Il vino migliore

Che segno è un segno sepolto sotto troppi falsi segni?

Come nel prototipo di Cana, in ogni matrimonio, fatalmente, può accadere, può apparire, che venga a mancare il vino. Anzi, in ogni amicizia o altra relazione umana, per quanto parta piena di promesse, ricca di premesse, il "non hanno più vino" echeggia desolato, spesso senza ipotesi di rimedio tra noi umani. Sicura certezza nel profondo di Maria, la credente.

"Donna non è ancora giunta la mia ora". Non esiste, sulla crosta terrestre, l'ora divina, piena di felicità. Neppure Gesù illude. E se qualcuno te la promette o la pretende da te gli rispondi prima o poi: "Donna che c'è tra me e te?". Anche se, in una relazione di reciproco dono e fiducia, qualcosa di quest'ora finale viene anticipato e parzialmente, temporaneamente, filtrato dalla sua parte crocifissa.

Lo stesso fattore eccezionale e determinante in quel di Cana, Gesù, è lì per caso. Perché Maria era di casa e lo ha fatto invitare. Non è una regola, una legge, una promessa, un diritto, un potere incontrarlo nitidamente, accoglierlo totalmente.

E c'è la noia come ingrediente. Quelle sei lugubri, forse inutili e superate giare di pietra, fredde come le tavole della Legge, inadeguate, ancorché fossero piene, come purificazione.

E per giunta vuote. Non solo di vino ma perfino d'acqua.

E un gentile tocco da Corruttopoli. Un tranquillizzante e incoraggiante, dai tempi di Mozart ad oggi: "Così fan tutte". "Tutti mettono a tavola il vino buono all'inizio e quando si è già bevuto molto quello meno buono".

Un felice happy end di consolazione finale? Niente! "Questo a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù, egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui". Ogni segno è debole di suo, è solo un segno e l'inizio di segni è ancor più debole. Iniziarono a credere in lui, come apprendiamo dal prosieguo dei Vangeli, nel loro incerto, tortuoso cammino prima della resurrezione. "Iniziò" a manifestare la sua gloria. Dal racconto sembra che nessuno se ne fosse accorto che veniva da lui il buon vino. Neppure il maestro di tavola.

Titolare di questa misteriosa, saporita e scontata botte doveva essere il padrone di casa. Chi poteva pensare ad un altro? Ma che segno è un segno sepolto sotto troppi falsi segni? Del resto neppure il Cristo dimostra la minima preoccupazione che almeno il direttore di mensa o lo sposo lo sappiano. La giornata di nozze continua senza colpo ferire.

Quanti di noi, per i nostri incerti o presuntuosi matrimoni con la vita andiamo da lui per avere il suo buon vino che dona tonicità di stati d'animo, buon clima alle relazioni? Troppo esigente il suo buon vino.

Non abbiamo la faccia tosta, la tenacia e la fiducia di Maria.

Anche noi evitiamo accuratamente le povere, monotone giare che tentano di versare leggi religiose o civili. Ma abbiamo la preoccupata impressione che il vino buono questa volta, ogni volta nella vita, dobbiamo offrirlo e pagarlo noi. Che non sia più progetto e intenzione di Gesù pagare lui come a Cana. "Ecco vi ho dato l'esempio". "Vai e fai uguale". "Fate questo in memoria di me": cioè spezzatevi come me.

"Quando diciamo ai bambini che la gioia del Vangelo è accogliere con amore e simpatia gli stranieri, esser vicini ai compagni più poveri ed esser sempre disponibili ad aiutarli, non ricorrere a gesti di bullismo e di prepotenza con i più deboli, dire sempre la verità, essere generosi, rifiutare le volgarità… e via catechizzando, i bambini ci ascoltano e ci danno ragione. Ma in realtà il loro faccino dice: "Lo sai anche tu che non è vero". E non potrebbe essere diversamente, perché in casa, a scuola, in strada, nei media, nei social network, l'annuncio che ascoltiamo è l'esatto contrario. Gli emigranti? Tutti a casa loro. I compagni più poveri e deboli? Stai alla larga. La violenza? Meglio darle che prenderle. La solidarietà? Pensa ai fatti tuoi e non ti impicciare.

Le parolacce? Le dicono tutti. Fare questa verifica tra gli adulti e anche gli anziani che ascoltano "in predica" è più difficile perché sono più bravi a non farsi scoprire ma basterebbe ascoltare quando parlano tra di loro di stranieri, di suicidio, di eutanasia, di controllo delle nascite!". (Servizio della Parola. 504. Tonino Lasconi. Il Vangelo e la gioia, p.73). Le urne fanno poi giustizia delle nostre illusioni da evangelizzatori ingenui.

Quanta acidità di stomaco con questi vini artefatti, quanta cirrosi epatica. Il buon vino della premiata Cantina raccomandata da Gesù sembra costare troppo e si rivela invece la più sana, la più tonificante e remunerativa di tutte le concorrenti. E l'unica non falsificata". Sono la prima e resto la migliore". Provare per credere. Ritorniamo, caro lettore, a Lui! Molti ti diranno, forse inconsciamente, mentre prosegue la tua vita: "Tu hai dato alla fine il vino migliore" senza sapere, loro e forse tu stesso, che l'avevi trasmesso dopo averlo ricevuto da Lui.

vitaTrentina

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