Il viaggio di Harold, atto di fede laico

Un viaggio catartico e riparatore. È il coinvolgente cammino laico, non privo di riflessi di spiritualità, che intraprende il pensionato Harold Fry, personaggio uscito dalla penna della britannica Rachel Joyce e sagomato sullo schermo dal Premio Oscar Jim Broadbent. Il film “L’imprevedibile viaggio di Harold Fry” diretto da Hettie Macdonald (“Normal People”) è una storia di finzione dagli ancoraggi profondamente realistici, un racconto che scandaglia le tonalità livide della sofferenza umana facendole virare verso i colori della fiducia. Una storia poetica, che fa bene al cuore. A firmare la sceneggiatura è sempre la scrittrice Joyce.

La storia. Nella cittadina di Kingsbridge, nella contea del Devon, vivono Harold Fry e sua moglie Maureen, una coppia di pensionati dalla vita semplice e composta. Un giorno Harold riceve una lettera da una sua ex collega, Queenie (Linda Bassett), che gli confida di essere malata di tumore, in stadio avanzato, e di vivere in un hospice al Nord, a Berwick-upon-Tweed. Scosso dalla notizia, Harold decide di rispondere alla lettera, anche se non trova facilmente le parole. Dopo aver composto un testo dignitoso, saluta la moglie ed esce di casa diretto all’ufficio postale. Harold capisce però che la missiva non è sufficiente: si aggrappa fiduciosamente all’idea di andare a salutare Queenie di persona e intraprende un cammino a piedi di 800 km.

Quello che si configura come un atto di fede laica, un cammino-testimonianza giocato sui valori dell’amicizia e della solidarietà, in verità si dipana come uno struggente e poetico viaggio esistenziale del protagonista ma anche della comunità di cui è parte. Nel viaggio cambia Harold e chi gli sta intorno. Animato da sentimenti nobili, il pensionato Harold Fry si getta in un’impresa più grande di lui: si mette in marcia convinto di poter tenere in vita l’amica malata, almeno finché non arriverà da lei in Scozia. Un viaggio che sulle prime lascia di stucco tutti, ma che piano piano appassiona quell’umanità che Harold incontra lungo la via, un’umanità che si apre con gentilezza e solidarietà verso l’anziano e improvvisato viandante, fonte luminosa d’ispirazione per tutti.

Inoltre, il film si direziona in chiave introspettiva: ci mostra progressivamente, grazie a diversi flashback, le ferite dell’animo di Harold, a cominciare dalla morte per suicidio dell’unico figlio David (Earl Cave) e dal rapporto disperso con la moglie. Harold e Maureen si sono allontanati per troppa sofferenza. L’uomo compie pertanto un percorso di attraversamento del dolore, mettendo in condivisione il proprio struggimento con quello altrui e tracciando una traiettoria di riscatto, una possibilità di riconciliazione. Avvalendosi di due interpreti intensi e raffinati, come Broadbent e Wilton, la regista Macdonald riesce con abilità a trasporre in maniera convincente il romanzo d’esordio di Rachel Joyce. Ne valorizza e amplifica le possibilità tematiche ed espressive, confezionando un’opera dolce e dolente, marcata da diffusa poesia. “L’imprevedibile viaggio di Harold Fry” è un film che conquista per densità e delicatezza.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina