, “una percepita incapacità o riluttanza a mostrare comprensione o preoccupazione per la sofferenza altrui”.

La seconda fotografia, che rimane ben impressa nella memoria, riguarda l’altra faccia della stessa medaglia: allontanato “chi non è degno di questo Paese”; porte aperte, spalancate, per chi, invece, ha tanti soldi. Fa davvero impressione vedere il Presidente degli Stati Uniti mostrare tutto soddisfatto il nuovo permesso di soggiorno che l’Amministrazione americana concederà ad un prezzo di 5 milioni di dollari a chiunque vorrà stanziarsi nel Paese. Si chiama “The Trump Card”, porta il ritratto del Presidente e apre tutte le frontiere. Per chi vorrà (potrà) comprarla non ci sarà alcun rischio di esser deportato a El Salvador, anzi darà anche la possibilità di chiedere la residenza statunitense.

Quanto sembrano lontani i tempi della “nuova frontiera” di Kennedy, il presidente che invitava gli Stati Uniti a usare il proprio potere non per dominare, ma per promuovere la libertà, la pace e il progresso. Era la promessa di impegno per la Giustizia sociale e i diritti civili (ridurre le disuguaglianze razziali e promuovere l’integrazione), per Istruzione e opportunità (rafforzare il sistema scolastico e universitario, per garantire pari opportunità a tutti) per lo Sviluppo scientifico e tecnologico (visione di progresso condiviso) e per il Servizio Civile (Corpi di pace per consentire ai giovani di dedicare tempo e competenze al servizio della collettività, sia in patria che all’estero). Sono passati 65 anni e tutto sembra andare nella direzione opposta. Dazi compresi.

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